Capitolo 4

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"Bionda, carica quelle borse e andiamocene!" mi urla Zulema e nell'attimo in cui chiudo l'ultima cerniera... suona l'allarme!

Mi alzo di scatto con gli occhi sbarrati "Avevi detto che non c'erano allarmi!!" le urlo contro.

"Ho detto che probabilmente non c'erano allarmi!" ha quell'espressione di quando siamo palesemente nella merda. Carico sulle spalle la refurtiva e lei fa lo stesso, la fulmino con lo sguardo "Anche i migliori sbagliano!" mi dice tirandomi per la manica. Usciamo dalla porta sul retro, balziamo in auto e dà gas. Siamo appena fuggite da una potenziale situazione mortale totalmente illese.

Abbiamo vinto ancora. Metto la testa fuori dal finestrino e lancio un urlo liberatorio a pieni polmoni mentre sento Zulema ridere. Mi siedo sul bordo lasciando mezzo corpo all'aria, tenendomi saldamente con una mano solo mentre l'altra la tengo in alto rivolta al cielo. Chiudo gli occhi e sento l'aria picchiarmi sul viso e i raggi del sole caldi mi scolpiscono il volto. Zulema alza il volume della radio al massimo mentre sfreccia via sulla strada che ci condurrà a casa nostra. Siamo libere. Libere come mai prima. Rientro e continuo a ballare, ridere e urlare. Lei fa lo stesso alternando lo sguardo da me alla strada.

Arriviamo alla caravana, scarichiamo i borsoni e mi dirigo verso il frigo, stappo due birre e gliene passo una mentre continuiamo a festeggiare alla nostra maniera.

Dopo un'ora siamo ubriache ma ancora euforiche. Ballando come una pazza mi inciampo e le finisco addosso. Lei cade all'indietro sulla sabbia e io le finisco sopra. Ridiamo. Siamo spensierate e libere. Leggere e senza alcuna preoccupazione. Eppure quella distanza minima a cui non siamo affatto abituata, e il suo viso a pochissimi centimetri dal mio, mi fanno pensare a tutt'altro. Smettiamo di ridere gradualmente.

Le sue mani sono sui miei fianchi e le mie sono sul suo petto.

"Scusa" abbozzo un sorriso.

"Figurati, Bionda" mi risponde ricambiando il sorriso. È la prima volta. È la prima volta che mi accorgo di quanto sia bella. Sposto lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra senza aver idea di quello che mi sta passando per la testa. Non ragiono. È evidente che il cervello è scollegato.

Potrei farlo? Forse è meglio di no.

Me lo lascerebbe fare? Credo di no.

Lo voglio fare? In teoria non dovrei volerlo.

Ma lo voglio? Non lo so... Maca NO che non lo vuoi!

"È una.." le sussurro piano incapace di aggiungere altro.

"..Pessima idea" aggiunge lei in un sussurro.

Nel suo sguardo ritrovo la mia stessa confusione "Davvero.. davvero pessima!" aggiungo io quasi ridendo.

"Ma noi siamo famose per avere delle pessime idee" aggiunge lei ridendo a sua volta per smorzare una tensione che ormai è palpabile.

"Ora mi alzo" le dico levandomi dal suo corpo. Che cazzo è appena successo? "Scusa.. Io non so cosa.." provo a formulare una giustificazione credibile ma la verità è che non so nulla.

Si tira su, ricomponendosi "È l'adrenalina, l'alcol e la stanchezza, ci sarebbe stato qualcun'altro sarebbe stata la stessa cosa" una giustificazione credibilissima (ah si?!) e perfetta per riuscire a da questo imbarazzo.

"Hai ragione.. è così" mi appresto a confermare questa tesi per chiudere la faccenda.

Scontra l'ennesima bottiglia con la mia facendo cin: "Alla nostra, socia, abbiamo vinto.. Non parliamone più"

Ho davvero appena preso in considerazione l'idea di baciarla? No. Non può essere. Sarebbe un suicidio, come buttarsi da un aereo senza paracadute.

Devo allontanarmi, almeno per questa notte.

Rientro a passo svelto nella caravana e pesco uno dei miei vestiti dalle scollature vertiginose dall'armadio "Zule.. andiamo a festeggiare!" non è una domanda. Io andrò nel solito locale a fare le solite cose come ogni volta che chiudiamo un colpo come questo, vorrei non chiederglielo ma devo coinvolgerla come ogni sera per non evidenziare la mia improvvisa esigenza di fuggire da lei.

Alza un sopracciglio vedendomi un po' più agitata del normale "Perché così di corsa?"

"Perché ti lamenti sempre che faccio tardi e vorrei per una volta non sentirti brontolare!" scusa banale ma credibilissima conoscendoci entrambe.

Alza le spalle e si cambia anche lei, le lascio lo spazio mentre finisco il bagno per truccarmi e poi le do il cambio essendo piuttosto stretto. Nel giro di un'ora siamo fuori.

"Cercherai Pongo?" Mi chiede facendo finta di niente.

"E tu un altro senza-nome?" Le chiedo a mia volta.

"Possibile.. vedrò una volta lì" alza le spalle con la stessa superficialità di sempre ogni volta che tocchiamo questo argomento.

"Pensiamo solo a divertirci!" annuncio sicura di me.

Superiamo l'entrata con una falcata da padrone indiscusse del mondo intero, così sicure di noi da intimorire chiunque. Il solito ragazzetto mi sfila il cappotto e resta come sempre senza parole nel vedermi scoperta, facendo come al solito la figura del pesce lesso. Questa volta Zulema si astiene da qualsiasi commento ma non serve che parli, sento il suo sguardo bruciarmi sulla pelle. Entro per prima come al solito, accennando appena il movimento dei fianchi per essere più sensuale. Le nostre strade si dividono. Il mio posto è al bancone del bar, il barista Jim sta per avvicinarsi ma una presenza si palesa al mio fianco "Speravo che tornassi"

"Michael" dico accennando uno dei miei migliori sorrisi provocanti, giusto quello che ci vuole per dimenticarmi di Zulema e di tutta quella stupida storia.

"Un Long Island per questa splendida creatura e un Rum per me" ordina per entrambi, una cosa che trovo intelligente solo se conosci bene la persona che hai accanto, ed è chiaro che lui non mi conosce affatto perché stasera non voglio avere il controllo di nulla.

"No.. oggi prendo un Angelo Azzurro" lo correggo gentilmente.

"Ci vai giù pesante stasera" mi fa notare il barista.

"Sono in vena di follie" commento seducente.

Michael si fa più vicino per chiedermi in un sussurro "Sei in vena di farle in compagnia?"

"Non saprei" faccio la finta sostenuta mentre mi volto nella sua direzione per giocare con la fibbia della cintura "Pensi di essere all'altezza?"

"Tentare non nuoce" la sua mano mi sfiora la schiena scendendo sempre più in basso.

Di questo passo rischiamo di non finire nemmeno il cocktail "Allora diciamo che potremmo fare un secondo tentativo" avvicino le labbra al suo orecchio per aggiungere "Anche se devo ammettere che il primo è andato piuttosto bene.. difficile fare meglio"

Ride orgoglioso come un pavone che fa la ruota, incredibile come si beva la montagna di cazzate che gli rifilo "Accetto la sfida" mi risponde non capendo assolutamente che il mio è tutto un gioco. Una scusa. Una distrazione.

Ma la domanda è.. per quanto tempo riuscirà ancora a funzionare?

Due cuori e una caravana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora