Karina

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«Kole fa piano, cazzo!» dico con respiro corto ed ansimante. Sento nel petto il cuore che batte così velocemente quasi da sentirmi male; mi manca l'aria, la vista è appannata. Rimango ferma per due secondi per riprendermi da quelle spinte violente.

Io e Kole abbiamo avuto alti e bassi, la nostra relazione è instabile, lui mi ha usata in passato, ma lo amo nonostante tutto, oramai ci abbiamo messo una pietra sopra, sta andando bene a parte la mia gelosia.

«Sta' zitta.» dice al mio orecchio, mi afferra per i fianchi affondando le sue dita su di essi, riprendendo a muovere il bacino velocemente; ogni spinta che sento dentro me, ogni gemito, ogni brivido che provo dato da quel momento di intimità, è inebriante ed intenso. Lo amo nonostante tutte le pene che mi ha fatto passare, lui è importante per me e lo amerò per sempre.

«Kole aspetta.» il mio telefono vibra sul piano della scrivania in mogano, ma non si ferma, mi tiene salda per i fianchi, non facendomi muovere, ho solo le mani libere, così ne approfitto e lo spingo con esse, data la vicinanza dei nostri corpi avendo Kole totalmente adagiato sul mio seno prosperoso, quasi scoperto del tutto.

«KOLE CAZZO! Aidan mi sta chiamando.»

Lui si stacca con la mia spinta e si riveste velocemente, aiutando anche me alzandomi gli slip rosa in pizzo e i pantaloni lunghi ed eleganti; non sono vestita in modo consono per l'ambiente in cui lavoro, ma sono sempre stata una ragazza molto elegante e sofisticata, anche in un night club di lusso come il Vertigo.

«Pronto? Aspetta in che senso il prete?» Aidan ha chiuso subito lasciandomi senza poter chiedere di più... penso che possa centrare la ragazza che aveva chiesto di lui all'entrata, ma non credevo fosse così folle. Credo di stare per ricredermi a quanto pare.

«Grazie amore per avermi aiutata.» gli dò un bacio lento e casto, ma intenso, tanto da farmi sentire un vuoto dentro, ma è una sensazione piacevole.

«Vado da Emily.»

«Per forza? Non puoi venire con me invece di stare con le troie?»

«Conosci il mio lavoro, sono single per tutti.»

«Odio il tuo lavoro.» dico seccata

«Lo so, ma a me piace, tutte mi vogliono.»

«Vaffanculo Kole. Vado da Aidan.»

«Ma che voleva?» chiede curioso

«Tu va dalle altre. Non ti importa di ciò che faccio con lui. Magari faccio ciò che tu fai con le altre.»

Osservo il moro roteare gli occhi al mio tono infantile, so che è infastidito, anche io lo sono, siamo gelosi e morbosi l'un l'altro, ma ci amiamo e conosciamo i nostri limiti; non voglio che si avvicini a nessuno, soprattutto dopo Edà, la sua ex.

«Ti amo...» lo vedo uscire dopo aver pronunciato quelle parole facendomi sorridere.
Una volta fuori il mio studio le nostre strade si dividono, vedo lui andare verso l'ascensore al piano superiore per andare al casinò, sicuramente a supervisionare i traffici e gli scambi di denaro, con le vincite e perdite, e dove c'è Emily. Solo al pensiero di loro due assieme, la gelosia mi logora da dentro; decido quindi di camminare tra i tavoli e le ballerine andando, prima a prendere un bicchiere di bourbon al bancone del bar buttandolo giù velocemente, poi salgo al piano superiore dalla scala destra andando alla 104 per prendere il prete.

Cammino lungo quel corridoio rosso fino ad arrivare alla stanza dei ricatti. Non appena entro vedo due ragazze su di lui, l'uomo sulla sessantina con il crocifisso al collo che gemeva contro i corpi delle due biondine, sapevo stessero registrando. Così come prima cosa stacco la registrazione nella stanza segreta accanto alla 104, accessibile grazie ad un quadro, raffigurante Crono mangiare i suoi figli. Un dipinto di Francisco Goya, un falso ovviamente, ma talmente ben fatto che sembra quasi vero.
Anche se ho sempre avuto il dubbio fosse così.
Il dipinto era sistemato allo stesso modo in cui erano posizionati tutti gli altri, raffiguranti scene macabre, del medesimo stile del Goya.

(non) siamo perfetti assieme;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora