Capitolo 3

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Indosso un vestito che mi copre a malapena i punti giusti.

Ho intrapreso una vita piena di caos, abbracciando l'oscurità, e non potrei sentirmi più viva di così.

Mi trucco molto bene, valorizzando i miei grandi occhi smeraldo e lascio cadere i miei lunghi capelli biondi che adesso porto mossi. Indosso un paio di tacchi a spillo del colore del vestito. Infilo il cappotto lungo, fuori si gela a quest'ora ed esco.

Zulema è fuori a fumarsi una sigaretta sulla sdraio che abbiamo posizionato sotto la piccola tettoia della caravana. Lei veste sempre con felpone e pantaloni neri.

Scendo le scalette e giurerei di aver percepito il suo sguardo su di me "Ce ne hai messo di tempo" ovviamente la critica non poteva tardare ad arrivare.

"Io, al contrario tuo, mi sono cambiata" ammicco con lo sguardo e mi dirigo verso la macchina senza badare a lei e al suo umore ballerino.

Sale in macchina e ci precipitiamo in un locale non trovavo distante da dove abitiamo. La musica è sempre molto alta, è pieno di gente e gli alcolici sono ottimi. Un posto dove staccare dal resto del mondo per divertirci come pazze scatenate.

Il guardarobiere mi prende il cappotto e lo lascio senza fiato una volta che si accorge della mia schiena interamente scoperta.

"Due ore per infilarsi un fazzoletto?" Mi chiede Zulema divertita.

Rido alla sua battuta e poi le rispondo "Stai attenta, Zahir, o penserò che tu sia gelosa" non le lascio il tempo di replicare ed entro facendomi spazio tra la folla.

Ci è già capitato di finire in luoghi come questi, una volta dentro ognuna per sé e poi la mattina dopo ci ritroviamo a casa. Fine. Due socie al lavoro e due estranee nel tempo libero, al massimo due coinquiline che non si sopportano. Una situazione che va molto bene ad entrambe e che preferiamo mantenere, non ci fidiamo l'una dell'altra e non ci fideremo mai.

Mi dirigo prima al bancone del bar "Che posso darti, splendore?"

Sorrido al barista cascamorto pieno di tatuaggi "Un Long Island, grazie"

"Com'è possibile che una ragazza attraente come te beva da sola?" Mi volto per incontrare il volto del ragazzo che ha tentato un approccio così scontato "Questa è un'ingiustizia ed io.. odio le ingiustizie"

Accavallo le gambe in maniera sensuale e con fare civettuolo dico "Pensi di porre rimedio in qualche modo?" È un modo, alto e fisicato. Esteticamente da non buttare via del tutto ma di certo non di quel genere da sposare.

"Assolutamente sì.. Mi chiamo Michael" mi tende la mano e io gliela stringo appena, arriva il mio drink e noto che il cameriere non se ne va.

"Ti porto il solito, Mike?" Gli chiede al ragazzone dal vocabolario ristretto accanto a me.

"Grazie, Jim" gli fa un cenno di assenso e il cameriere ci lascia soli "Non mi hai detto il tuo nome"

Il mio nome? Non posso dire il mio nome. Non con la nostra attività.. perciò ne dico uno a caso che mi viene in mente "Maggie" Maggie? Potevo fare di meglio..

"Sei un incanto, Maggie" mi sussurra avvicinandosi appena.

È un coglione, glielo leggo in faccia, ma potrebbe essere un piacevole passatempo a cui probabilmente in questo momento non rinuncerei. Arriva anche il suo drink e lo sorseggia in mia compagnia mentre parla solo ed esclusivamente di se stesso mentre si pavoneggia.

La mia concentrazione intanto è finita dall'altra parte del locale, dove una Zulema molto superficiale si sta divertendo con un biondino insignificante nella penombra.

Due cuori e una caravana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora