Piccola premessa:
siamo al primo di tre epiloghi.
Si tirano le somme,
si perdona il passato,
si riflette sul presente,
si costruisce il futuro.Un po' come ho fatto
io stessa, con questa storia.
Un po' come forse
continuerò a fare anche dopo.La sensazione che stia per finire, nonostante - come sempre - abbia trovato un modo involontario per allungare ancora un po' questo viaggio lungo più di due anni, mi mette una sensazione di agitazione e pace contemporaneamente. Non vi chiedo solo di stare vicino ai personaggi che vanno in contro al loro destino ancora inesplorato; vi chiedo anche di farlo con me, che a volte sento di aver dato tutto in questa storia, altre sento che è solo l'inizio.
Devo ancora capirlo.
Un po' come Manuel,
d'altronde, che di confusione
e indecisione se ne intende.
Nel frattempo che capiamo,
fateci compagnia.Questa è la terzultima fermata,
prima della fine del viaggio.Per ora.
Buona lettura.
La porta cigola piano e lascia entrare un raggio di sole che lo colpisce dritto negli occhi. Si copre con l'avambraccio e si immobilizza mentre la sente richiudersi, cercando di non farsi sfuggire alcuna lamentela. Non ha necessità di farlo, per fortuna. Nonostante non abbia dormito chissà poi quante ore, non si è mai sentito più sazio di sonno di così. Non si preoccupa del vuoto che sente accanto a sé; è questione di secondi, infatti, e viene avvolto di nuovo da quel profumo familiare, misto a quello dolce dello zucchero. È questione di secondi, e quel posto viene occupato di nuovo dal calore del suo corpo.
Come potrebbe lamentarsi di un risveglio simile?
Sarebbe un pazzo a farlo proprio adesso che comincia a sentirsi bene.
Si sente osservato, oltretutto, e questa è una cosa che lo fa impazzire.
Simone guarda solo lui, vede solo lui, ama solo lui.
«Lo so che sei sveglio.»
La voce che proviene da quello stesso corpo è piena di miele e sa di una quotidianità radicata. Sa che nella realtà lo aspetta ancora una miriade di passi potenzialmente incerti da compiere, per raggiungerla. Eppure, prolunga quel momento ancora un po', respira impercettibilmente - nonostante abbia il cuore a mille - anche solo per sentire una volta ancora quella dolcezza accarezzargli l'anima rattoppata, prima di ributtarsi in quel caos che è la vita.
«Dai, amore.»
Le sue gambe sono attraversate da una scossa che in realtà non riesce a processare, tanto è potente. Gli risale per lo stomaco, il petto, le braccia, le mani e il corpo non sa come altro reagire, per cui il lamento sonoro a cui adesso si abbandona fuoriesce contro la sua volontà, tradendo tutti i suoi piani.
«Ti sei fatto beccare alla prima volta, Ferro.»
Ama, tra le mille altre cose, quel tono che usa quando vuole fingersi autoritario; trova che in esso ci sia una volontà di resistenza al lasciarsi andare troppo e sempre a lui molto familiare. Lo ama perché ormai anche quella stessa volontà, per entrambi, è una maschera trasparente tenuta sù solo per giocare a non amarsi troppo e conservarne un po' per il futuro, per quando ne servirà di più.
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Finestrini sporchi, anime pure | Simuel
Fanfiction''Saprete chi sono prima che lo sappia io'' | AU. Copertina di @TiOxBoRd [su twitter]🖤