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"Siamo persi nell'abisso,
I nostri peccati gravano
Sulle spalle e sul petto,
Ci trainano a fondo,
Non si scorge il cielo lindo,
Nubi ammantano la tela del mondo,
La macchia del peccato colora il paesaggio."

Ayane-Sensei

Delle volte, il mondo sembra inghiottire ogni cosa, senza farlo realmente, eppure, il sentore era quello

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Delle volte, il mondo sembra inghiottire ogni cosa, senza farlo realmente, eppure, il sentore era quello. Io mi percepivo come intrappolata tra le fauci di cerbero, lottando per proseguire la mia vita, essendo conscia che oramai ero già stata condannata. Mi sentivo addosso un fardello, sul petto. Faticavo a respirare e mi sembrava di essere stata masticata da tutte le bocche di cerbero, tre, che non erano affatto poche. Per poi essere sputata. Ero spossata, sia mentalmente che fisicamente, e a stento riconoscevo il mio corpo come mio.

Provavo una sensazione di estraniazione persino dalla mia stessa persona, come se d'un tratto, quello che ero stata prima fosse mutato e stravolto in qualcosa di nuovo, eppure, quel nuovo si era generato grazie alla versione di me stessa precedente, tuttavia, sembrava così... diversa. Così diversa da risultare surreale. I comportamenti si modificano, anche il modo di vedere le persone, il mondo intero, si modifica.

Era passato un giorno da quando mi ero riappropriata del mio corpo, tuttavia ancora non avevo capito come avevo fatto, ma non mi sarei fatta sfuggire questa succulenta occasione per tornare alla mia vita, o perlomeno tentare di farlo. Per ricreare il mio mondo.
Ares, o come diavolo si chiamava, mi stava scrutando con un cipiglio di allarme dipinto sul volto troppo simile a quello di Orias, il che mi infastidiva e rendeva tesa come una corda di violino al tempo stesso.
«Sei pallida...», constatò, analizzando la mia figura e fissando lo sguardo sul mio volto angustiato.
«Sicura di stare bene?», domandò, premuroso.

Sorrisi lieve e dolcemente, tentando di rassicurarlo e di rassicurare me stessa che non sarei stata colta con le mani nel sacco. O meglio, con la mia essenza nel mio corpo quando in questo momento dovrebbe esserci quella della Dea Luna.

«Sì, sto bene», risposi, pacata.
«È solo un po' di stanchezza. Questo non è il mio corpo... è diverso», recitai, tentando di immaginare le differenze tra questo corpo e quello della Dea Luna.

Lui sollevò un lembo della sua bocca che mi fece pensare all'incredibile somiglianza con Orias e mi fece accendere una fiamma nel petto. Faticavo a mantenere la mia mente realmente mia. Man mano che passava il tempo, la voce della Dea Luna tentava di emergere in superficie, e il mio mal di testa cresceva a dismisura.

«Passerà. Ti abituerai, e non resterai in questo corpo a lungo. Dobbiamo arrivare alla Dimensione Exilium per recuperare il mio vero corpo e Shisquis, poi riavremo i nostri corpi», disse e quasi soffocai con la saliva al sentire quelle parole.

Cosa sarebbe accaduto al mio corpo?
E chi diavolo era Shisquis?
Non ero sicura di volerlo effettivamente sapere, tuttavia, la curiosità si espandeva a macchia d'olio nelle mie vene e pulsava sottopelle.

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