[ 𝚜𝚎𝚟𝚎𝚗𝚝𝚎𝚎𝚗: 𝚍𝚘𝚕𝚘𝚛𝚎 ]

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Erano le cinque e mezza.
Ormai Namjoon e Jimin avevano già raggiunto la villa di Jin, ma di Jungkook non ce n'era traccia.

- io mi sto preoccupando - disse Jimin uscendo dalla piscina, seguito da Yoongi.

Certo, all'inizio un po' tutti avevano lasciato perdere il leggero ritardo del minore e fecero ciò che volevano; per esempio Jin stava spiegando a Hoseok quanto fosse bello(Jin), inaspettatamente Taehyung e Namjoon si ritrovarono a giocare a carte mentre Yoongi e Jimin si erano fatti un bagno in piscina. Ma adesso era passato un po' di tempo e il blu aveva deciso di dare voce ai suoi pensieri.

Anche Namjoon era preoccupato ma cercò di tranquillizzare Jimin: - tranquillo, sappiamo com'è Jungkook, forse si è addormentato, forse è sul bus per venire qui, o forse si è addormentato sul bus...provo a chiamarlo. -
Disse quindi per poi prendere il telefono.

Partì il primo squillo.

Jungkook era ancora dolorante seduto a terra. La testa era appoggiata all'indietro sul muro mentre provava a ritornare a respirare regolarmente.
Aveva praticamente subito l'inferno, e non importava il fatto che era andata avanti per più di mezz'ora o per cinque minuti, il dolore che in quel momento provava era qualcosa di indescrivibile.

Sentì il telefono squillare. Avrebbe tanto voluto prenderlo e rispondere, perché per intuizione aveva già capito che lo stava chiamando Jimin o Namjoon, ma provava un dolore così immenso che anche solo allungare il braccio faceva male.

Eppure doveva smuoversi o i ragazzi si sarebbero insospettiti.

Si mise quindi a quattro zampe ed iniziò a gattonare verso l'uscita di quella stradina deserta.

Le gambe gli facevano male, come il resto del corpo, ma si sforzò di andare avanti.

Quando ne fu fuori, si aggrappò ad un palo della luce per mettersi in piedi. Fortunatamente era estate e quindi c'era ancora la luce solare. Se fosse stato inverno sarebbe proprio stata una bella merda.

Gemette dolorosamente quando iniziò a camminare, rendendosi conto che era zoppo.

Lentamente e dolorosamente raggiunse il bar più vicino. Quando vi entrò il barista corse verso di lui vedendo le sue gravi condizioni e lo aiutò a sedersi. Subito dopo gli portò del ghiacico. - Grazie, anche se non credo che servirà a molto... - sussurrò Jungkook posizionandosi il ghiaccio in una delle tante erite che si nascondevano sotto la sua maglia.

- amico...sei ridotto male, chi ti ha conciato così? - chiese il tizio dietro al bancone.

Jungkook non ne aveva proprio voglia di parlarne, e per sua fortuna proprio in quell'istante una cliente entrò perciò il barista si dovette dedicare a lei.

Si sforzò come potè ad opprimere le lacrime che stavano minacciando di uscire. Perché lui era un ragazzo e i ragazzi non piangevano mai...così avevano detto i tre ragazzi di poco prima.

Il telefono squillò dinuovo, e lui dinuovo lo ignorò. Si sentiva in colpa ad ignorare i suoi hyung in quel modo, e ciò non andava bene...dolore fisico+sensi di colpa non andavano mai bene insieme.

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Mezz'ora dopo lasciò il bar decidendosi a raggiungere i suoi amici e il ragazzo del bar lo aveva accompagnato fuori.

Quando il taxi di Jungkook arrivò, egli sussurrò un 'grazie' verso l'altro.
- ehi non ringraziarmi nemmeno...spero ti rimetta presto - gli rispose lui, aiutandolo ad entrare nel taxi.

Jungkook gli sorrise flebilmente e poi disse al taxista dov'è che doveva andare.

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𝗖𝗼𝗻𝗾𝘂𝗶𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 ✓ | тαєggυк Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora