Un passo, poi un altro, un altro passo e un altro ancora.
I piedi si alternano su una linea dritta, spessa e immaginaria, stando attenti a non uscire fuori dai bordi. È strano, per Manuel, non uscire fuori dai bordi. La retta via è un'espressione che l'ha sempre fatto ridere e da cui è sempre è stato alla larga, perché Manuel è caos, sregolatezza, libertà, pericolo. Gli risulta difficile seguire un percorso preciso e non sa neanche perché si sta concentrando tanto nel farlo. Tuttavia, assottiglia gli occhi come per vedere meglio e procede con attenzione a passo lento, innaturale.
Dell'andatura veloce di Manuel, quella caratterizzata da passetti frenetici e scattanti, non è rimasto niente. I passi sono un ralenti angosciante e attento al millimetro. I passi ignorano il freddo e il silenzioso lamento delle ossa nel sentirsi pervadere dall'aria troppo umida. I passi ignorano il dolore diffuso che dopo ventiquattro ore sembra essersi rintanato fuori e dentro il suo corpo, ormai diventato un posto accogliente.
Il tragitto verso casa non è mai stato così lungo, ma Manuel non se ne rende conto e continua a camminare come se avesse tutto il tempo del mondo, come se non avesse lasciato il suo cappotto tra le mani di quello sconosciuto?, come se non gli si stessero asciugando i vestiti freddi sulle cosce, sulla schiena, sulle spalle.
Almeno – ed è un pensiero che inizialmente spera possa confortarlo ma, di fatto, non lo fa – la testa non gli gira più e le mani hanno smesso di tremare. Non se ne è quasi reso conto, ma è successo appena quel ragazzo che gli è finito addosso è sparito dal suo campo visivo.
Tutta la rabbia, verso di lui e verso sé stesso, è sparita.
Ciò che è rimasto, suo malgrado, è la confusione.
Su di lui e su sé stesso.
È una sensazione che ignora, come si ignora una mail di spam che però non elimini perché – da procrastinatore quale sei – ti prometti che lo farai quando ne avrai accumulate un bel po', metti che ne arriva qualcuna di importante e non te ne accorgi.
Metti che nella confusione, capisci che c'è qualcosa da mettere in chiaro e non te ne accorgi.
Cammina ancora lentamente anche se ormai è a pochi metri dal suo palazzo e, prima di svoltare nel suo maledetto vicoletto, un gruppetto di ragazzini, sicuramente da poco maggiorenni, gli passa accanto e si esalta per l'imminente seratona in discoteca. Tra cappotti eleganti, jeans, camicie di marca, vestiti attillati e calze troppo leggere, il gruppetto sghignazza entusiasta. Chi è in coppia prende in giro i single della serata che – a loro volta – gli fanno notare di come andare in coppia in discoteca spenga qualsiasi principio di divertimento libero e sano.
Ridono, però. Camminano compatti, si guardano, si danno pacche sulle spalle, c'è chi abbandona il proprio partner per prendere a braccetto la sua migliore amica e trascinarla avanti promettendole che si divertiranno 'na cifra.
Manuel gli passa accanto, scuotendo la testa.
Avrei voluto avere una vita come la vostra.
O forse no.
Forse qualsiasi altra vita, anche la più tranquilla, gli sarebbe stata stretta e prima o poi sarebbe soffocato comunque. In qualsiasi vita, non si sarebbe sentito adatto. Per questo no, pensa mentre apre il portoncino di casa, non con poche difficoltà, non avrei voluto avere una vita come la vostra.
Tanto avrebbe avuto la capacità di rovinarsela comunque.
Tanto vale non disdegnare quella a cui il destino ha deciso di sottoporlo.
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Finestrini sporchi, anime pure | Simuel
Fanfiction''Saprete chi sono prima che lo sappia io'' | AU. Copertina di @TiOxBoRd [su twitter]🖤