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⚠️ATTENZIONE⚠️

Questo capitolo contiene scene esplicite di violenza e abuso. Non proseguite la lettura se siete sensibili a queste tematiche.

Buona lettura🖤











"Il sogno è l'ultima notizia che possiedo di te."

Franz Kafka

Perché?Perché a me?Io cosa ho a che fare con questo schifo?Perché mi sta succedendo questo?

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Perché?
Perché a me?
Io cosa ho a che fare con questo schifo?
Perché mi sta succedendo questo?

Non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi desiderosa di offuscare la mia mente e il mio cuore che sentivo in procinto di spezzarsi da un momento all'altro. Non avrei mai nemmeno lontanamente immaginato che mi sarei ritrovata completamente immobilizzata, guardata senza il mio permesso, toccata controvoglia, da mani putride e da lame affilate, che aprivano nuove ferite sul mio corpo e ne riaprivano di vecchie nel mio cuore che batteva a stento, o perlomeno io non riuscivo a sentirlo. Ero troppo debole e la mia attenzione era focalizzata su Levithen, che mi stava straziando l'anima con quel pugnale, lo stesso che aveva usato per pugnalare Ares, supposi. Mi sentii privata di ogni libertà e spogliata di ogni scelta.

Era la quarta volta, o quinta, che avevo perso i sensi per poi risvegliarmi dall'incubo che infestava i miei sogni e passare a una realtà ancora più terrificante e dolorosa. Avevo perso il conto delle volte, non ero certa di quanto tempo fosse trascorso. Mi ricordavo a malapena chi fossi ogni singola volta che quella lama affusolata mi lambiva la carne straziata e sfregiata. L'odore pungente, troppo intenso e metallico del sangue era diventato usuale e quasi non lo percepivo più come invasivo. Mi ero abituata, o meglio, solo il mio olfatto lo aveva fatto. Il resto del mio corpo non parve abituarsi mai. Desiderai ripetutamente di morire, di cadere in un sonno privo di risveglio quando la lama mi apriva in due di dolore e mi sporcava di vermiglio. Sognai a occhi aperti di scappare, che provai a chiudere, ma i miei aguzzini volevano che li tenessi ben aperti, volevano che incamerassi bene i loro volti che a furia di susseguirsi nella mia mente adesso vedevo distorti. Ma ero io a sentirmi così. Distorta. Corrotta. Sporca. Sbagliata. Rotta. Stanca.
Volevo solo spegnere i miei pensieri.

Al primo taglio, al primo affondo di quella lama della tortura sulla mia pelle e ai primi sfioramenti delle loro sudicie mani sulla mia carne lercia, avevo pensato a Orias, avevo implorato il suo aiuto come mai prima d'ora, cercando di creare una connessione, tramite il Sigillo, se ancora esisteva. Forse la presenza di un'altra esistenza nel mio corpo impediva di creare un collegamento, ma quando la quarta pugnalata arrivò ancora più brusca, facendomi perdere i sensi, oltre a innumerevoli dosi di sangue, al risveglio smisi di supplicare Orias, di sperare nel Sigillo, e di supplicare l'aiuto di un Dio che probabilmente neppure esisteva, oppure, se esisteva davvero, presumibilmente non dovevo essergli simpatica. Avevo il vuoto nella mente. Il buio.

Wicked or GodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora