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"La senti la tua coscienza bussare alla porta dei ricordi?"

Ayane-Sensei

Spesso si è già morti dentro ancor prima di soccombere al destino

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Spesso si è già morti dentro ancor prima di soccombere al destino. Al inconfutabile fato che ti branca con impeto, strappandoti da ove volevi essere, portandoti sul lastrico, e mentre brulicavi incerto, tutto dentro di te aveva già perso luminescenza. E quando tutto si offusca, non vedi più luce, la speranza sfuma via, ed è lì che tutto di te muore. Non serve morire con il corpo per essere morti, basta non avere più speranza.

Quando tutto iniziava a offuscarsi, a malapena eri cosciente di quella luce che balenava in lontananza, divenendo sempre più distante dal tuo sguardo vacuo, stanco, privo di ogni forza.

Aviram mi fece rovinare al suolo, con fare brusco e al tempo stesso attento a non ferirmi. Non che gli importasse di me, era solo perché gli serviva che fossi integra, per il raggiungimento dei suoi piani.

Nesryn stava appiccicata ad Angelina, tenendola d'occhio. Le stava esaminando le ferite quando Aviram si avvicinò a loro, e Angelina trasalì, con un moto di paura che si palesava sul suo viso e nel suo sguardo svuotato di ogni vaga e inutile speranza.

La vita, spesso, sapeva essere crudele. Ti toglieva il respiro, privandoti di ogni sprazzo di colore che rasserenava una mera esistenza ottenebrata.
«Nesryn, non pensarci nemmeno», ammonì Aviram, sprezzante e ordinando alla sua collega di non provare ad attutire il dolore che stava provando Angelina.

«Non ci stavo pensando», virò lei, palesemente mentendo.

Io intanto tentavo di capire dove fossi finita. Eravamo stati inghiottiti all'interno di una grotta, poi ci eravamo addentrati verso un passaggio che somigliava alle fauci di un pitone.

E adesso, i miei occhi vennero calamitati da un portone dalla forma circolare, con geroglifici che raffiguravano qualche strano mito del mondo oscuro, presumibilmente. Il marchio della mezzaluna era presente al centro della porta, una mezzaluna in argento e tutt'intorno vi erano serpi con la testina protesa in alto, come in adorazione della Dea delle tenebre e della Luna. Oltre i serpenti vi erano fiori dalle corolle argentee, con il gambo cosparso di spine appuntite, simili alle rose ma diverse al tempo stesso. Tra i petali vi erano conficcati degli aculei che richiamavano vagamente le spine sul gambo, gli aculei erano cosparsi di un rosso scarlatto e sembrava quasi sangue. Infine, per finire la rappresentazione vi era sottostante una apertura del terreno che lo divideva in due, un burrone, e i fiori e le serpi si protendevano dalle due sporgenze del terreno, pronti a scivolare nel vuoto.

«La battaglia finale...», borbottò Nesryn, rapita da quei geroglifici incisi nella porta dalla forma circolare.

«Sì», rispose Aviram.
«Questa porta rappresenta l'ultima battaglia, quella che ha prosciugato l'esistenza della nostra Dea Luna», sospirò assorto.

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