Capitolo 16

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Mi sveglio con il rumore della pioggia che batte contro le pareti della caravana. Sento l'umidità e il fresco della pioggia da sotto le coperte. Sono ancora nel dormiveglia con gli occhi chiusi quando mi accorgo che ho la testa sul petto di Zulema. Non riesco a capire se dorme ancora e sono in dubbio se spostarmi rischiando di svegliarla o restare in quella posizione che trovo scomoda e inappropriata. Dubbiosa e pensierosa vengo interrotta dalla sua voce chiaramente sveglia e irritata "Sta ancora piovendo ma senza tuoni né fulmini, girati dall'altra parte così finalmente posso dormire in pace anche io" ovviamente mi accoglie con il solito entusiasmo.

"Cazzo che buon umore!" esclamo ridacchiando, mi strofino gli occhi e mi tiro su a sedere. Nonostante ieri notte e le sue esternazioni cerco di prenderla nella maniera più giusta e onestamente non posso non pensare al fatto che istintivamente per paura nella notte mi sono accostata senza volerlo e che lei mi ha permesso di farlo fino ad ora.

"Promemoria per me: prima di trovare una coinquilina chiedere la paure più profonde la prossima volta.. dei temporali! Porca troia.. Non potevi avere paura dei gatti?" Mi volto e incontro il suo sguardo divertito, ormai troppo sveglio e attivo per tornare a dormire.

"Lo sapevo.. lo sapevo che mi avresti preso per il culo!" Le punto il dito contro ridendo.

"Non è colpa mia se sei una bionda tonta viziata" alza le spalle e le arriva una cuscinata in faccia da parte mia.

"RIMANGIATELO!" le urlo contro ridendo.

"Non ci penso nemmeno!" Ride lei strappandomi il cuscino dalle mani "Così viziata che la prima volta ho dovuto raccontarti la favola e cullarti per farti stare calma! Bleah! Non capiterà più sappilo, questa è andata... la prossima volta ti sbatto io fuori sotto il diluvio e me ne ritorno a dormire!" Esclama continuando a ridere.

"Non oseresti" incrocio le braccia al petto fingendomi offesa.

"Vuoi scommetterci?" No. Non ci penso proprio. Effettivamente sarebbe molto alla Zulema Zahir.

"Nono.. preferisco rimanere con il dubbio" ridacchio mentre mi infilo una delle mie felpe e, alzandomi dal letto mi rendo conto conto di avere un certo languorino "Hai fame?"

"Vedi tu.. sono le tre del pomeriggio" mi informa, spalanco lo sguardo e afferro il telefono controllando velocemente se mi sta mentendo. 15 e 29.

"Sì ma stai calma" le dico consapevole che odia sentirselo dire. Si alza di scatto e mi rincorre per la caravana che saranno tre metri esagerando.

"CHE COSA HAI DETTO?!" mi urla contro. Scoppio a ridere e lei non può evitare di fare lo stesso "Macarena, cucina e stai zitta" si allontana da me, fingendosi incazzata e offesa quando dentro so che questo risveglio le è piaciuto quanto è piaciuto a me. Noi siamo così.. possiamo fingere quanto vogliamo ma purtroppo o per fortuna finisce sempre che la nostra natura affine, le parti di noi più simili, ci aiutano a ritrovarci... Anche se facciamo letteralmente di tutto per impedirlo. Mi metto ai fornelli mentre continuo a ridere.

Il resto del pomeriggio lo possiamo al tavolo, fumando una sigaretta dietro l'altra mentre, mentre la tensione per il nuovo colpo sale alle stelle come la nostra voglia di rimetterci alla prova. Un'altra gioielleria. Due telecamere. Ha fatto un paio di sopralluoghi così da sapere che c'è solo una guardia all'ingresso e la commessa è nuova, giovane e inesperta. Faremo in modo che funzioni.

Arriva notte fonda ma io sono sveglissima. Così sveglia da voler uscire questa sera e distrarmi dal piano e da Zulema. Mi vesto come sempre da urlo e mi trucco meglio di tutte le altre sere, voglio essere al top del top perché è da un po' che non faccio follie. La cicatrice sulla gamba è visibile ma fa molto bad girl, mi piace perché è una ferita legata a una serie di ricordi che comunque mi porterò con me per sempre, un segno che ha una storia.

Faccio per afferrare il cappotto dall'armadio che.. "E ora dove cazzo vai?" La sua voce mi fa sussultare, pensavo che fosse fuori a fumare una sigaretta adesso che ha smesso di piovere.

"Esco.. è un problema?" Mi infilo il cappotto e resto in ascolto parecchio interessata a quello che vuole dirmi.

"Domani c'è il colpo" mi ricorda.

Prendo la borsetta e il telefono "Lo so"

"Devo ricordarti cosa è successo l'ultima volta?" Mi chiede come se fosse una madre severa che sgrida la figlia adolescente ribelle.

"Hai detto che questa volta niente andrà storto" le ricordo le sue parole mentre sto per superarla per uscire.

"Se entrambe resteremo concentrate" mi ricorda giudicante.

"Oh mio Dio, come sei pesante!" Esclamo sulla porta "Senti.. Non farmi la paternale" le dico molto superficialmente "Torno presto"

"Non prenderai la mia auto, puoi andare a piedi" dice come se volesse in qualche modo complicarmi le cose al fine di scoraggiarmi completamente.

Le sorrido falsamente comprensiva "Come vuoi" mi volto e me ne vado.

Quello che succede nelle ore successive è facilmente intuibile. Locale. Michael. Auto di Michael.

Michael è bravo. Parla troppo ma so zittirlo facilmente. È accondiscendente al limite della decenza. Eppure... Qualcosa manca. Non è più come prima. Sembra che non sappia più toccare le corde giuste. O sono io quella che è diversa. Sono andata con lui nella speranza di staccare la spina e mi ritrovo con il doppio dei pensieri che mi tormentano. La verità, quella più profonda e fastidiosa, è che non erano le sue mani che volevo su di me. Me ne sono accorta nell'istante in cui mi ha sfiorata: la mia pelle non è andata a fuoco e il mio corpo non si è perso totalmente sotto il suo controllo. Non mi fa andare fuori di testa, non mi fa impazzire. Non mi fa sentire come se non volessi altro.

E con questa consapevolezza ne arriva immediatamente un'altra, c'è una parte.. chissà quale e quanto importante.. che vuole Zulema, la persona più egoista e superficiale che conosca, sapendo già che alla prima occasione mi schiaccerà. Se scelgo di percorrere questa strada io so perfettamente che mi distruggerà, in parte lo sta già facendo adesso nella sua totale ignoranza.

Molte cose per me non hanno alcun senso: l'attrazione che ho per lei, ciò che ha significato quella notte, quanto conta lei per me e quanto invece conto io per lei... Solo una cosa so per certo: devo lottare contro questa voglia irrefrenabile di commettere ancora quell'errore e devo vincere ad ogni costo.

Rientro a casa alle tre del mattino, Michael ha insistito tanto nell'accompagnarmi tanto che ci siamo divertiti più del solito. Dopo un po' tutti quei pensieri sono svaniti, li ho zittiti. Mi sono aggrappata a lui con le unghie e con i denti per sfuggire da Lei, per il momento sembra che funzioni.
Scendo dall'auto dopo aver baciato insistentemente il ragazzo-ancora nell'auto. Sono brilla ma ancora conscia di quello che mi circonda. Vado verso la caravana mentre sento la sua macchina allontanarsi.

Zulema esce sbattendo la porta con lo sguardo puntato sui fari in lontananza "È uno scherzo?" Mi dice irritata come non la vedevo dalla sparatoria.

Non so perché ma ho la sensazione che non riuscirò ad andare a dormire senza prima aver discusso con lei.

Due cuori e una caravana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora