Manuel si maledice.
Sono le dieci di domenica mattina, e Manuel già si maledice.
Dorme poco e dorme male, disturbato dai pensieri che naufragano, dalle scazzottate unilaterali, dagli incubi paranormali, dalle telefonate a cui non avrebbe mai dovuto rispondere e soprattutto dalle visite non gradite.
Visite non gradite che, nel suo caso, si presentano pure in coppia.
Il sonno leggero di Manuel viene disturbato, di domenica mattina, dal drin secco di un messaggio, accompagnato dalla vibrazione più corta che è riuscito a trovare nelle impostazioni del cellulare.
Si sforza di aprire un occhio solo per controllare la notifica e quando legge il mittente emette un urlo di frustrazione. Nasconde con estrema velocità il telefono sotto al cuscino, recuperandone un secondo per coprirlo ulteriormente e tentare di soffocare qualsiasi altro suono possa provenire da quell'aggeggio.
Tratta il cellulare come se fosse una bomba ad orologeria, una patata bollente, una blatta che non ha il coraggio di uccidere.
La soluzione più ovvia sarebbe quella di spegnerlo, o di mettere il silenzioso. A questa soluzione, però, ci arriva quando il telefono è già sepolto sotto ai due cuscini e al piumone che si è affrettato ad aggiungere alla montagna di tessuto creata su quel letto.
Sai che c'è? Sta bene lì.
Manuel è più che consapevole che di notifiche non ce ne saranno altre, non da parte sua. Sono rare, sporadiche, ma taglienti e vanno fin troppo dritte al punto. Ha sempre paura di aprirle, ma contemporaneamente lo incuriosiscono allo stesso modo in cui la vita incuriosisce i bambini piccoli.
Forse soffocare quel suono è solo un modo per soffocare la sua voglia di leggerlo, quel messaggio.
Sbuffa, alzando lo sguardo sulla sua immensa finestra.
L'autunno è uguale al giorno precedente, anche se è un po' più spento, più cupo. Il cielo è limpido, ma si vede qualche nuvolone grigio e minaccioso all'orizzonte. Il sole fa fatica a splendere. Gli uccelli cinguettano, ma le voci sembrano spezzate, poco armoniose. Le campane della domenica suonano a festa, ma durano meno del solito.
È domenica e lui si maledice.
Si maledice perché nella sua vita non ha mai fatto davvero caso alle piccole cose. Un tempo, notare i micro-cambiamenti gli riusciva così difficile che non si accorgeva di nulla, neanche quando la questione era più che seria.
Sporcarsi le mani, però, ti cambia la prospettiva.
Adesso li nota tutti, quei cambiamenti. Li percepisce fin troppo, crede siano tutti segni d'allarme, anche quando non serve allarmarsi, anche quando il cambiamento, in realtà, porta a qualcosa di buono.
L'idea di conformarsi al perfettismo paranoico Balestriano, movimento di cui Balestra Junior sembra essere il fondatore e il porta-bandiera, gli fa storcere il naso.
Scuote la testa, ridestandosi, e si maledice.
Maledetto pensiero che fugge sempre tra le sfoglie della mente, che vola e si posa su chi non dovrebbe, su chi, probabilmente, adesso lo odia. Manuel si conosce, ha una calamita per la distruzione, e il fatto che tutto continua a ricordargli lui, nonostante sia niente di più che un conoscente, lo fa andare fuori di testa. Gli fa ricordare che se non la smette la situazione potrebbe peggiorare, potrebbe farsi odiare ancora di più.
È ciò che vuole, forse, ma ha capito che Simone è una persona sensibile e ha fatto già abbastanza danni nel tentativo di allontanarlo. Adesso, non sa perché, tocca a sé stesso allontanarsi.
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Finestrini sporchi, anime pure | Simuel
Fanfiction''Saprete chi sono prima che lo sappia io'' | AU. Copertina di @TiOxBoRd [su twitter]🖤