Max si trovava nell'ufficio della preside da un tempo infinito, almeno per lei.
Continuava a battere il piede sul pavimento desiderando di correre e andare il più possibile lontano da quella scuola.«Maxine, mi stai ascoltando?» le chiese la preside.
La ragazza annuì, anche se non era vero.
Non le importava nulla di quello che avesse da dirle quella donna. Sua sorella era morta, probabilmente per una negligenza da parte di quella che dovrebbe essere un'istituzione nella scuola e che invece non aveva fatto nulla per proteggere i suoi studenti.
«Tua madre mi ha detto che vai in terapia»
«Andavo. Non ci vado più»
«E come mai?»
«Non stavo migliorando»
La donna sospirò profondamente «Sappi che abbiamo una psicologa molto brava anche qui, perché non le dai una chance?»
«Ci penserò» non era vero neanche quello. Non aveva bisogno di pensarci, non ci sarebbe andata nemmeno sotto tortura.
La preside annuì «Per questa volta passi, ma se vedo una sceneggiata del genere sarò costretta a prendere seri provvedimenti»
«Non succederà più»
«Non sto scherzando, Max. Sarò costretta ad espellerti»
Quando la preside finalmente la congedò, Max uscì di corsa dal suo ufficio e si diresse verso il suo armadietto. Sentiva lo sguardo dei suoi compagni addosso come se di colpo le fossero spuntate altre due teste e lei non se ne fosse ancora accorta. La gente la fissava di continuo, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Erano ormai mesi che ovunque andasse sentiva gli occhi dei curiosi addosso.
Una mano le toccò la spalla e quando si girò i suoi occhi incontrarono quelli cristallini di JJ.
Non erano stati così vicini nello stesso posto dal giorno in cui avevano litigato e lei si era definitivamente allontanata dal ragazzo e dal loro gruppo di amici. Per quanto facesse la dura all'esterno, quei ragazzi le mancavano. JJ le mancava.
«Volevo sapere come stavi» ruppe il silenzio il ragazzo davanti a lei.
Max fece spallucce, ma rimase in silenzio senza sapere cosa dire.
«Non sei cambiata poi molto» continuò il ragazzo. Max era sempre stata energica e aveva sempre lottato per le ingiustizie. Gli studenti le avevano più volte chiesto di candidarsi come rappresentante, ma a lei di fare politica non importava un bel niente.
«Ascolta, Max, ci manchi. Mi manchi. Perché non vieni con me a casa di John dopo scuola? Ci vediamo tutti lì, sarebbero felici di riaverti indietro»
«JJ, ma...» non seppe come continuare e gli occhi del suo amico si intristirono.
«So quello che provi, va bene?» iniziò il ragazzo «Quando ho perso la mamma... Ascolta, hai tempo fino alla fine delle lezioni per darmi una risposta. Ci vediamo... spero»
Max si avviò verso la lezione di chimica. No, JJ non sapeva quello che provava lei. Sua madre era malata, lui aveva avuto tutto il tempo per metabolizzare l'idea. Certo, è un dolore enorme perdere un genitore, pensava, ma perdere la propria sorella in un incendio che poteva essere tranquillamente evitato era su un altro piano.
Si sedette nel primo banco che trovò libero. Accanto a lei sedeva una ragazza dai lunghi capelli corvini e con indosso la divisa da cheerleader. Katy Davis era tranquilla per essere una delle più popolari della scuola, ma di sicuro non spiccava per simpatia. Però nutriva un certo rispetto per lei, soprattutto perché condividevano un dolore comune.
La squadrò da capo a piedi e Max sentì un lieve disagio prima di mandarla silenziosamente a quel paese.
La lezione iniziò e Max passò la maggior parte del tempo a prendere appunti.
Sentì lo sguardo di Katy addosso e sussurrando le chiese «Finito di fissarmi?»
La cheerleader trasalì per essere stata beccata «Sei stata grande poco fa»
Max si girò a guardarla. Katy Davis che le faceva un complimento?
La cheerleader assottigliò le labbra e sussurrando disse «Lo penso anch'io. Mia madre non è morta in un incidente.»
La madre di Katy era un'insegnante di inglese ed era tra le cinque vittime dell'incendio.
«La mia domanda è: pensi veramente che c'entri la Meyers o c'è un piromane a piede libero?»
«Perché me lo chiedi?»
«Voglio sapere se sei intenzionata a capire cos'è successo quel giorno, perché credimi io andrò in fondo a questa faccenda»
L'insegnante le zittì dalla cattedra e Max restò immobile a fissare la ragazza davanti a sé.
Quando finalmente suonò la campanella, Max uscì di corsa da quell'aula. La conversazione con la cheerleader l'aveva destabilizzata. Perché Katy le aveva detto una cosa del genere, che cosa aveva in mente?
Il suo flusso di pensieri venne interrotto da una voce che conosceva fin troppo bene. Sarah Cameron l'aveva raggiunta in mezzo al corridoio e la guardava come un cervo fissa i fari di un'auto in corsa.
«Max, ciao»
La ragazza rispose con un piccolo sorriso e poi riprese a camminare seguita dalla bionda.
«Come stai?» continuò quest'ultima senza capire che Max non era proprio in vena di fare conversazione.
«Sai, oggi ci si può cominciare ad iscrivere alle elezioni, mi chiedevo se...»
Max la fermò con un gesto della mano «Se ti riferisci alla mia scenata di prima, sta tranquilla, non l'ho fatto per farmi votare. Sai già che non mi interessa»
Sarah annuì debolmente, poi le disse «Mi dispiace molto, Max, per tutto. Spero che tu sappia che siamo qui per te, quando ti sentirai di tornare»
Si fermò in mezzo al corridoio e fece voltare Max verso di lei «Non devi più stare da sola se non vuoi»
Le regalò un sorriso timido e si allontanò, lasciando Maxine con uno sguardo confuso dipinto sul viso.
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Play with fire || Rafe Cameron
FanfictionL'intera cittadina di Kildare viene scossa da un terribile incendio che ha ucciso ben cinque persone. Per Maxine Wether, che ha perso in questo modo la sorella Tara, quell'incendio non sembra avere nulla di accidentale. Le cose inizieranno a farsi...