Natalia

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Guardo da lontano Aidan e il prete finire le ultime cose da firmare che avevano già stampato. Ora devo solo avvicinarmi, mettere delle firme e fare una piccola cerimonia, ma anche se non la facciamo non cambia nulla per me.

Odio queste formalità, voglio solo sposarmi e avere i soldi, lui avrà una ragazza ed io sarò milionaria o addirittura miliardaria. Non so quanto sia il suo patrimonio, come viva o qual è il suo carattere.

Voglio solo vivere bene senza dover lottare per la sopravvivenza e dare soldi a mio fratello Kirill, che è più piccolo di me, ha sedici anni e vive in una casa affidataria. Kirill non parla bene la lingua, a differenza mia si sente che le sue origini sono russe, mentre io non ho un minimo accento.

«Natalia, le carte sono pronte.» Aidan sorride, la prima volta che lo vedo sorridere seriamente, è strano, ma mi piace, pensavo fosse tutto serioso, invece no.

Quando mi avvicino a loro, vedo subito la firma del mio futuro marito, poi accanto lo spazio vuoto.
Sento il mio corpo tremare, l'ansia salire, è il primo passo, pochi giorni dopo avremo altre carte per consolidare il matrimonio e renderlo a tutti gli effetti un matrimonio legale, anche se lui non ha nulla di ciò.

«Allora? Ci stai ripensando?» chiede l'uomo mentre si avvicina con il foglio. Forse sto pensando troppo, ho paura di come potrebbe trattarmi. Molte lo hanno lasciato; lui è un assassino e lo ha detto senza problemi. Chissà cosa potrebbe farmi, cosa mi aspetta il futuro con lui.

Firmo senza pensarci ulteriormente e capisco che ormai è fatta. Manca solo il comune, o qualcuno che certificasse l'autenticità dei fogli appena firmati.

«Natalia, ora sei mia moglie, dobbiamo festeggiare», dice Aidan. Festeggiare? Vuole davvero festeggiare? No. Mi rifiuto.

Vedo il prete andarsene, lasciandomi sola con Aidan. Inizialmente questa situazione mi metteva paura, ansia, ma ora sto bene. Sono calma, non ho timore, ho solo una leggera preoccupazione.

Vedo Aidan sedersi sulla poltrona senza dire nulla. Credo che abbia capito che non sono felice dell'unione. Non voglio nessun tipo di affetto da lui, voglio solo stare bene economicamente.

«Aidan, come facciamo? Mi dai i soldi ogni volta che ti sto vicina? Come una delle tue puttane no? Infondo sarò questo, l'accordo prevede, a me i soldi, a te l'affetto» dico con un tono freddo, cercando di nascondere la mia paura.

Il suo sguardo incrocia il mio poco dopo la mia affermazione. Si sistema meglio sulla poltrona e sospira divertito.
«Vuoi essere la mia puttana?» la sua voce è profonda, ammaliatrice, mi fa venire i brividi.

«Voglio essere tua moglie» rispondo.

«Allora non farmi adirare. Sta alle mie regole e nessuno si farà male» conclude Aidan. Annuisco e mi allontano, capendo che ciò che ho appena fatto avrà delle ripercussioni su di me.

Mi sposto nella sua stanza, lasciando Aidan da solo nel salone, e mi siedo sul letto, distendendomi poi su un fianco.

Non ricordo di essermi addormentata; appena apro gli occhi, vedo il sole che illumina la stanza. È già giorno, non ho visto la notte passare, il che è molto strano. Mi alzo dal letto e, a passo lento, vado verso la cucina, dove vedo Aidan sorseggiare un caffè. È già vestito in modo elegante, con camicia bianca, giacca azzurra e pantaloni, ma non ha le scarpe, solo dei calzini scuri.

«Buongiorno...»

«Moglie...»

Quella parola mi fa sobbalzare. È tutto reale; ieri mi sono sposata. Perché l'ho fatto? Sono così disperata da avere un uomo così al mio fianco? Un uomo pericoloso capace di farmi del male, lo stesso uomo che sta avanzando verso di me. Alza la mano e la avvicina a me, ma mi allontano di botto, avendo paura che stesse per colpirmi.

«Tranquilla, non ho intenzione di farti male, volevo solo accarezzare il tuo viso.»

Aidan abbassa lo sguardo, mentre io rimango lì ferma a pochi metri dal tavolo dove c'è un altro caffè caldo, lo si nota dal fumo che esce dalla tazza grigia, e una ciambella messa accanto su un piattino bianco.

«Non mi piacciono le ciambelle, ma grazie.» Si avvicina al tavolo e riprende a bere il suo caffè, prendendo uno dei documenti messi su di esso, ma lontano dalla bevanda scura, e inizia a leggerli facendo attenzione a non macchiarli.

«Cosa sono?»

«Fogli»

«Voglio sapere che c'è scritto.»

«Sono cose mie.»

«Dobbiamo dirci tutto.»

«Senti, sono cose di lavoro, okay? Ti ho detto che avrei messo da parte il lavoro e concentrarci sulla nostra relazione.»

«Relazione? Matrimonio vuoi dire.»

«Sì... matrimonio...» Rallenta nel parlare mentre continua a leggere i documenti nella cartella gialla.

«Che è successo? Hai letto qualcosa.»

«Sì..»

«Si tratta del locale o..» Avevo paura a chiedere, ma voglio sapere. Mi siedo subito e, mentre bevo il mio caffè, cerco di analizzare i movimenti del viso dell'uomo, e una volta finito, mangio infine la mia ciambella.

«Nulla, finisco dopo. Hai bisogno di vestiti?» Annuisco alla sua domanda mentre mangio, lui mi vede e sogghigna divertito.

«Perché ridi?» Dico con la bocca piena, non capendo il suo gesto.

«Stai mangiando una cosa che non ti piace.»

«Non si butta nulla.» Dico mettendomi sulla difensiva.

«Quindi mangi di tutto?»

«Sì, anche se qualcosa non mi piace o non ho mai mangiato, se ce l'ho davanti lo mangio.» Prendo la bottiglia d'acqua posta davanti a noi e uno dei bicchieri di plastica trasparente posizionati accanto ad essa, e ne verso un po' nel bicchiere.

«Mangeresti anche carne umana?» Stavo bevendo, ma lui non ha perso un secondo, tempismo perfetto. L'acqua che sta nella mia bocca mi è andata di traverso, facendomi tossire violentemente.

«Tutto okay? Guarda che ti stavo prendendo in giro, dai riprenditi e poi vestiti, poi metto le scarpe appena sei pronta. Se vuoi metti una mia camicia, ti stanno grandi, mettile come vestitino, e una cintura, ne ho tante nel cassetto.» Annuisco ascoltando tutto, che diamine di battuta era? Mi alzo solo quando non ho più bruciore alla gola, vado a cambiarmi nella stanza da letto, mettendo ciò che mi ha detto lui, solo dopo essermi fatta una doccia molto veloce e lavato i denti di fretta e furia, volendo sbrigarmi ed uscire subito da quell'enorme attico.

(non) siamo perfetti assieme;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora