Atti osceni in luogo pubblico (II)

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Il viaggio in treno lo mette in imbarazzo, nonostante un cappotto nero e lungo a coprirgli tutto l'abito. È la vergogna di perdersi col solo scopo di amalgamarsi a farlo sentire nudo, su quei sediolini, pronto a coprire ogni parte del corpo con le sue stesse mani, come se anche sotto quel tessuto la pelle fosse minacciata dalla furia graffiante del mondo attorno a lui.

Per fortuna ci sono poche persone anche se è domenica, ma a tratti teme di aver sbagliato treno, di aver sbagliato direzione, forse universo. Di sicuro l'universo in cui sta andando ad addentrarsi non gli appartiene.

Distoglie gli occhi dal paesaggio solo per puntarli sul cellulare che tiene stretto tra le dita sudate. Il tempo sembra essere congelato in quel 19:30 che spicca sul blocco schermo. Tra le decine di notifiche presenti nessuna proviene dal contatto di Simone. La chat è rimasta vuota da entrambe le parti, ma Manuel resiste solo perché manca poco e lo vedrà con i propri occhi che sta bene, che non ha più la febbre, che non lo ignorerà.

La gamba trema al brivido dell'aspettativa. La verità è che sarebbe più tranquillo se per due notti di seguito non avesse sognato il bacio di Capodanno, ma con un finale diverso. Solo a pensarci arrossisce, facendosi più piccolo contro lo schienale, per paura che anche il vagone vuoto possa vedere lo stesso film che sta proiettando la sua mente.

Atto osceno in luogo pubblico.

È la prima volta che non si lascia spaventare da certi pensieri, da certe sensazioni, è la prima volta che le asseconda. Era da tempo che non si sentiva così libero di poter provare piacere, tanto che in quei due giorni le fantasie erano bastate a ridurlo tutto gemiti e sospiri.

Un po' si sente ridicolo, perché se dovesse tener conto di come si sente quando guarda Simone - che ogni suo tratto, fisico e non, pare essere stato plasmato apposta per indurlo ad abbracciare quella consapevolezza - avrebbe buone probabilità di venire anche solo con un bacio, soprattutto se come quello che ricorda.

E Manuel vorrebbe tanto verificarlo ancora.

Davvero tanto.

Anche se c'è ancora muffa fastidiosa agli angoli di quelle pareti.

Ma tanto loro hanno il cielo stellato e tra le stelle la muffa non esiste.

Dovrebbe smetterla, in realtà, di crearsi aspettative su quella serata, per come va la sua vita ultimamente, valutare tutti i possibili scenari, anche quello di perderlo prima ancora di averlo avuto.

La chat con Paolo, infatti, è contemporaneamente testamento e salvezza.

Ignaro di tutto ciò che sta affrontando, quell'uomo buono che l'ha accolto dal primo momento gli ha promesso che se dovesse andare tutto male ci sarebbe casa sua, una spalla su cui piangere, un letto dove dormire e un pigiama osceno piegato sotto al cuscino ad aspettarlo.

Più in basso, tra le chat non aperte, spicca invece quella di Luca - o meglio, quella del suo numero non salvato. L'ha letta in anteprima tramite widget, quella strana cosa che gli ha insegnato Chicca per poter ignorare le persone con più facilità.

Il messaggio unico riporta l'indirizzo della villa, l'orario e un ti aspetto condito con un occhiolino finale.

Disgustoso.

Osserva quella notifica e fa davvero fatica a non aprirla per cancellarla dalla sua vista. Farlo gli darebbe troppe soddisfazioni, però, come se non bastasse quella di abboccare volontariamente ad un presunto piano per farlo sentire un coglione.

Finestrini sporchi, anime pure | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora