Capitolo 44

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"Ho un ritardo"

Resta a guardarmi come se si fosse bloccata. Non so se mi inquieta più la sua faccia senza alcuna espressione o la sua completa assenza di tatto.

"Zulema?" La chiamo quasi per destarla dal suo stato di trance.

Mi rivolge uno sguardo piuttosto duro che trovo immotivato "Fai un test" esce dal bagno lasciandomi sola e preoccupata da morire.

Corro in farmacia e compro il primo test di gravidanza che vedo, non mi interessa marca, modello e tanto meno il prezzo.

Corro di nuovo a casa con l'ansia di una persona che si sente un pessimo presentimento addosso.

Lei balza in piedi non appena mi vede entrate con la scatolina in mano e mi segue in bagno come un soldato "Puoi..?" Le chiedo di uscire, non voglio che mi veda mentre faccio pipì su un bastoncino di plastica.

"Sì, sono qua fuori" esce e si chiude la porta alle spalle. Mi lascia fare da sola dandomi lo spazio che mi serve.

Un fottutissimo bastoncino di plastica decreterà il mio futuro, il nostro futuro.

Aspetto impaziente. Mi lavo le mani e mi appoggio al lavandino tremolante, cronometro il tempo che mi serve mentre picchietto le unghie sul finto marmo grigio del ripiano.

"Zulema.." la chiamo e lei entra immediatamente, si vede che era incollata alla porta in attesa che la richiamassi.

Lei entra con uno sguardo interrogativo sul volto, non sono sicura di cosa voglia sentirsi dire.
Io non sono nemmeno sicura di cosa io vorrei sentirmi dire.

Mi siedo sulla tavoletta mentre mi rigiro il test tra le mani mentre continuo a guardare il risultato: positiva.

Glielo passo mentre dico "Sono incinta"

La vedo serrare la mascella e assumere uno sguardo duro, si vede che voleva tutto il contrario "Che cosa vuoi fare?"

Mi alzo in piedi e inizio a camminare avanti e indietro un po' tremolante a causa dei nervi tesi "Io non lo so" le dico senza guardarla, incontrare il suo sguardo non mi aiuta affatto in questo momento.

"Di chi è?" Mi chiede sempre più irritata, questa sua totale mancanza di empatia mi fa incazzare.

"Secondo te?" Le chiedo con un'incrinazione sarcastica nella voce.

Punta lo sguardo nel mio porgendovi il test "Non lo so.. lo sto chiedendo a te"

"È di Michael, Zulema, di chi vuoi che sia?! Non può esser certo tuo!" Dico sul punto di una crisi isterica e poi la guardo meglio "Che cazzo stai insinuando?"

Non si scompone, anzi sembra proprio che l'amorevole Zulema sia sparita del tutto e davanti abbia solo la figlia di puttana acida "Vuoi tenerlo?"

Abbasso lo sguardo e appoggio la mani sul mio viso "Non lo so"

Sbuffa "Non ci voleva"

Alzo lo sguardo di scatto e la fulmino "Questo lo so anche io" Annuisce e poi esce dal bagno come se una forza superiore l'avesse chiamata fuori "Dove vai?" Le chiedo con un leggero panico nella voce.

"Ho bisogno di pensare" mi risponde con tono basso afferrando la giacca dalla sedia.

"Tu?! Sono io quella incinta!" Mi indico guardandola malissimo, vorrei che avesse reagito in tutt'altro modo. Avrei voluto essere rassicurata, amata, appoggiata. Non questo.

Due cuori e una caravana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora