Kole

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Il mattino seguente, mi sveglio nella grande casa di Karina poco fuori città, dove vivevo da poco pure io.

Prima di farmi la solita doccia mattutina, vado nella cameretta di mio figlio. lo vedo ancora dormire quando mi affaccio dalla porta, sorrido leggermente, felice di averlo qui con me e me ne vado verso il bagno, ma sento Damian chiamarmi per nome.

«Kole?» Torno nella sua camera avvicinandomi al suo letto sedendomi su di esso.

«Ehi piccolo...»

«Mia mamma è tornata da lavoro?»

«Non ancora.» abbasso lo sguardo, speravo fosse una domanda riferita a me, invece è solo su Karina.

«Non mi piace il lavoro della mamma»

«Perché lavora al Vertigo?»

«No! Kole a me piace quel posto. Mi piace pure Aidan, anzi mi manca...» quelle parole mi fanno stringere il cuore, mi sento inutile e impotente ai suoi occhi. Non essere visto come suo padre, ma solo come "il babysitter" fa male e non poco. Mi sembra di avere una morsa al petto che mi stringe  il cuore e renderlo così piccolo e stretto da farmi paralizzare.

Karina mi ha dato la punizione più brutta di ciò che meritavo; mi fa soffrire, a volte non riesco nemmeno a dormire e a mangiare, sapendo che mio figlio non sa chi sono.

«Stanno ancora assieme?»

«No Damian, si sono lasciati, è per questo che non lo vedi più, lui è sposato ora.»

«Ooooh» la sua vocina mi fa sorridere anche se quella conversazione mi abbatte moralmente.

«Vado a lavarmi e torno, o vuoi lavarti prima tu? Ti aiuto a fare il bagnetto.»

«Va bene!» Sorride arricciando il naso, nonostante fosse sveglio da pochi minuti.

Mi avvicino a lui con il busto e lo prendo in braccio iniziando a fargli il solletico sui fianchi con una mano, mentre l'altra è salda su di lui per non farlo cadere.

Entro nel bagno e lo faccio sedere sul ripiano accanto al lavandino, apro il rubinetto dell'acqua calda della vasca da bagno e la miscelo con l'acqua fredda per farla tiepida e adatta a lui.
«È pronta Kole? È pronta?» annuisco e mi avvicino a lui, gli afferro il pigiama dai lembi e inizio a spogliarlo.
Sentiamo la porta di ingresso aprirsi, Karina è in casa.

«Stai fermo qui okay? Vado da tua madre.»

«Okay Kole, sto fermo qui!»
Lo vedo muovere le gambe velocemente senza sbattere contro i cassetti sotto di lui.
Esco dal bagno e la vedo davanti al divano del salotto posare le chiavi sul tavolino difronte a lei.
«Perché non dici a Damian che è mio figlio?» chiedo a Karina.

«Devi ancora soffrire! Ancora un po'...»

«Sono passati mesi!» ribatto vedendo lo sguardo di superiorità di Karina squadrarmi dal basso.

«Non mi importa, mi hai abbandonata quando ero incinta!» avere la verità sbattuta in faccia mi da stringere il cuore, il senso di colpa aumenta sempre di più, giorno dopo giorno.

«Se conquisterai Damian quest'inferno finirà»

«Okay, gli faccio il bagno e lo porto all'asilo.»

«Vai, ci penso io...»

«Scusami ma come pensi che possa conquistarlo?»

«Non ho detto che sarà facile.»

Mi allontano da lei e vado da mio figlio lasciandogli un bacio sulla fronte salutandolo con estrema dolcezza, volendo farlo affezionare a me, in modo che potessi dire che sono suo padre, ma Karina non me lo permetteva.

«Kole... dai devi lavorare, non hai un aereo da prendere oggi?» Vedo Karina poggiata con la spalla allo stipite della porta con un sopracciglio alzato.

«Ma è alle 2 di pomeriggio, sono le 8 di mattina» Dico tenendo stretto Damian in braccio.

«Non importa Kole, devi fare la valigia no?»

«Ce l'ho già pronta...»

«Devi passare dal Vertigo, Aidan voleva vederti prima di partire.»

«Vuoi davvero farmi andare via prima?»

«Aidan! MAMMA OGGI VIENE AIDAN?»

«No tesoro, lui non può, deve lavorare.» Ascolto quella piccola conversazione e lo faccio sedere di nuovo sul ripiano del bagno.

«Ciao piccolo! Ciao Karina... oh mentre ci sono, chiedo ad Aidan se posso portare qualcuno.»

«Non posso venire Kole, lo sai!» chiudo i rubinetti lasciando poi Damian da solo in bagno uscendo da lì.
«Oh! Non parlavo di te...» dico entrando in salotto, prendo il telefono che avevo lasciato sul tavolino, e chiamo Emily, mettendolo all'orecchio.

«Mil! Sei al Vertigo? Puoi chiedere ad Aidan se puoi venire con noi?» noto lo sguardo di Karina irrigidirsi alle mie parole.

«Ha detto di sì? PERFETTO! Allora prendi la valigia, metti le prime cose che hai e aspettami al casinò.»
terminata la chiamata, sorrido a Karina con aria di sfida.

«Così complichi le cose Kole.» il tono era rigido, fermo, ma lo sguardo chiedeva pietà, voleva che smettessi di fare lo stronzo con lei.

«Sei tu che vuoi questo. Io voglio solo avere un rapporto con mio figlio!» urlo con gli occhi pieni di rabbia, vedo la mano di Karina muoversi velocemente verso il mio viso, dandomi un forte schiaffo facendomi voltare dalla forte botta.

Rimango immobile, mette le mani sul suo viso, i suoi occhi erano lucidi pieni di colpe, ma ciò non cambia la rabbia che sto provando.

«Kole...» sento bruciare la guancia, mi volto verso di lei e sorrido come se non fosse successo nulla. Continua a pizzicare, soprattutto vicino all'orecchio, che iniziò a fischiare per il rumore causato dallo schiaffo.

«Kole mi dispiace.» la sua voce tremava.

«Non ti colpisco, non uso la forza con te. So che vuoi farmela pagare per Edà, ma tra noi è finita. Non sei degna nemmeno di essere definita donna. Non sei nessuno, solo la madre di mio figlio.» Gli occhi di Karina sono fissi su di me, pronti a far scendere quelle lacrime che sta provando a non far scivolare sul suo viso truccato.

«Vado da Aidan.»

«Aspetta...»

«Non ti interessa cosa devo fare con lui. Non voglio più vederti. Psicopatica del cazzo!» vado in camera da letto sbattendo la porta facendo un gran boato.
Mi cambio velocemente incanalando tutta la frustrazione dentro di me. Una volta pronto, esco dalla stanza trovando Karina in salotto che sta avanzando verso il bagno.
«Fagli gli auguri da parte mia domani, il regalo l'ho nascosto per non farglielo trovare, sta nella tua cabina armadio.»

«Possiamo parlare?»

«Non mi va, devo prendere un aereo, ricordi?»

(non) siamo perfetti assieme;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora