Capitolo 20

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Il dolore di un proiettile che ti colpisce in pieno e un dolore lancinante, che ti entra fin dentro le ossa e che non ti permette di respirare. Urlo dal dolore mentre dalla mia spalla continuano a uscire litri e litri di sangue. Zulema scatta, spara in testa alla guardia e mi viene in soccorso "Ti hanno colpita?" Mi dice cercando di capirne la gravità.

Serro la mascella, stringendo i denti, cercando di mantenere un minimo di contegno "Non fa così male" mento. Mento spudoratamente e i miei occhi lucidi dal dolore viscerale che provo ne sono la conferma.

"Pessima bugiarda" mi sussurra. È preoccupata. Il suo volto è pietrificato e marmoreo ma i suoi occhi sono così spaventati.

"Vattene.." la spingo via sentendo le sirene in lontananza. Per me non c'è speranza non ho la forza e nemmeno le energie, c'è anche un morto qui, l'abbiamo fatta grossa. Ma lei.. lei può farlo.

"Non esiste" mi tira su di peso e mi stringe a sé.

"Ti metterai nei guai.." le dico piano appoggiandomi al suo corpo, il suo profumo mi avvolge e mi sento più tranquilla, riesco a reggermi sulle gambe nonostante tutto il sangue che sto perdendo e il dolore che non mi lascia in pace nemmeno un secondo.

"Stai zitta, sto pensando!" Mi sgrida severa. Mi stringe forte a sé, segno che non ha alcuna intenzione di lasciarmi qui. Mi trascina fuori e ci nascondiamo nel vicoletto proprio accanto. Non abbiamo un piano. Siamo in un vicolo cieco e stanno arrivando.

La vista si offusca "Zu.." le gambe cedono di botto, lei non è preparata a questo e cado a terra.

"Perdi troppo sangue" si leva la sua felpa e me la preme contro la spalla con forza per fermare l'emorragia, gemo di dolore "Tieni premuto qui, porca troia!"

"Lasciami qui" le ordino capendo che non ci rimane poi così tanto tempo. Ma entrambe sappiamo che se non mi vengono prestate le cure necessarie rischio tanto.

"Senti Maca non morirai prima di me, hai capito?" Mi afferra per il colletto e mi guarda dritto negli occhi "Non esiste, non te lo permetto" annuisco appena e le do il tempo di pensare.

Mi afferra di colpo e facendo attenzione mi trascina fino alla macchina. Sta attenta alla polizia che nel frattempo ci ha raggiunte. E poi con una calma impressionante sale a bordo e inizia a guidare. Sa che se corresse, richiamerebbe l'attenzione ma sa anche che se va troppo piano perde tempo e io non ho proprio tempo a disposizione.

Tremo. Ho tantissimo freddo, quel freddo che riconosci non essere normale da provare perché fuori ci sono trenta gradi e hai la pelle d'oca. Mi mette una mano sulla gamba accarezzandola appena "È lo shock. Stai tranquilla, andrà tutto bene" tiene gli occhi sul finestrino retrovisore e, appena è sicuro, accelera di brutto "Andremo a casa.. devo capire se la pallottola è ancora dentro"

"Se lo fosse?" Le chiedo preoccupata.

"Ti fidi?" Mi chiede senza guardarmi. Non lo so.. mi fido? si volta e inchioda lo sguardo nel mio "Ti fidi di me, Maca?" Annuisco appena. Sì, mi fido di lei. Nonostante tutto, sento che mi fido. "Resta con me.. l'importante è che non ti addormenti" mi scrolla con energia "Resta sveglia, hai capito?"

"Zulema.." anche parlare mi costa parecchio ormai, alzo lo sguardo su di lei, vorrei dirle tante forse troppe cose ma non me ne esce nemmeno una.

"Stai con me" dice mentre accelera ancora e ancora, rischiando di mandarci fuori strada ma non c'è più tempo. Svengo.

Trovo la forza di riaprire gli occhi quando Zulema inchioda davanti a casa nostra, la intravedo mentre corre facendo il giro e spalanca la mia portiera "Maca qui devi aiutarmi, da sola non ce la faccio" mi avvisa mentre si mette un mio braccio intorno le spalle e mi afferra per la vita.

La aiuto a trascinarmi fin dentro casa e poi mi lascio cadere sul pavimento "Prima ti salvo la vita e poi mi spieghi che cazzo ti è venuto in mente" dice acida come il suo solito.

"Stava sparando a te" la informo sincera. Lascio che capisca che l'ho fatto per lei, perché è vero e negare l'evidenza sarebbe da cretini in un momento come questo.

Si inginocchia accanto a me mentre con una forbice traglia i miei vestiti "Dovevi farti i cazzi tuoi" mi risponde ignorando del tutto ciò che volevo dirle perché è un momento critico e non c'è spazio per i sentimenti, non per Zulema Zahir che deve rimanere di pietra a tutti i costi.

"Non potevo" alzo lo sguardo sul suo viso e lei sposta il suo nel mio. Rimane un istante a guardarmi negli occhi e vedo che lo capisce. Capisce tutto quanto, anche quello che io stessa non riesco a capire. Unisce tutti i puntini e il risultato è uno solo: sono innamorata di lei.

"Stai zitta adesso e lasciami lavorare" mi sussurra piano e poi torna a fare quello che stava facendo. Non indago troppo sulle sue procedure mediche, l'importante è che funzionino. Mi sembra sufficientemente esperta, almeno questa è l'impressione che mi dà.

Totalmente esausta, priva di energia e di forze, perdo nuovamente i sensi.

La luce mi colpisce il viso in un modo che mi infastidisce, è la prima cosa che noto appena socchiudo gli occhi. Seguito solo dal dolore alla spalla, che seppur diminuito, è presente. Mi lamento appena e lei si palesa davanti a me "Bentornata tra noi" me lo dice con quel sorriso da stronza e quel modo di fare da testata immediata nei denti.

"Che è successo?" Biascico mentre cerco di mettermi seduta, con una certa difficoltà.

"Hai dormito un paio di giorni.. ti ha preso bene quel bastardo ma la ferita guarirà perfettamente.. il proiettile è passato da parte a parte.. niente infezioni se te ne prenderai cura" mi informa come farebbe un medico qualsiasi di un reparto traumatologico.

"Grazie" le dico molto frettolosamente.

"Non potevo tenerti così.. ti lamentavi troppo e mi hai sporcato la macchina" è una maledetta stronza che detesto, ma è la mia maledetta stronza che detesto.

"Intendevo.. grazie per non avermi lasciata da sola" puntualizzo.

"Non lo sai? Lasciare indietro la propria socia nuoce agli affari, fa perdere credibilità" alza le spalle leggermente e si siede sul letto.

"Anche morire in una sparatoria suppongo" dico accennando un sorriso divertito.

Smette di ridere e mi guarda, mi guarda negli occhi come se non mi vedesse da tempo e come se le fossi mancata "Stai bene?" È un filo di voce dolce e tranquillo.

"Credo di sì" annuisco appena e mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, abbassando leggermente la testa e lo sguardo.

"Posso chiederti.. perché?" È un perché generico ma specifico. Non mi chiede perché l'ho salvata ma perché l'ho fatto per lei. Perché sono innamorata di lei e perché c'è questa cosa che ci unisce che nessuna delle due riesce a capire.

"Mi andava" rispondo vaga, non sono sicura che rispondere sia una buona idea.

"Macarena.." mi riprende ma con un tono comunque dolce.

"Mi stai facendo questa domanda con gli antidolorifici da cavallo che prendo.. non ti vergogni?" Smorzo la tensione con una battuta, mente il suo sguardo mi perfora la carne arrivando dritto al cuore.

"Mmh.. No" dice seria e poi accenna ad una risata, a una delle sue risate che mi scaldano il cuore e che mi fanno sorridere.

"Un semplice grazie può bastare" le suggerisco.

"Grazie.. ma rispondimi.. è solo che voglio capire.." non demorde, non è nella sua natura e questo ci metterà nei guai.

"Ho perso tutto.. la mia famiglia, i miei genitori, mio fratello non mi parla, la mia vita, perfino me stessa.. sei l'unica costante rimasta intatta da quando ti conosco e seppur ci sia un passato che definirei molto più che travagliato.. non voglio perdere anche te. Non me lo posso permettere" dico tutto d'un fiato senza pensarci, so che se mi soffermerei non direi nemmeno una parola e non la finiremo mai con questo discorso.

"Perché?" Ancora la stessa domanda e non le basta una risposta così

"Perché rimarrei sola"

Due cuori e una caravana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora