Spogliarmi (I)

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I'm not a perfect person
I never meant to do those things to you
And so I have to say before I go
That I just want you to know

I've found a reason for me
To change who I used to be
A reason to start over new
And the reason is y-





Manuel spegne la radio con un colpo secco dato di polso.

«Era meglio Radio Maria.» borbotta all'aria dopo aver passato minuti interi a cercare musica udibile - o per meglio dire musica che non gli permettesse di lasciarsi fagocitare dalla sua stessa mente, instancabile lavoratrice.

Se la mente lavora senza sosta, il corpo ne subisce le conseguenze: si sente già stanco, sfinito, come se l'avesse appena investito un camion, eppure il suo turno finisce tra due ore soltanto. Ne conta ossessivamente lo scorrere lento dei minuti, come se servisse a qualcosa. Quando si distrae dal contare il tempo che manca, però, si ritrova improvvisamente a contare quello che è passato, ingrossando i minuti che diventano ore, giorni, settimane, mesi.

Non ora, Manuel.

È proprio da un mese che se lo ripete, da quel sette gennaio.

Non ora, Manuel.

Ha bisogno di concentrazione, di rimanere sveglio, produttivo, con i piedi ben piantati sul terreno. Lontano dal resto, fuggito chissà dove, che assomiglia tanto a un buco nero in cui ha paura di essere risucchiato se solo dovesse abbandonarcisi per sbaglio.

Non ora, Manuel.

Macina distanza da quelle sensazioni ogni volta che può. Si impone delle regole, convinto che il suo corpo si sia abituato a ricevere ordini su ordini dal suo cervello e ad obbedire come un soldatino, eppure dimentica ogni volta di essere il primo a sfuggirne meschinamente alla prima occasione.

Tuttavia, Manuel ha appreso che pronunciare le cose ad alta voce, invece che lasciar lavorare solo la vocina nella sua testa, aiuta di più il suo corpo a collaborare, a camminare sulla strada designata.

Non ora, Manuel.

Non è una questione emotiva, di rifiuto - che Manuel Ferro non piange con le canzoni alla radio.

Non sono quegli immancabili nuvoloni ad angosciarlo, a bloccare il suo umore in uno strano limbo - come se stesse per esplodere ma non riuscisse mai a farlo davvero. Non è il tempo, che sembra sospeso, a far sì che accumuli dentro di sé cose di cui ha paura di scoprire forma, colore, odore.

È tutta colpa del buio anche di mattina inoltrata che gli stravolge un'intera giornata, che gli complica il lavoro - dato che non vede bene dove mette le mani. È tutta colpa di quella radio, tanto vecchia e usurata che gracchia fastidiosamente. Sono mesi che ne sopporta il rumoroso suono quando invece vorrebbe solo gettarla nel sacco della spazzatura che tiene stretto tra le mani.

Ne avviluppa i bordi tra le dita che fremono, che l'unico motivo per cui resiste dal darle un contraccolpo è che Lorenzo a quella radio ci tiene quasi più della sua stessa vita - e Manuel, che ha da poco iniziato a comprendere il significato di una frase così retoricamente melensa, non può di certo allungare la sua personale lista di cose distrutte con quelle che non se lo meritano affatto.

Finestrini sporchi, anime pure | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora