Appena finita l'esibizione, mi alzo estasiata da quell'esperienza, la migliore finora della mia vita. Mi volto verso Aidan; è ancora seduto, immobile, fissando un punto lontano. Questo mi preoccupa. Mi risiedo e gli prendo la mano, accarezzandogli il dorso con il pollice.
«Qualcosa non va?» chiedo preoccupata. «Non ti è piaciuto?» continuo bisbigliando, guardandomi attorno. La gente è quasi del tutto fuori; eravamo rimasti in sei in quell'enorme tendone.
«È stato carino, tranquilla. Solo che non mi hai detto se volevi i popcorn; avevo chiesto per te prima al botteghino.» Il suo tono è strano, quasi triste, e i suoi occhi sono vuoti. La sua spiegazione non mi sembra autentica; c'è dell'altro. Aidan è ancora troppo enigmatico per me, ma non si vuole aprire o forse non riesce. Mi guardo attorno prima di accoccolarmi al suo braccio, posando la testa sul suo petto.
«No, mi basta l'anello. Penso che lo laverò e lo metterò in un cassetto, così mi ricorderò di questo giorno. Poi ho anche il nostro enorme peluche! Sei stato forte prima!» Provo a farlo sorridere con le mie parole e, per mia fortuna, ci riesco. Alzo lo sguardo contenta e mi stringo più a lui, riprendendo a parlare: «Qualcosa non va? Dimmi solo sì o no, non devi darmi spiegazioni.» Mi mordo il labbro inferiore, sospirando per nascondere la preoccupazione.
«È tutto okay, sto bene» mi dice, lasciandomi un dolce e lento bacio sulla fronte. Chiudo gli occhi, beandomi di quel contatto. Il mio cuore salta un battito: non riesco a credere di avere una persona pronta a prendersi cura di me. Ma quel momento non è destinato a durare per sempre.
«Aidan, posso venire a dormire da te stanotte?» dice Damian. Aidan si stacca da me e guarda il piccolo con un sorriso. È la prima volta che vedo Damian con lui. Karina mi ha sempre parlato del rapporto che avevano quando stavano assieme, e anche dopo essersi lasciati, lui è rimasto molto legato a Damian, che lo vede come un padre.
«La mamma che dice?» chiede subito Aidan, cercando Karina con lo sguardo. Io mi stacco da lui e prendo l'orso, che Kole ha sistemato accanto a me prima che iniziasse lo spettacolo.
«Mamma ha detto sì!» risponde Damian, muovendo gli occhi a destra e a sinistra per non farsi scoprire dal mentire. Aidan sembra aver capito subito le intenzioni del piccolo. Si alza e, guardando altrove, risponde: «Vai dalla mamma. Domani vieni a dormire da me, ma oggi non si può!» Damian è visibilmente triste dalle parole pronunciate da Aidan; sporge il labbro in fuori e torna da Kole, che lo sta aspettando all'entrata del tendone.
«Potevamo portarlo a casa» dico alzandomi, stringendo il peluche e avanzando, superando Aidan.
«Non posso, devo finire di sistemare la stanza al piano superiore.» Il piano superiore che non so cosa vuole farci; non capisco che intenzioni abbia. Annuisco e mi allontano da lui. Il tendone ora è vuoto, le luci accese; siamo rimasti solo noi due lì dentro. Una volta usciti, vedo Karina parlare con Kole, così mi avvicino, lasciando indietro Aidan.
«Karina, possiamo riprendere due minuti il discorso di prima?» chiedo guardando Kole, aspettandomi che ci lasci da sole, ma non lo fa; mi guarda negli occhi, infastidito da qualcosa, così rimango ferma, lanciandogli la stessa occhiata.
«Kole, hai qualche problema?» alzo le sopracciglia per poi aggrottare la fronte.
«No, tranquilla, ma dobbiamo andare a casa, magari ne parlate dopo.» Sospiro pesantemente alle parole di Kole; non capisco perché sia così prevenuto nei miei confronti. Inizialmente parlavamo, ma da qualche settimana, dal loro ritorno dalla Corea, mi ignora. Li vedo andar via tutti e tre ed io rimango all'entrata, aspettando che Aidan arrivi.
Quando io ed Aidan arriviamo al Vertigo, lui si chiude subito nel suo studio ed io rimango nella Hall a parlare un po' con gli altri dipendenti, sperando di sapere di più sugli altri locali.
«Sai, io vorrei tanto andarci!» dico al barista, guardando le altre ballare sul palco provando le esibizioni che faranno questa sera.
«In quale dei quattro?» mi chiede lui.
«Quello francese! Tu ci sei mai stato?» chiedo curiosa, rimanendo sempre incantata dai movimenti fluidi delle ballerine.
«Sì, io sono francese. Prima sono stato lì, ma non è come questo; è totalmente un'altra cosa e poi lì lo gestisce Violette.» risponde, pulendo un bicchiere e posandolo assieme agli altri.
Lo gestisce una donna? Se quello in Brasile e quello in Francia sono gestiti da donne... non è che sono sue ex? Devo essere razionale, non farmi mangiare dalla gelosia. In fondo, se avesse delle relazioni con loro o con una di loro, non sarebbe qui.
«Natalia, hai finito col bicchiere o vuoi ancora bere altro?» chiede lui, guardando il bicchiere che tengo stretto nella mano, notando che è già vuoto; lo lascio andare e mi alzo da lì, prendendo l'orso che è sulla sedia accanto alla mia.
«Vado in casa, ci vediamo più tardi, ciao Vince!» Lui mi saluta con un sorriso, prendendo il mio bicchiere e iniziando a lavarlo velocemente.
Il pensiero delle due ragazze mi mangia viva; provo a non pensarci, ma per tutta la strada, soprattutto in ascensore, sto male. Non voglio altri pensieri. Con Aidan ora va bene, ma l'immagine di lui con altre mi manda in bestia.
Poso l'orso sul divano e mi tolgo tutti i vestiti, mettendoli dentro la lavatrice; rimango in reggiseno e slip. Salgo al secondo piano, sul soppalco, accendo la radio e osservo uno ad uno i suoi vinili, cercando un artista che mi catturi.
«Ha gli Arctic?» dico tra me e me. Spengo la radio e apro il giradischi a valigetta marrone; sistemo tutto con cautela, non volendo rovinare nulla, e metto il vinile, aumentando il volume al massimo.
«Sì! La musica copre i miei pensieri. Mi ci vuole proprio questo.» dico mentre sento il crepitio provenire dal giradischi.
Scendo al piano inferiore a ritmo della prima traccia e, sapendo di essere sola, inizio a cantare a squarciagola. Prendo il manico della scopa e inizio a cantare imitando il cantante; sposto più e più volte i capelli sia a destra che a sinistra, atteggiandomi da diva del palcoscenico. Sento la felicità e la spensieratezza crescere dentro di me, dimenticandomi del tutto di dove fossi, dei miei problemi e soprattutto del mio passato. Continuo a ballare, soprattutto nella parte finale della canzone, fingendo di suonare la chitarra con ancora in mano il manico.
Drill. Mi volto subito verso il suono; mi avvicino allo schermino a muro, è troppo alto per me, così mi metto sulle punte e noto Karina nell'inquadratura. Continua a suonare. Salgo al piano superiore per togliere la musica, ma appena lo faccio, sento aprirsi l'ascensore. Da quest'angolazione vedo che Karina è ancora lì a suonare, quindi se Aidan è ancora nel suo studio e Karina è nella Hall... chi è entrato nell'appartamento?
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(non) siamo perfetti assieme;
RomantikAidan Greenberg, un miliardario proprietario di un night club incontrerà una ragazza di diciotto anni, che gli cambierà la vita evitando di commettere un atto estremo.