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"Mi guardi e mi parli
La tua voce risuona nei miei sbagli,
Mi perdo e mi perdi
Ma quando ti guardo mi crei voragini
Nel petto e nelle carni,
Eppure so già che non ci saranno finali
Per due come noi
Amorali e così sbagliati
Per riuscire a controllarsi e amarsi
Senza ferirsi e incidersi tagli."

Ayane-Sensei

Ayane-Sensei

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Vuoto.

Mi sentivo vuota dentro, ogni giorno sempre di più, come se la vacuità che mi aveva permeato l'anima, si espandesse a macchia d'olio, fino a divenire una chiazza irrimediabile e non lavabile. Il tempo correva veloce, non arrestava la sua corsa funesta per niente e nessuno, e io mi sentivo lasciata indietro e dimenticata da tutti.

Non provavo più niente. Solo... la sensazione più terrificante. Il nulla. Il nulla cosmico si era impadronito del mio spettro di emozioni e non aveva intenzione di restituirmelo indietro. Non provavo più nulla. Ero solo stanca, annoiata, spossata da una vita che non sentivo più mia e che non volevo più vivere.

Come si può vivere in un corpo che a malapena senti tuo?

Questa domanda si ripeteva in loop nella mia mente sempre distratta da quello che mi circondava. Vivere a casa di Cassian e Ayla era strano, una cosa che non avrei mai creduto di fare, eppure... la vita è imprevedibile.

Ero ferma in camera da letto, lo sguardo smarrito in un punto casuale della stanza che non sentivo mia. I miei occhi erano pesanti, ma non cadde più nessuna lacrima. Ero difettosa. Anche piangere adesso mi risultava difficile. Forse avevo pianto troppo, e le lacrime si erano esaurite.

Come si può vivere una vita che ti si stringe alla gola come un cappio?

Come si può vivere una vita che è un continuo circolo di sofferenza e delusione?

Come si può continuare a sopravvivere, quando tutti cercano di mandarti a fondo, nei più foschi abissi?

Il tempo continuava a scorrere incessante, instancabile, e inarrestabile. Il mondo continuava a muoversi, ma il mio mondo aveva cessato di esistere da un bel po'. Non mi sentivo più io, nella mia stessa pelle, io mi sentivo di troppo. Una maledetta estranea perfino nel mio corpo. Nella mia vita.

La ragione che ti teneva ancorata alla vita, spesso, diventava vana, e non era più sufficiente. Spesso, invece, perdevi la ragione per continuare. Io avevo perso tutto, e non avevo la benché minima idea di dove partire per riprendermi tutto, se non sapevo neanche rimettere insieme i pezzi sparpagliati e frammentati della mia persona.

Come posso ritrovare un senso a quello che mi circorda, se non riesco a darne uno nemmeno a me stessa?

Spesso, tutto quello che hai di più caro nella tua mera esistenza ti viene brutalmente strappato via, senza esitazione, senza preoccuparsi del dolore che avrebbero causato al tuo cuore, alla tua anima. Ti strappavano tutto di dosso, non solo i vestiti. Mostri come quelli, ti strappavano l'anima e la sfregiavano con le loro lame e la facevano marcire con le loro mani cosparse di marciume.

Wicked or GodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora