Il lunedì Gabriele riprende le sue vecchie abitudini: dopo aver salutato Alessandro, esce per andare in facoltà dove trascorre la giornata tra l'aula studio, un paio di incontri con i professori e qualche chiacchiera spensierata al bar con i colleghi di corso. A sera torna a casa e nota un messaggio di Alessandro che lo avvisa che tarderà in ufficio. Ne approfitta dunque per farsi una doccia, prima di mettere in forno la cena che Alessandro ha preparato al mattino.
Nell'attesa controlla un'ultima volta la posta elettronica e trova una mail dell'azienda dello stage che lo informa che il progetto partirà nel mese di giugno e gli comunica la data del kick off meeting.
"Cavoli, mi restano quattro settimane!" più o meno aveva intuito che la tempistica sarebbe stata quella, ma averne la certezza rende improvvisamente tutto più reale.
"Devo organizzarmi per riuscire a fare tutto in tempo" bofonchia tra se Gabriele con una matita tra le labbra.
Quando Alessandro rientra lo trova ancora seduto alla scrivania, davanti al pc a stilare il programma del mese successivo, per arrivare alla data di avvio del progetto avendo la certezza di non aver lasciato indietro niente. È talmente immerso nel suo lavoro che non si accorge della presenza alle sue spalle di Alessandro, fino a che lui non gli fa scivolare le mani dalle spalle al petto e la magia puntualmente si compie: a quel contatto Gabriele chiude gli occhi, sospira profondamente, si rilassa contro lo schienale della sedia e butta indietro la testa in attesa di un bacio che non tarda ad arrivare. "Ciao bentornato." Gabriele sorride portando le mani sulla testa di Alessandro che è ancora piegato su di lui. "Come mai ancora al pc a quest' ora?" "Ho ricevuto una mail col cronoprogramma per l'avvio del progetto e stavo organizzando tutte le attività che devo fare prima della partenza."
Alessandro da un'occhiata allo schermo:
"Wow, sembrano un sacco di cose! "
"Già! Non farmici pensare o mi prende di nuovo l'ansia."
"Magari su qualche punto posso aiutarti io" propone Alessandro cercando di scorrere la lista col mouse, ma Gabriele chiude bruscamente il portatile: "Tu hai già fatto tanto, ora me la devo cavare da solo."
Gli da un bacio veloce sulla guancia: "Va a farti la doccia, io preparo la tavola e ceniamo".
Alessandro sorride della reazione del ragazzo: capisce perfettamente la sua voglia di farcela da solo, anche per lui è sempre stato così. Farà in modo di assicurarsi che sappia di poter contare sul suo aiuto se, come e quando vorrà.
Dopo la cena restano a parlare al tavolo della cucina:
"Abbiamo concordato con i colleghi: venerdì andiamo a cena in questo ristorante in centro e ci saranno anche due colleghi di Firenze con i loro partner." Gabriele non sa cosa dire, adesso non può certo tirarsi indietro, ma il suo timore è evidente e non sfugge a Alessandro: "Che c'è? Cosa ti preoccupa?" " No, no, niente, solo che non vorrei fare la figura del pivello là in mezzo. Sarò quello più giovane con meno esperienza di tutti, su qualunque campo verterà la conversazione rischio di fare scena muta. "
"Ma che dici??? Non fare il finto modesto, tu li metteresti tutti in riga se solo volessi." Alessandro allunga una mano e gli accarezza il volto, poi con le dita strette attorno al suo mento lo guida per far avvicinare i loro visi e sfiorare le labbra. Ben presto quel lieve contatto si trasforma in un desiderio ardente e si ritrovano avvinghiati sul tavolo della cucina frettolosamente sgombrato, per dare spazio al loro bisogno.
Anche quella notte decidono di dormire insieme ed appagati si addormentano abbracciati nel grande letto di Gabriele, che sembra aver esorcizzato tutte le sue insicurezze.Il venerdì sera però è di nuovo nervoso: "Sei sicuro che così vado bene per quel locale? Non sarebbe meglio che indossassi anche la giacca?"
"E privarmi così della vista della tua schiena modellata da questo gilet? Non se ne parla nemmeno!" sorride Alessandro tracciando con le mani i profili dell'indumento che sottolinea egregiamente il fisico tonico del ragazzo.
Quando raggiungono il ristorante Gabriele si rende conto che è meno formale di quanto avesse immaginato ed inizia a rilassarsi. Al loro tavolo ci sono già seduti diversi colleghi di Alessandro tra cui anche Gianluca col quale ha condiviso l'esperienza a Dubai e che Gabriele ha conosciuto in aeroporto. Quando li vede arrivare, si alza per accoglierli e saluta calorosamente Gabriele che è lieto di trovare là in mezzo una faccia nota.
Si accomodano e la serata parte bene: superato l'imbarazzo iniziale, anche grazie all'attenzioni di Alessandro che fa di tutto per includerlo nelle conversazioni e farlo sentire a suo agio, Gabriele conversa serenamente con i commensali che occupano le sedute vicine alla sua, tra i quali Gianluca e altre due persone che non appartengono all'ufficio di Firenze, ma che si mostrano molto alla mano ed al contrario degli altri non amano parlare di lavoro durante la cena.
Gabriele osserva Alessandro interagire sicuro, carismatico, autorevole. Si percepisce chiaramente che gode della stima e del rispetto di ciascuno a quel tavolo. Quando parla riesce a catalizzare l' attenzione di tutti, chiunque cerca il suo consenso. Gabriele è orgoglioso di lui lo guarda e la sua ammirazione per lui cresce un po' di più. Durante la cena di tanto in tanto, Alessandro lo sfiora con la mano, cerca la sue dita sul tavolo, si sporge per sussurrargli sciocchezze all'orecchio e farlo ridere, gli stringe rapido uno coscia sotto al tavolo, allunga un braccio sulla spalliera della sua sedia. Tutti gesti naturali, spontanei che esprimono la loro complicità e la crescente intimità.
Gabriele si gode tutta la situazione e quando Gianluca suggerisce di trasferirsi in un altro locale, istintivamente acconsente. Alessandro gli si avvicina e gli bisbiglia all'orecchio: "Non dobbiamo andarci per forza, possiamo anche congedarci ed andare a casa."
"Perché no? Domani è sabato avremo modo di riposare se rientriamo tardi. Io sto bene, mi sto divertendo, se ti va per me non c'è nessun problema". Alessandro non sembra convinto, ma alla fine decidono di seguire gli altri.
Il locale in questione ha una veranda che da su una grande corte interna, dove si estende un bancone dietro al quale lavorano affiatati due barman e che si affaccia su una pedana adibita in quell'occasione a pista da ballo, mentre all'interno i tavoli occupano tutto lo spazio a disposizione. Scelgono un tavolo in un angolo, poco illuminato e ordinano i drink. Presto sono tutti un po' alticci compreso Gabriele vittima del mix di vino e superalcolici, ma è in uno stato di ebrezza accennato, quel livello in cui, pur avvertendo una certa leggerezza, mantieni la lucidità. Alessandro invece sembra reggere bene e non da segni di cedimento restando ben presente a sé stesso.
Ad un certo punto il resto della compagnia si defila, chi verso la pista, chi nell'area fumatori. Al tavolo restano Gabriele, Gianluca e Alessandro. Gabriele ne approfitta per andare in bagno, ma quando torna, avvicinandosi al tavolo, vede Alessandro e Gianluca discutere animatamente. Sente Alessandro dire: "Fa sparire quella merda!" Convinto che stiano scherzando Gabriele riprende posto accanto a lui dicendo col sorriso sulle labbra: "Che succede?". Quando però si sporge in avanti oltre le spalle di Alessandro, che gli celano la visuale, nota due strisce bianche disposte sul tavolo tra loro, capisce all'istante di cosa si tratti e il suo buon umore muore lì. In quel momento Gianluca afferma: "Che ti prende Alessandro? Dai fatti un tiro con me!"
"Non te lo dirò un'altra volta: fa sparire quella roba prima che ti vedano!" replica a denti stretti Alessandro.
"Quanto la fai lunga?! Da quando ti fa schifo? Il tuo fidanzato te l'ha proibita? Perché a Dubai non mi sembravi tanto schizzinoso... " ride visibilmente alterato.
"Ma che succede?" ripete Gabriele e finalmente Alessandro si volta e lo nota. "Gabriele sei qui? Niente, è un imbecille, andiamo fuori a prendere aria."
Alessandro si alza e tira su dalla sedia anche Gabriele, spingendolo con una mano in fondo alla schiena fino al cortile esterno. Gabriele è stordito, ma quando si fermano incrocia le braccia, guarda serio Alessandro e con una postura rigida che mostra tutta la sua disapprovazione pretende una risposta: "Che significa Alessandro?"
"Gabriele che vuoi che significhi? L'hai visto, è un coglione!"
"Certo che l'ho visto, ma ho anche sentito e non me ne frega un cazzo di lui! È di te che voglio sapere!"
"Cosa vuoi sapere? Non c'è niente da sapere! È sua quella roba, io non l'ho toccata, mi hai sentito no?"
"Alessandro te lo chiedo chiaramente e voglio una risposta altrettanto limpida: fai uso di droga?"Alessandro lo guarda in faccia, esita a rispondere, è costernato, ma non emette un suono.
Gabriele perde le staffe ed urla: "Usi quella merda??? "
Le persone attorno a loro si voltano a guardarli. Alessandro se ne accorge, mette un braccio attorno alla vita di Gabriele e lo accompagna verso l'uscita: "Ok, la serata finisce qua, andiamo a casa.""Non ci penso nemmeno a salire in macchina con te, dammi le chiavi! "
"Gabriele sono perfettamente lucido, non ho preso niente. Tu non puoi guidare col tutore e poi hai bevuto, lascia guidare me."
"No, non mi fido! "
Quelle parole sono una pugnalata al centro del petto per Alessandro: "Ok, allora prendiamo un taxi."
Il trasferimento in taxi diventa terribilmente pesante: nessuno dei due parla, Gabriele evita anche di guardarlo tenendo gli occhi fissi fuori dal finestrino, ma i movimenti nervosi delle sue mani lasciano indovinare senza ombra di dubbio il suo reale stato d'animo. Alessandro è afflitto, non sa come recuperare, lo sente distante, arrabbiato. Arrivati a casa infatti Gabriele riprende a gridare: "Quindi? Quando pensavi di dirmelo? Oppure credevi che non lo avrei mai scoperto?"
"Gabriele calmati, parliamone con tranquillità ..."
"Con tranquillità?! Mi fa incazzare la tua tranquillità!" Gabriele è fuori di se, sbatte i palmi aperti sul petto dell'altro.
"Gabri non urlare sono quasi le tre, sveglierai tutti."
"Non me frega un cazzo dei vicini! Io voglio sentirlo da te! Io voglio che mi spieghi!"
"Non parlo con te fino a che non ti sei calmato!" replica deciso Alessandro che se ne va in cucina a preparare del caffè, in vista della lunga nottata. Gabriele, esasperato dalla calma ostentata dall'altro va in camera, si strappa i vestiti di dosso, indossa la tenuta da allenamento ed a passo svelto va verso l'ingresso. "Gabriele dove vai a quest'ora?" "Non ti riguarda, non sono io quello che deve delle spiegazioni!" esce sbattendo la porta.
Alessandro preoccupato lo segue con lo sguardo dalla finestra e lo vede fermarsi sulla terrazza condominiale, dove sotto una pergola sono disposti degli attrezzi sportivi ed un tapis roulant. Con le cuffiette nelle orecchie inizia ad allenarsi a passo sostenuto. Dopo circa mezz'ora lo sente rientrare di fretta e correre in bagno. Dai rumori che percepisce, capisce che sta vomitando. Poi sente l'acqua scorrere nella doccia. Poco dopo Alessandro bussa alla porta della sua camera: "Ho fatto del the ne vuoi un po'? Te lo porto?"
"No, lo prendo di là" il tono di voce è ancora cupo, ma senza il graffio tipico della rabbia mostrata fino a poco tempo prima.
Gabriele si trascina in cucina con indosso gli abiti leggeri che usa per dormire. Si siede al tavolo di fronte a Alessandro e prende la tazza che lui gli porge: "Grazie".
Dopo qualche minuto di silenzio Alessandro inizia a parlare: "Mi dispiace Gabriele, avrei dovuto dirtelo l'altra sera quando ti parlavo del mio periodo di follia, ma me ne sono vergognato. Non è certo una cosa di cui vado fiero."
Gabriele alza gli occhi dalla tazza ed incrocia i suoi. Sono tristi, spenti, profondamente provati. "Qual è il tuo rapporto con quella roba?"
"Non ne faccio un uso costante. Nell'ultimo anno in verità non l'avevo mai usata. Prima invece capitava più spesso, soprattutto quando ero sotto stress e gli impegni a lavoro richiedevano uno sforzo che la stanchezza accumulata mi rendeva insostenibile. Mi aiutavo con la droga per recuperare un po' di energie e continuare a lavorare fino a notte fonda."
"Perché Gianluca allora ha citato Dubai?"
"Perché quando eravamo là mi sono lasciato convincere ed una sera ci siamo fatti insieme." "Cazzo Ale!" Gabriele si porta una mano alla fronte per sorreggere la testa che pulsa dolorosamente. "Ti giuro Gabriele, erano mesi che non toccavo niente e dopo quella sera non l' ho più fatto, ma in quell'occasione ero veramente fuori di me, ero convinto di aver perso l'unica cosa bella della mia vita e non ho resistito." Gabriele lo guarda interrogativo: "Era la sera che avevamo discusso al telefono e mi avevi detto che non ti avrei più dovuto cercare."
"Stai dando la colpa a me?" il tono di Gabriele torna a salire.
"No, assolutamente" si affretta a precisare. "Te l'ho detto solo per farti capire che, se quella sera ci sono cascato, era solo perché ero sconvolto, ma non è una giustificazione."
"Quella roba ti distrugge Ale" Gabriele pronuncia le parole con tono implorante.
"Lo so, è per questo che sono stato mesi senza prenderla e non intendo farlo di nuovo." Lo sguardo di Alessandro è fermo, deciso, ma esprime tutta la sua angoscia:
"Ti prego dimmi che non distruggerà anche noi?"
Gabriele resta in silenzio, poi si alza e lascia la tazza nel lavello. "Vado a dormire" si volta, entra in camera sua e per la prima volta chiude la porta dietro di sé.
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Una vita sospesa a meta' (boyxboy)
RomanceGabriele studente universitario tanto determinato e sicuro sui suoi obiettivi, quanto spaventato e incerto quando si tratta di sentimenti. Dopo aver collezionato alcune esperienze deludenti, ha plasmato interamente la sua vita attorno allo studio e...