Kole

28 4 0
                                    

I giorni in Corea sono stati folli. Pensavo di averle viste tutte, ma per fortuna la polizia si lascia corrompere facilmente. Qualche Won, e te li levi di torno. «È il primo locale così... non succederà più!» dicevano. E poi, il giorno dopo, eccoli al Vertigo a bere e cercare qualche donna. La loro preferita è Laia. Di giri strani e droga, però, in questi giorni non ce ne sono stati. Tutto sotto controllo, per ora.

Questa mattina, mentre mi preparavo a tornare in America, ho preso i filmati di sicurezza dallo studio di Hyunsu e mi sono diretto all'aeroporto. Le giornate sono state così frenetiche che sembrava di essere in un film d'azione. Mancava solo la sparatoria...

In aereo, ho dormito tutto il tempo, giocato con il peluche che ho preso per mio figlio, un piccolo delfino arcobaleno. L'ho stretto a me durante la notte, immaginandomi di avere Damian tra le braccia.

Finalmente sono arrivato e durante il viaggio in auto penso a come verrò accolto dai miei amici, soprattutto da mio figlio.
Sono impaziente per tutto il tragitto; quando arrivo davanti al Vertigo, parcheggio subito e, appena entro, mi colpisce subito il caos del locale e la puzza di vomito che non capisco da dove provenga.

Karina è piegata verso un tavolo che pulisce, mentre Damian è seduto sulla pedana del palo da pole dance, Vince, il barista, è intento a ripulire il vomito di qualcuno, ecco da dove veniva quell'odore sgradevole.
Sento in lontananza la voce di Kyle provenire dal soppalco «Sono stanco di leccare fighe! SONO GAY CAZZO!» Trattengo una risata, mordo il labbro inferiore, non sapendo se ridere o dissociarmi da quel momento.

«Benvenuto a me,» sussurro. Avanzo verso lo studio di Karina. Ma ciò che vedo mi colpisce:
Aidan e Natalia in un momento... intimo.

«Scusate,» dico, strizzo gli occhi mentre i loro gemiti diventano sempre più forti. Sembra di essere entrato in un altro inferno.

Mi avvicino a Karina, che mi sorride dolcemente, ma io non ricambio quel gesto affettuoso. «Perché stanno scopando nel tuo ufficio?» chiedo, quasi schifato.

«Natalia... diciamo che è eccitata più del normale,» risponde, continuando a pulire i tavoli.

«Mamma che significa eccitata?» chiede Damian, proprio mentre balza giù dalla pedana. Corre verso di me, e con un abile gesto tiro fuori dal borsone il suo nuovo giocattolo.
«Grazie Kole! Ti voglio bene!» mi abbraccia forte, stringendo il delfino in mano, e poi corre di nuovo verso il palo, iniziando a dargli voce «Ti chiamerò Eccitata!» continua lui rivolgendosi al giocattolo, ignaro della confusione che ha appena creato.

«Amore, non è una bella parola!» dice Karina avvicinandosi a Damian. «Ma tu hai detto che Natalia sta scopando. Vuol dire che è felice di pulire? Ti sta dando una mano?» Scoppio a ridere e Damian annuisce contento dopo aver fatto la domanda a sua madre.

Proprio in quel momento, sentiamo qualcosa cadere nell'ufficio di Karina. Ci scambiamo uno sguardo preoccupato. «Ci penso io,» dice lei lanciandomi la pezza che afferro al volo con una mano, e poco dopo poso il borsone sulla pedana accanto a mio figlio.

La vedo entrare nell'ufficio, e subito inizia a urlare contro di loro. Poi, un silenzio imbarazzante. Provo ad avvicinarmi alla porta, lasciando Damian giocare da solo. «Ragazzi?» dico, tentando di aprire.

Vedo Natalia che si sta rivestendo, Aidan al computer come se nulla fosse, e Karina che aiuta
Natalia con la zip del vestito.

«Stiamo bene, ora vai a lavorare,» dice Natalia, quasi infastidita dalla mia presenza. «Almeno ti sei divertita,» commento prima di uscire.

Poso lo sguardo sul palo, ma Damian non c'è più, c'è solo il mio borsone.
Lo vedo sopra le scale, mentre continua a giocare con il peluche. Provo a rincorrerlo, ma lui, pensando sia un gioco, corre verso il corridoio e inizia ad aprire le porte. Alcune sono chiuse, ma non la 104.

«Damian, non entrare lì,» dico, avvicinandomi a lui.«Perché?» chiede, aprendo del tutto la porta.
Raggiungo Damian proprio mentre entra nella stanza e si ferma a bocca aperta davanti a un armadio, probabilmente rimasto aperto.

«Papà! Ma perché ci sono dei collari? Non ho visto cani qui.» Sgrano gli occhi, avvicinandomi a lui a passo lento, cercando di non spaventarlo.
«Damian, perché non andiamo da mamma?» chiedo con una voce tenera.
«Papà, guarda! C'è un delfino!» esclama, tirando fuori un sextoy enorme e agitandolo davanti a me con un sorriso smagliante.

«Okay, ora basta! Andiamo!» strappo l'oggetto dalle sue mani e lo lancio sul letto. Prendo Damian in braccio e lo porto al piano inferiore. «Aspetta. Mi hai chiamato papà?» reagisco solo dopo esser arrivato al piano inferiore. Sento il cuore battere dopo la realizzazione, guardo mio figlio e lo stringo a me. Lui non capisce che bel regalo mi ha appena fatto. Tutto ciò che ho sempre voluto si è appena realizzato.

Spazio autrice!

Buonsalve, spero che questo capitolo vi abbia divertito! Io mi sono divertita a scriverlo, e anche molto. Finalmente Damian lo ha chiamato papà, cosa ne pensate? Spero di trovarvi nel prossimo capitolo fatemi sapere con un commento ed una stellina se vi sta piacendo ❤️ kiss

(non) siamo perfetti assieme;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora