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"Non c'è peggiore punto debole dell'amore."

Aviram

Aviram

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Aviram... sembrava proprio il tipo d'uomo che mi avrebbe costretto a osservare ogni suo minimo movimento.

Piombai in una scena...

Mi trovavo legato a una sedia, gambe e braccia totalmente immobilizzate, la bocca era bloccata da una corda di spine magiche.
La conoscevo bene quella corda, l'avevo usata spesso per infliggere torture.

Ero solo, rinchiuso e legato in una stanza sotterranea. Se stanza si poteva definire.
Nessuna finestra, nessuna sbarra.
Solo una porta in ferro battuto.
Tutta la stanza era avvolta dalle tenebre e dalla sporcizia.
Oltre alla sedia non c'era nulla.
Sentii dei rumori. Dei passi. Il calpestio di scarpe che incontravano il pavimento e provocavano dei tonfi.
Erano quasi impercettibili, ma pian piano diventavano udibili. Sempre di più.

La porta si aprì, entrò proprio l'uomo che iniziava a mettermi in allerta. Aviram.
Chiuse la porta, e mi guardò con fare sinistro.
A passo svelto, si avvicinò a me, nei suoi occhi grigi stava ardento la follia.

Ero al posto di Solas, stavo vedendo quello che aveva visto lui dai suoi occhi, stavo udendo quello che aveva sentito lui.

«Oh, hai perfino un aspetto peggiore dell'ultima volta...», derise, sardonicamente, sghignazzando.

«...È un segno che ho fatto un buon lavoro, no?».

Sembrava un pazzo squilibrato.
E non per il suo modo strambo di vestirsi e di camminare dondolando... ma per quello che si celava dentro quel singolo individuo.

In tutti questi secoli, ne avevo incontrate di persone. Poche mi avevano lasciato qualcosa, e ancora meno mi avevano fatto venire i brividi come questo individuo di cui sapevo praticamente solo il nome.

«Su, Solas, ti sono mancato? Ti sono mancato in questi giorni di assenza?». Lo schernì con un cipiglio sadico e una risatina folle.

Aviram afferrò da dietro la testa di Solas la corda di spine e la tirò forte, sgorgò sangue e potei immaginare il dolore che aveva provato Solas.

«Ti impedirò di parlare per tutto il resto della tua vita se non ti deciderai a parlare», lo minacciò. Tirò ancora la corda, e la sua espressione crudele divenne ancora peggiore.

«Però potrei fare ancora meglio di così...». Ghignò.

«Forse potrei tagliarti la lingua, dubito che poi riusciresti a parlare». Sorrise perfido.

Wicked or GodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora