La proposta.

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Mi svegliai di soprassalto. A quanto pare avevo avuto un incubo di cui non ricordo niente. Era strano che non lo ricordassi visto che solitamente coglievo sempre dei piccoli dettagli che mi venivano in mente, ma questa volta niente. Nulla. Sospirando mi alzai dal letto e mi preparai. Erano passati due giorni da quando avevo distrutto un'amicizia con Silvia, anzi una possibile amicizia. Mi sentivo in colpa per le parole che le dissi. Ma non aveva importanza, dovevo concentrarmi su cose più importanti. Per esempio sul fatto che oggi saremmo andati in gita alla spiaggia. Quando i professori diedero la notizia la classe scoppiò in un urlo di gioia e tutti presero a parlare di cosa avrebbero indossato. Io invece li guardai amareggiata. Perchè non potevano scegliere un luogo dove non bisognasse mettere in mostra il proprio corpo? Io non avevo intenzione di mettermi in costume davanti a tutti. Odiavo il mio corpo e non ci tenevo che gli altri lo vedessero. Infatti d'estate vado al mare solo perchè sono obbligata dai miei, ma non faccio mai il bagno. Anzi, resto sulla sabbia a leggere un libro, non m'importa niente di abbronzarmi e sicuramente non farò un'eccezione.

Dopo innumerevoli raccomandazione da parte di mia madre presi l'autobus della scuola e partii.
Dopo circa due ore arrivammo. Non riuscii a leggere il nome del posto ma sicuramente non era un luogo adatto a me. Preferivo i luoghi chiusi.
Scesi dall'autobus e aspettai che il conducente aprisse gli sportelli per prendere gli zaini. Stavo per prendere il mio che era il più piccolo in mezzo a quegli zaini pieni e strapieni di cose che a me sembravano inutili per un giorno, quando qualcuno lo prese al posto mio. Mi voltai sorpresa e riconobbi quegli occhi. Era Cristian.
Mi guardava con un sorriso, come se fosse soddisfatto della sua azione.
«È tuo?» mi chiese.
Lo guardai confusa. Non sapevo che facesse parte della mia classe. No, non era della mia classe. Quando vidi Silvia mi sentii in colpa. Lei si accorse che la stavo fissando e finse indifferenza. Si voltò e continuò a parlare con le sue amiche. Restai delusa dal suo comportamento, ma in fondo la capivo. Aveva ragione a comportarsi in quel modo. Ero stata io a darle una ragione per voltarmi le spalle, ma tra me e me so che ho fatto la cosa giusta. Non voglio trascinarla con me in questo abisso di dolore dal quale non riesco ad uscire.
Improvvisamente mi ricordai che Cristian era davanti a me e teneva tra le mani il mio zainetto. Mi guardava incuriosito. Forse pensava che ero pazza. E forse lo ero davvero ma lui non mi conosceva, non sapeva la mia situazione, non sapeva cosa ho passato in questi due anni e non poteva giudicarmi. Vedevo nei suoi occhi l'incertezza, e la voglia di conoscermi. Ma io non volevo conoscere nessuno. Era questo che nessuno capiva. Io non volevo essere capita, nessuno poteva capirmi. Non volevo essere salvata, non volevo vivere. Volevo continuare la mia vita restandomene chiusa in camera aspettando la fine dei miei giorni. La fine sarebbe arrivata lenta e dolorosa e io l'avrei accolta a braccia aperte.
«Si» dissi e mi sporsi per prenderlo. Ma lui aveva altri piani e lo alzò sulla sua testa per impedirmi di prenderlo. Stava ridendo di me. Perchè non poteva semplicemente darmelo e farla finita? Perchè complicare le cose?
«Ridammelo.»dissi con tono fermo. Iniziavo a provare rabbia verso di lui.
«Ad una condizione» disse, sorridendo.
«Sarebbe?» gli chiesi, impaziente.
Volevo il mio zainetto, lì dentro c'erano tutte le mie cose personali.
«Stasera vieni a farti un giro con me» rispose, con un sorriso sornione.
Non credetti alle mie orecchie. Cosa gli saltava in mente? Non volevo ne mai vorrò fare una passeggiata con lui. Volevo andare in albergo, entrare nella camera che mi è stata affidata e immergermi nella lettura.
«Non vado da nessuna parte con te»dissi, freddamente.
Ma non aveva di meglio da fare? Poteva andare con i suoi amici alla spiaggia e divertirsi con loro, e lasciarmi da sola in balia del mio dolore.
Lui non rispose e pian piano iniziò ad aprire il mio zainetto. Cercò qualcosa e quando trovò quello che cercava lo tirò fuori, chiuse lo zainetto e me lo lanciò. Impreparata non lo presi al volo e cadde a terra. In quel momento non mi importò se si fosse rotto qualcosa al suo interno, ciò che mi importava era l'oggetto che aveva tra le mani. Il mio libro. E non era solo un libro. Era il mio libro preferito. I miei genitori fecero una fatica enorme per trovarlo e quando, soddisfatti per averlo trovato me lo porsero, sorrisi come non avevo mai fatto. E adesso non era più in mio possesso.
«Sicura?» mi chiese beffardo.
Si stava divertendo e non poco.
«Te l'ho già detto» risposi duramente.
«Va bene, vorrà dire che mi terrò il libro» disse, sfogliandolo.
«Ridammelo» dissi e mi sporsi per prenderlo ma lui lo alzò ancora di più sulla sua testa.
Essendo bassa non arrivai a prenderlo e lo guardai con tutta l'indignazione di cui fui capace.
«Vieni con me e riavrai il tuo libro» disse in tono che non ammetteva repliche.
Lo guardai arrabbiata. Non era nessuno per dirmi cosa dovevo o non dovevo fare. Ma quel libro era la cosa più preziosa che avevo. Era l'unica cosa che per me aveva valore e avrei fatto di tutto per riaverlo indietro.
«Va bene. Ma ora ridammi il libro» dissi arrabbiata.
Ha trovato il mio punto debole e non ha esitato un momento a usarlo contro di me.
«Promesso?» mi chiese beffardo.
Si stava divertendo ma mi divertirò io quando gli darò buca e non mi presenterò.
«Promesso» dissi nel modo più naturale possibile.
Mi guardò per un momento. Non seppi decifrare il suo sguardo, era un misto tra felicità per aver raggiunto il suo obiettivo ma anche insicurezza. Si avvicinò a me e il cuore iniziò a battere più rapidamente. Aspettavo che lui mi porgesse il libro.
«Lo riavrai stasera dopo la passeggiata» mi sussurrò all'orecchio. Iniziai a rabbrividire. Ma non erano brividi di paura, era la sua vicinanza che mi confondeva. Mi sorrise e se ne andò con il mio libro, come se avesse vinto un trofeo e non potei far altro che guardarlo allontanarsi con il mio prezioso oggetto, chiedendomi cosa mi aspetterà stasera.

La solitudine incontrò l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora