Atti osceni in luogo pubblico (I)

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Non c'è aria.

Manuel lo sente e quando fa per respirare ne ha l'assoluta e devastante conferma.

Non c'è aria in quella stanza, tra la gente, non c'è aria neanche tra le loro teste e il soffitto, che sembra essere sceso apposta per schiacciarlo in quello spazio e fargli desiderare di essere di nuovo piccolo, invisibile, granello di polvere.

Non c'è aria e a stento riesce a sussurrare un permesso, mentre sposta la piccola folla di ragazzi che si è accalcata ai lati del palco per raggiungere la porta più vicina che lo conduca ad un muro di distanza da quel posto.

Non c'è aria neanche nei bagni dell'aula magna.

Non serve a niente aprire le uniche due finestre presenti per far entrare tutto il freddo del fuori che continua a scorrere mentre dentro tutto sembra essersi fermato.

I suoi polmoni non sembrano ripartire.

Ne fissa il vetro, sporco come non mai, e vi ci poggia una mano, accarezzandolo, riconoscendosi nel sé stesso che riflette.

Siamo sporchi, io e te.

È una magra consolazione, quella di essere in due.

Tanto l'aria continua a non esserci ed è una cosa sola ad avergliela portata via.

Simone ha recitato Mafex guardandolo negli occhi.

Sa che deve razionalizzare e ci prova pure, nonostante l'evidente difficoltà. Stringe il bordo di quella finestra, adesso, e tenta di regolarizzare il respiro che teme gli farà bruciare il petto a breve.

La verità è che non respira perché crede di aver commesso un passo falso.

Ha paura che tutti abbiano capito, per un errore stupido dettato dalla sua impazienza, la sua identità. Senza averlo deciso, senza essersi preparato all'evenienza, senza sentirsi davvero pronto. Notifiche, bisbigli, risolini, sguardi lanciati attorno come se la sua presenza fosse scritta nell'aria, ben visibile a tutti.

Tutto è iniziato appena Mafex ha provato a parlare d'amore, esponendosi al mondo come mai era riuscito a fare prima, lasciando che quel mondo se ne approfittasse per sferrare il suo attacco.

No, non è così.

Cerca di ripeterselo, tornando a razionalizzare.

Nessuno ha scoperto nulla, è impossibile.

Solo così riesce a calmarsi del tutto, ripetendoselo all'infinito, sottovoce, come solo quelli che molti si divertono a chiamare pazzi - ma che semplicemente vivono troppo pienamente le emozioni per riuscire a non farsi sopraffare da esse - fanno.

Tanto non ha nulla da temere.

Simone ha recitato Mafex guardandolo negli occhi e non è successo niente.

Niente può succedere quando negli occhi di Simone, gli unici che davvero contano per lui, mentre tutto a sé sembra andare allo scatafascio, ci vede solo...amore.

Ma perché?

Forse è stata quella consapevolezza a togliergli davvero il respiro, il contatto con l'urlo dei suoi occhi che pareva così simile a quello che rimbomba nella propria cassa toracica da quando l'ha conosciuto.

Ma perché?

Simone avrebbe dovuto averlo accanto l'amore, se non quello fiorito almeno un bocciolo, una fogliolina, dal lato opposto al suo a guardarlo fiero - invece che con quel disappunto che aveva percepito di sfuggita.

Finestrini sporchi, anime pure | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora