Capitolo 3

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Procedevo a testa alta per la mensa con il vassoio in mano. Mi ero legata i capelli per evitare che si appiccicassero di nuovo alla faccia come era successo dopo il pianto, e poi avevo indossato degli occhiali da sole perché i miei occhi si erano arrossati.

Seguii Lux, che aveva trovato posto in uno dei tavolini arancioni della mensa. Di solito, mangiavo lì accanto insieme a Matthew e agli altri ragazzi, ma non l'avrei più fatto, assolutamente.

"Va meglio, Tea?"

"Diciamo che averli vicino non aiuta tanto, ma è okay." Le sorrisi con timidezza e addentai la mela che avevo preso al bancone.

"Mangi solo quella?"

"Sì. Non ho fame."
Lux decise di non insistere, era meglio così. Sapeva che, anche sotto le sue prediche, avrei mangiato solo quella mela verde.

Così la guardai mentre lei invece mangiava una fetta di carne con l'insalata, era invitante, ma non mi andava.
Mi guardai intorno.

Eccolo lì, seduto al solito tavolo.
Jeans blu, felpa rossa, maglietta bianca.
Capelli perfetti castani sparpagliati sulla testa, quei capelli che adoravo toccare e tirare.
Occhi, anch'essi castani, che si aggiravano da una parte all'altra della mensa. Però erano diversi dal solito, sembravano stanchi.
Stanchi o semplicemente spenti.

Quando incrociò il mio sguardo, diedi immediatamente un altro morso alla mela e guardai dritto davanti a me, mi faceva schifo continuare a guardarlo negli occhi.
Ma sentivo che invece il suo sguardo era ancora puntato fermamente su di me, non voleva distoglierlo, e mi dava fastidio. Mi guardava come se fossi irraggiungibile, e forse ormai lo ero diventata.
Sentii una lacrima rigarmi la guancia.
Mi mancava già.

---

Osservavo il mare infrangersi verso la deriva, avevo deciso di tornare in quello strano posto perché mi sentivo come se fosse davvero dove dovessi andare.

Stavo pensando a Matthew, al fatto che mi avesse abbandonata e che quella mattina non smetteva di guardarmi. Non avevo neanche voluto ascoltare le sue spiegazioni, non mi interessavano, più che altro.
Ciò che era fatto era fatto.

Cercavo disperatamente un posto dove sedermi, ma era quasi impossibile trovarne uno, perché gli scogli erano appuntiti.

Quando finalmente ne trovai uno presi il cellulare.
Notai che ancora avevo la foto insieme a Matthew, non l'avevo tolta, e lo feci subito, perché mi faceva schifo vedere la sua faccia.
Misi una foto casuale insieme a Lux, la prima che mi era capitata davanti.

Sentii dei rumori dietro di me, e, girandomi, scorsi due ragazzi.
Una ragazza, molto alta, con gli occhi chiari ed i capelli biondi e lunghi che le ricadevano sulle spalle.
Un ragazzo, con i capelli castani chiari, ma non riuscivo a distinguere bene il colore dei suoi occhi, perché erano chinati sulla ragazza.

Assomigliava tanto a Matthew.
Maledizione, perché continuavo a vederlo ovunque?

Li sentivo ridacchiare dietro di me, erano felici. Si notava dai sorrisi sulle loro facce.
Il ragazzo portava una chitarra sulle spalle, e subito la estrasse, sedendosi su uno scoglio con la ragazza accanto.

"Ho scritto una canzone per te."
Oh. Il mio povero cuore. Che dolce.

"Stai scherzando." Rise la bionda, circondandogli il collo con un braccio e lasciandogli un bacio umido sulla guancia.

"Sì, sto scherzando." Rise il ragazzo. "Ma ho imparato a suonare la tua preferita."

Si cimentò sulle note di una canzone troppo familiare alle mie orecchie, così distolsi lo sguardo cercando di distrarmi.
E beh, qualcosa mi distrasse davvero.

C'era Michael, in acqua, che stava facendo un bagno.
Mi vide e agitò un braccio verso di me.
"Hey, Tea! Vieni a fare un tuffo?"

Ridacchiai. "Sei l'unico pazzo che fa il bagno a gennaio. Esci da quell'acqua o congelerai!"

"No, si sta bene." Scosse la testa, schizzando un po' d'acqua dai capelli colorati. "Entra."

All'orecchio, mi giungevano le note di quella maledetta canzone che mi cantava sempre Matthew.

Era ovunque, non ce la facevo più.
Ormai lo rivedevo nei volti delle persone che passavano, nelle loro parole, canzoni, vestiti e respiri.

Alzavo lo sguardo e vedevo i suoi occhi persi tra le nuvole. Li rivedevo anche nello stesso Michael, perché, più o meno, erano di quel colore.

"No, Michael, davvero. Magari domani."

Pulii la mia guancia destra dalla lacrima che era appena scivolata giù. Non volevo che Michael la vedesse, né che quei due ragazzi felici mi sentissero singhiozzare sulle note della loro meravigliosa canzone.

Solo conta fino a tre, Tea. Uno, due, tre. Sospirai.

Michael fece una capriola in acqua attirando di nuovo la mia attenzione. Aveva forse detto qualcosa?

"Come?"

"Dicevo, perché non oggi?"

"Non mi va, e non ho il costume. Domani facciamo questa pazzia insieme."

"Okay. Tanto, mi trovi tutti i giorni qui."

Gli sorrisi e mi portai i capelli all'indietro sulla testa. "Ti vedo allegro, oggi."

"Allegro è una parola grossa. Solo che non facevo il bagno da tanto, ed è bello rituffarsi." Ridacchiò, con un piccolo velo di tristezza.

"Io vado, Michael. A domani."

"Ciao, Tea." Mi salutò, e si immerse di nuovo in acqua.

I ricordi bruciavano infiammandomi il cuore. Dovevo andare via da lì. Non potevo sopportare ancora quelle canzoni e le parole dolci che si scambiavano i due ragazzi alle mie spalle.

Mi alzai, rivolgendo loro un sorriso triste, e andai subito via correndo. Probabilmente mi avrebbero presa per pazza, ma non mi importava.

Perché continuavo a starci così male?
Tutto quello che mi serviva in quel momento era solo una telefonata. Così mi fermai sulla piazza lì su e telefonai a Cal, il mio migliore amico.

•••

Amatemi. Ho aggiornato con il braccio sinistro rotto e quello destro slogato.😹
Fatemi sapere se vi è piaciuto!🌸
Lots of love
Giulia xx

Three || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora