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Sto mettendo un BOX ANONIMO su ig per fare due chiacchiere e se avete domande, teorie e cose varie, vi aspetto 🖤



"Chi ama, crede nell'impossibile."

Elizabeth Barett Browning

Nel corso della mia esistenza, ne avevo sperimentate molte, era raro che mi sentissi

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Nel corso della mia esistenza, ne avevo sperimentate molte, era raro che mi sentissi... stremata. Eppure, questa situazione mi spossava e rendeva inquieta. Mi sentivo come se qualcosa stesse per mutare in me, una forza ignota che premeva per far soccombere sia me che la stessa ragazza che ospitava la mia essenza. Supponevo che quella stessa energia fosse generata dall'essenza di quella ragazza, del resto, essendo un Excitatios, aveva il sangue condannato ma carico di energia, di un potere in grado di estinguere il respiro oltre che riportare in vita. Immaginavo che prima o poi, questo potere che mi sentivo ribollire sottopelle, sarebbe esploso e avrebbe distrutto sia me che quella ragazza.

«Sono tornato», esordì la voce di Ares. Lo scorsi varcare la soglia, innalzò il capo e scrutò il soffitto costellato di fili alabastro che si intrecciavano formando ragnatele fitte che si fondevano alla muffa che si aggrappava alle pareti scure e velate di sporcizia.

«Ben tornato», dissi, avvicinandomi alla sua figura monumentale e presa ad osservare minuziosamente le mura che ci ospitavano. Mi rivolse un sorriso e mi guardò calorosamente. Uno sguardo che vedevo poco sul suo volto. Ares non sorrideva molto e tantomeno aveva un'espressione calorosa su quel viso dai tratti arcigni. Eppure, adesso mi stava guardando con calore e con un sorriso confortante che mi fece battere il cuore incessantemente.

«Presto...», si interruppe, scrutando nuovamente lo spazio che ci proteggeva dal mondo esterno, uno spazio malconcio eppure l'unico che riusciva a occultarci. Prese fiato e proseguì, «... ti porterò in un luogo più accogliente».

«Questa dimora abbandonata... per adesso è il luogo più sicuro in cui rifugiarsi. Ti ricordi della Dimensione Exilium?», mi chiese lui, la voce profonda e gremita di una preoccupazione velata.

Annuii, consapevole.
Voleva... no, impossibile.
Era lì che voleva dirigersi?
Era folle, ma la follia era parte di lui, quindi mi sentii come se la risposta fosse ovvia. La risposta era lampante, eppure non mi importava. Lo avrei seguito ovunque e sapevo che anche lui mi avrebbe seguita a sua volta. Alla fine... eravamo sempre io e lui. Nonostante tutto insieme. Contro le intemperie del mondo e la crudeltà delle persone. Appesantiscono le nostre esistenze, e noi tentiamo di alleggerire il fardello sulle nostre spalle come sappiamo farlo.
«Sì», sbiascicai.

«È il luogo dove sono stato rinchiuso per secoli...», rivelò. Mi guardò tetro, come se qualcosa di gravoso gli ammantasse lo sguardo e incupisse i pensieri.

Wicked or GodsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora