Si sente un coglione.
È fermo da cinque minuti fuori la porta della sua stanza, con la mano che non si decide a picchiettare sul legno. Il coraggio gli scivola via, scappa, gli fa i dispetti.
Come si consola un'anima fragile?
Come si consola un'anima pura?
C'è bisogno di purezza di rimando o bastano le buone intenzioni e la buona volontà?
C'è bisogno di più amore?
E lui ne è degno, ne è capace?
Lui ce l'ha un po' d'amore?
Le domande tra cui non riesce a destreggiarsi, come raffica di vento che gli scompiglia i capelli, smettono di soffiare quando dall'interno della stanza Manuel sente un singhiozzo più forte degli altri.
Quello rade al suolo tutto ciò che prima semplicemente oscillava.
Le nocche delle sue mani compiono un viaggio di sola andata, s'attaccano a quella porta come se nella vita avessero uno e un solo compito da svolgere.
«Vattene, papà!» è la risposta urlata a pieni polmoni che un po' lo fa trasalire – ma alla fine la capisce.
Lo capisce.
Allora, forse, per consolare un'anima pura – da principiante quale è – può bastare, per ora, un po' di comprensione.
«So' io, Simo'.» si fa coraggio. «Posso entrare?»
La mano è ferma a mezz'aria, incerta se posarsi sulla maniglia.
Il suo sussurro, comunque, lo sente distintamente.
Forse perché ha le orecchie tese, forse perché trattiene il respiro, perché non c'è altro suono che vuole sentire se non il suo.
«Sì.»
La stanza sarebbe completamente buia se non fosse per la luce dei lampioni filtrata dalla persiana leggermente alzata. C'è profumo di camelia, forte, non di certo come l'ultima volta in cui è stato lì.
Se lo sarà messo per quel coglione – pensa prima di maledirsi, che l'ultima cosa che deve fare adesso è pensare a sé stesso, alla sua fame, alla sua gelosia ingiustificata, alla paura che ha di dare forma e nome a ciò che sente.
Si sofferma, quindi, sulla figura rannicchiata sul letto.
Non riesce a distinguerne i tratti, ma riesce a distinguerne benissimo i respiri bagnati, segno che abbia pianto un bel po'. Poggia i regali che ha ancora tra le mani sul piccolo comodino accanto al letto, attento a non farli cadere, poi punta un ginocchio sul materasso, per annunciare la sua presenza.
«Posso stendermi?»
Il bozzolo, infilato nel maglione verde con fantasie natalizie, si volta verso di lui e Manuel non si sorprende nel constatare che i suoi occhi sono tanto giganti e luminosi da vedersi anche al buio.
Simone batte leggermente col palmo della mano sul lato vuoto del letto, prima di tirare su col naso con una forza tale da far ridere Manuel, che intanto lo raggiunge steso e lo imita nella posizione, mettendosi di fronte a lui.
«Non voglio smoccolare.» si giustifica il corvino.
«Te devi soffia' il naso, sennò me fai diventa' verde pure la renna.»
«Non c'ho il fazzoletto.»
Manuel ne recupera uno dal pacchetto che porta nella tasca posteriore dei jeans e glielo porge. Simone lo afferra in fretta e si soffia il naso goffamente, riempiendo la stanza di rumori strani per cui Manuel si sta davvero trattenendo dallo scoppiare a ridere come un cretino.
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Finestrini sporchi, anime pure | Simuel
Fanfiction''Saprete chi sono prima che lo sappia io'' | AU. Copertina di @TiOxBoRd [su twitter]🖤