Wicked or Gods

23

"Piangi e disperati, se ti fa sentire meglio, ma non farlo per tentare di ottenere la loro compassione. Loro godono quando soffri. Loro si nutrono della tua sofferenza. Non dare loro questa soddisfazione."

Cassian Amon

Quanto tempo è passato?
Dove sono quei mostri spietati?
Dove sono io, specialmente?
Non riesco a vedere bene...
Per quanto tempo sono rimasta incosciente?
Per quanto tempo sono stata senza bere e mangiare?
Lo stomaco si sta torcendo dalla fame e sento ogni brontolio. Ho la gola arida e ho un bisogno disperato di idratarmi.

«Sembra essersi ripresa. È di nuovo cosciente», notò una voce maschile, sinistra e tenebrosa. A chi apparteneva?
Non mi sembrava di averla mai udita.
Era totalmente estranea.

«Signor Sanedicus, allora, possiamo proseguire?», chiese una voce a me già nota. Era la voce femminile di Nesryn, Shisquis, o come diavolo si chiamava.
Proseguire cosa?
Cosa avevano intenzione di fare?
Provai a dimenarmi, a muovere il mio corpo anche minimamente, ma nulla da fare, ero come paralizzata. Il corpo non rispondeva alla mia mente. Non ascoltava i comandi che gli stavo dando.

«Non ancora. La prego di pazientare. Stiamo per assistere a uno spettacolo fenomenale. Resti a guardare». La voce ferma e cupa di quell'uomo che sembrava essere parecchio anziano, di certo, mi fece rabbrividire. Non stavo capendo di cosa stessero parlando.

«Non voglio assistere a nulla di diverso di quanto le è stato incaricato. Lei è un dottore del sangue, giusto? Deve solo dividere l'esistenza di quella ragazza da quella della nostra vecchia conoscenza. La prego di attenersi agli accordi, signor Sanedicus», disse Nesryn.

Sentii dei passi, man mano si facevano sempre più vicini.
«Nes», esordì una voce familiare, piena di dolore e sofferenza allo stato brado.
Poi udii un frastuono. Un corpo che capitolava al suolo con uno schianto brusco. Sentii il rumore della carne dilaniarsi, aprirsi sotto il passaggio di lame affilate e le urla di dolore furono una conseguenza inevitabile. Navier. Era la sua voce. Stava implorando una tregua. Una morte rapida.
Chi lo stava aggredendo?

«Sorpresa!», sbottò una voce maschile, entusiasta e divertita come fosse un pazzo psicopatico. E io lo conoscevo, quel pazzo. Un'altra stilettata. Un'altra pugnalata. Il rumore della lama che trafiggeva la pelle di quella creatura mi fece trasalire.

«Ci si rivede, Nesryn», disse, beffardo. Era... era Cassian.

«Tu... cosa diavolo...», sbottò Nesryn, funesta e sbigottita. Sentii il rumore delle sue scarpe rialzate, i ciottoli strusciare sotto le sue suole, producendo suoni striduli.