Un invito inaspettato.

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Passai tutto il pomeriggio sdraiata sul letto. Non potevo far niente, non avevo più la mia adorata musica visto che il mio telefono era nelle mani di una strega malefica. E quella sarebbe stata l'unica cosa che mi avrebbe fatto rilassare in questo momento. E conoscendo mia madre mi avrà nascosto anche l'ipod visto che non è più nel mio cassetto. E Silvia mi avrà aspettata a vuoto per ore e se ne sarà andata a casa delusa e arrabbiata. Non mi parlerà più e come darle torto, anche io l'avrei fatto se fossi stata in lei. Spero solo che domani lei mi ascolti.

L'indomani mi alzai e uscii senza salutare nessuno. Non m'importava di essere maleducata, odiavo tutta questa situazione. Odiavo sentirmi in gabbia, ero una rondine ferita incapace di spiccare il volo.
Arrivai a scuola in ritardo e corsi per arrivare in tempo in classe. Per fortuna la campanella suonò proprio nell'istante in cui varcai la soglia. Vidi Silvia che si sedette vicino a Matteo. Lui le fece posto e le sorrise, contento di aver ricevuto anche una minima attenzione. La guardai delusa, a quanto pare aveva già scelto di non parlarmi, addirittura non voleva nemmeno avermi vicina. E come biasimarla, le avevo dato buca senza una spiegazione.
Il compagno di banco di Matteo, a quanto pare si chiama Francesco, si rivolse contrariato a lui e poi si sedette al posto di Silvia, accanto al mio.
«Vuole sedersi o pensa di stare qui impalata tutta la mattina?» disse una voce alle mie spalle.
Mi voltai spaventata, non l'avevo sentita arrivare.
La professoressa di storia mi guardò con aria contrariata e mi fece cenno di andarmi a sedere.
«Mi scusi» dissi e mi diressi a passo svelto al mio posto.
Francesco si girò a guardarmi ma subito si voltò e fece finta di niente. Sospirai e aprii il quaderno, preparandomi a prendere appunti visto che quello che spiega non c'è mai nei libri. Vorrei tanto sapere a cosa servono i libri se poi le cose importanti non ci sono.
«Ehi» disse Francesco, scrutandomi.
«Ehilà» dissi voltandomi a guardarlo.
Non l'avevo mai visto così da vicino, sembrava un bel ragazzo. Aveva degli occhi che ti scrutavano profondamente.
«Come mai Silvia ha pensato di sedersi vicino a Matteo?» mi chiese a bassa voce per non farsi sentire dalla professoressa che spiegava la sua materia con passione. Come se ci fosse qualcosa di attraente nella storia, tanto alla fine muoiono tutti.
«È arrabbiata con me» risposi, abbassando lo sguardo.
«Vedrai che chiarirete, siete molto amiche e non vale la pena rovinare la vostra amicizia per una piccola discussione» disse, rassicurandomi.
«Come lo sai? Che siamo amiche, intendo» gli chiesi, più interessata a lui che alla noiosissima lezione.
«Perchè vi ho viste spesso insieme. Diciamo che ti ho tenuta d'occhio» disse ridendo.
«Sei uno stalker» scherzai.
«Solo per le belle ragazze» disse sorridendo.
E mi fece sorridere, dimenticando tutto il resto. Era un bravo ragazzo, era simpatico e la sua compagnia non mi dispiaceva.
«Perchè non dite alla classe quello di cui state parlando da quanto è iniziata la lezione?» ci fulminò la professoressa, esausta.
«Dicevo alla mia compagna di banco che queste lezioni di storia non servono a niente visto che prima o poi muoiono tutti. Anzi, dovrebbero scopare di più, sarebbe più interessante» concluse guardandomi e tutta la classe scoppiò a ridere.
Sorrisi anche io, finalmente qualcuno rendeva queste lezioni più vivaci. Ma a quanto pare la professoressa non era della stessa idea.
«La smetta di fare lo sciocco, alla prossima la spedisco dal preside» disse esasperata la professoressa.
Francesco per tutta risposta sbuffò e così la lezione continuò.

Il suono della campanella mise fine a questa tortura. Finalmente eravamo liberi di fare l'intervallo. Avevo bisogno di una boccata d'aria, la storia mia aveva bruciato i pochi neuroni funzionanti. Mi alzai e vidi che Silvia uscì dalla classe con una ragazza più grande. Parlavano animatamente, e lei rideva sempre alle sue battute. Cosa ci sarà di così divertente in quello che le dice, per me rimane un mistero. La guardai delusa, mi aveva rimpiazzata più in fretta di quello che pensavo.
«È nella fase della negazione» disse Francesco alle mie spalle.
«Cosa vuoi dire?» gli chiesi, confusa.
«Adesso ti evita e pensa che basti una qualunque ragazza appena conosciuta per dimenticarti» mi spiegò, assorto nei suoi pensieri.
«E se riesce a dimenticarmi?» gli chiesi, dubbiosa.
«Non si dimentica una persona da un giorno all'altro. Vedrai che poi si stancherà e verrà a parlarti. Dalle tempo» mi rassicurò.
«Lo spero» dissi per nulla convinta.
Lui si avvicinò a me e mi sorrise. Io ricambiai il suo sorriso ma in quel momento non mi sentii a disagio, mi ispirava fiducia.
«Stasera c'è un piccolo ritrovo per tutte le classi in un locale a dir poco magnifico. Pensi di poter venire?» mi chiese.
«Non penso che l'alcool mi aiuti a chiarirmi le idee» dissi, disgustata.
«Non devi bere per forza. E poi non è la classica discoteca. È più una villa e poi a mezzanotte faremo un tuffo nella magnifica piscina sul retro» disse gustandosi la scena nella sua mente.
«Vedrò cosa posso fare» dissi sorridendo.
L'idea non era male ma la cosa che mi preoccupava era come uscire di casa senza farmi scoprire. Avrei trovato un modo per riuscirci, non poteva essere così complicato.
All'improvviso davanti alla porta apparve Edoardo e quando ci vide la sua espressione si fece dura. Guardò prima me e poi fece la radiografia al ragazzo accanto a me. Francesco non sembrò minimamente colpito dal suo sguardo, anzi sembrava che non lo avesse notato.
«Ci vediamo stasera» disse salutandomi e non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
Sorrisi e lo salutai ma quando vidi lo sguardo di Edoardo cambiai subito espressione.
«Perchè mi guardi così?» gli chiesi.
«Devi uscire con quello là stasera?» mi chiese, scandendo le parole come se parlasse con una bambina.
«Intanto 'quello là' ha un nome, si chiama Francesco.» iniziai arrabbiata.
«E si, stasera c'è una festa e lui mi ha invitato» conclusi.
«E ci vai con lui» disse arrabbiato.
«Non ho nessun altro con cui andarci» dissi allusiva.
«E io che pensavo di invitarti ad andarci con me, ma se sei già impegnata» disse facendo fatica a restar serio.
«Potrei annullare i miei impegni» dissi ridendo.
«Ne sarei onorato» disse abbracciandomi.
Mi lasciai cullare dalle sue braccia e sorrisi sentendomi veramente felice.
«A che ora passo a prenderti?» mi sussurrò all'orecchio.
«Che ne dici se ci incontriamo davanti scuola? Per andare con Francesco e i suoi amici» inventai la prima scusa che mi venne in mente.
«Non possiamo andare da soli?» mi chiese rannicchiandosi a me.
«Ho promesso a Francesco che l'avrei aspettato» mentii.
Lui sospirò ma poi annuì. Mi voltai a guardarlo e mi diede un tenero bacio sulla guancia prima che la campanella suonasse.
«A stasera» disse rubandomi un altro bacio.
«A stasera» sorrisi e lo spinsi via mentre la classe cominciava a popolarsi.
E sperai che questa sera andasse nel verso giusto o ci sarebbero state delle conseguenze disastrose.

La solitudine incontrò l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora