È la prima volta che Manuel entra in quella cartolibreria.
Si è accorto dell'insegna per puro caso, mentre era occupato a trafficare sul cellulare per trovarne una vicino casa sua, buttando un occhio anche alle notifiche a raffica nella parte superiore dello schermo.
Ha alzato la testa un attimo per assicurarsi di non andare a sbattere e...toh.
Ma perché non è segnata sulla mappa?
È sempre difficile per lui destreggiarsi nella tecnologia, non riesce mai ad abituarsi all'immediatezza delle informazioni, alla velocità e alla precisione delle localizzazioni, nonostante sia nato in una generazione che la maneggia con fierezza e competenza.
Internet sa tutto di te, se tu gliene dai la possibilità, sa tutto di tutti, persone, oggetti, posti.
Forse è questo che lo mette a disagio e lo disorienta alquanto.
Che di lui meno sanno, meglio è.
Mentre osserva l'esterno del negozio, anonimo quanto ordinato, nota una piccola targhetta esposta tra il materiale in vetrina che recita fiera ''nuova apertura''.
Ah, ecco.
La porta d'entrata è spalancata e appena si decide a metter piede all'interno del negozio percepisce il getto d'aria calda che provoca uno sbalzo di temperatura non indifferente.
Dopo che ha dovuto dire addio alla cartolibreria di fiducia - il cui proprietario ha deciso di trasferirsi a Torino - si è sentito un po' perso, come se avesse dovuto di colpo rinunciare all'ennesimo pezzettino di sé stesso in una vita che, già di per sé, gli lascia tra le mani ben poco di quella che chiamano piacevole quotidianità.
Non è quotidianità la luce innaturale e fredda delle lampadine che lo accoglie ora, non è quotidianità la perfetta e schematizzata disposizione degli scaffali, ancor meno lo è l'assetto di colori. Si guarda attorno e prova ad assimilare, a familiarizzare, ad abituarcisi, perché quel luogo dovrà - con molta probabilità - trasformarsi in un sostituto del suo vecchio e accogliente rifugio.
Più vi si addentra, più questa cosa sembra spaventarlo.
C'è una sola cosa che, inevitabilmente, lo spaventa un po' di più - tanto da farlo diventare paranoico: dover spiegare a chi ci lavora perché è lì.
Alberto non si faceva mai i fatti suoi. La sua cartoleria aveva i muri in pietra, gli scaffali in legno, una luce calda soffusa e il bancone realizzato a mano dal proprietario stesso e dal figlio. Uno scaffale più grande, che a volte sembrava immenso, raccoglieva esemplari usati di libri di tutti i generi, di tutte le epoche, di tutte le lingue. Erano una sua collezione personale e potevano esclusivamente essere presi in prestito.
La carta da stampa era per lo più carta riciclata, mentre per il resto del materiale doveva ovviamente attenersi al mercato standard, anche se qualche pezzo forte ce l'aveva nascosto - e lo conservava sempre per Manuel, che lì dentro ci aveva passato ore ed ore, ci aveva acquistato l'impossibile e all'insistenza di Alberto nel sapere se fosse lui questo pazzo di Mafex vi si era anche affezionato.
Che forse, Alberto, se la meritava la verità - e magari un giorno lo chiamerà per confessarglielo, tanto è sicuro che, per quanto pettegolo, manterrà il suo segreto.
Adesso, però, il problema sembra essere più reale e lo paralizza per un attimo davanti allo scaffale dei blocchi da disegno, impilati con una precisione maniacale.
Magari lo conoscono già.
Lo seguono già sui social.
Lo leggono passeggiando per strada.
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Finestrini sporchi, anime pure | Simuel
Fanfic''Saprete chi sono prima che lo sappia io'' | AU. Copertina di @TiOxBoRd [su twitter]🖤