Cristian mi prese per mano e mi fece entrare in casa. Dopo la mia risposta alla sua domanda ce ne andammo dalla festa, senza sprecare un minuto di più. Mi dispiaceva andarmene senza aver chiarito con Giorgio, ma avrei sempre potuto vederlo l'indomani, mentre per me e Cristian non c'era molto tempo a disposizione. Pensare che ci restava quell'unica volta mi faceva stringere il cuore, la consapevolezza di non poterlo avere accanto mi logorava dentro. Non ero pronta a lasciarlo andare, non lo sarei mai stata. Entrammo nella sua camera ed accese la luce. Ero nervosa, tremavo e il cuore sarebbe potuto esplodere. Dovevo calmarmi, inspirai e espirai, sarebbe andato tutto bene.
«Hai fame?» mi chiese.
«No..» risposi.
«Sicura? Potremmo mangiare qualcosa» disse, imbarazzato.
Capii che era agitato nello stesso modo in cui lo ero anche io. Non serviva che complicassi le cose, se sarebbe dovuto succedere, succederà.
«Va bene» dissi, sorridendo.
Scendemmo le scale e andammo in cucina. Era molto carina, di un ocra chiaro che risaltava molto i mobili.
Ci sedemmo al tavolo e Cristian aprii il frigo.
«Cosa vorresti mangiare?» disse, occupato a scrutare il frigo.
«Qualunque cosa» dissi, ridendo.
«Attenta a quello che desideri» disse, guardandomi maliziosamente, poi guardò la mia espressione e scoppiò a ridere.
«Dai, stupido» dissi, arrossendo.
Ancora ridendo si sedette vicino a me.
«A parte gli scherzi, mia mamma ha preparato questa torta buonissima che noi mangeremo» disse.
«Tua mamma sa cucinare le torte?» dissi, sorpresa.
«Se la cava» disse sorridendo.
Evidentemente, dal modo in cui sorrideva, stava pensando a un ricordo che era allegro.
«Mmmh è buonissima» dissi, sorridendo.
Era molto più buona di quello che mi aspettavo, sua mamma era una chef eccezionale.
«Quasi più buona di te» disse ridendo, e affondò il dito nella panna e poi mi sporcò il viso e il collo.
Io, per tutta risposta, feci lo stesso e gli sporcai gran parte della guancia.
«Ti conviene cominciare a correre» disse.
E capii che non stava scherzando dal modo in cui mi guardò, sembrava che volesse mangiarmi.
Così cominciai a correre, ridendo, senza sapere dove andare, con Cristian alle calcagna. Ma lui fu più veloce di me e mi raggiunse. Mi prese e ci spinse in una stanza, chiudendo la porta con la mia schiena. Ero nuovamente in trappola. Avevo il respiro irregolare e il mio corpo fremeva al pensiero di quello che sarebbe successo. Ma contrariamente alla scorsa volta, ero pronta. Amavo Cristian con tutta l'anima ed ero pronta ad abbandonarmi a lui, in tutto e per tutto.
«Non puoi scappare da me..» disse, a pochi centimetri dalle mie labbra.
E poi, senza preavviso, cominciò a succhiare la parte di panna che era rimasta all'angolo della mia bocca, lentamente.
«Cris...» sussultai.
«Volevo solo essere gentile pulendoti dalla panna» disse, sorridendo.
«Ne hai ancora un po' sul collo..» continuò, e senza darmi la possibilità di replicare, si fiondò sul mio collo.
Iniziò a succhiare, prima lentamente e poi più velocemente. Io sussultai sotto il suo 'assalto', piacevole che mi dava scosse di elettricità in tutto il corpo.
Mi stava torturando, e ci stava riuscendo perfettamente.
«Cris..» dissi, questa volta a voce più alta.
«Cosa c'è?»mi chiese, sorridendo.
Non risposi, ma lo tirai verso di me e feci scontrare le nostre labbra. Le sue avevano il sapore della panna, e lui mi strinse ancora di più.
«Non puoi immaginare quanto ti desidero..» sussurrò, sulle mie labbra.
«Ti desidero anche io» dissi, e mi baciò con più foga del solito.
Ci avvicinammo al letto e mi fece sdraiare su di esso e poi si stese sopra di me. Mi guardò negli occhi, dall'alto, e persi un battito. Il colore dei suoi occhi era stranamente più lucente, brillavano di lucentezza propria.
«Sei la cosa più bella che questa vita avesse potuto darmi..» sussurrò.
Mi sporsi verso di lui e ricominciammo a baciarci. In ogni bacio c'era passione, desiderio di scoprirsi. Le nostre lingue erano impegnate in una danza, a prendersi e a perdersi. Ci spogliammo delle nostre paure, dei nostri dubbi, dei vestiti. Le labbra di Cristian a percorrere il mio corpo, baciando ogni centimetro di me, e le sue mani che mi accarezzavano.
Mi sentivo in paradiso, e accanto a me c'era il mio angelo. Lo amavo con tutta me stessa e niente avrebbe potuto cambiarlo, nemmeno il tempo. Eravamo due anime destinate a stare insieme, che si perdevano per ritrovarsi, amandosi più di prima. Perchè un'amore come il nostro non sarebbe mai sbiadito, mai. Noi eravamo quel 'per sempre' che durava tutta la vita.I raggi di sole che filtravano dalla finestra mi svegliarono. Aprii gli occhi e quando vidi accanto a me Cristian sorrisi. Non era un sogno della mia mente malata, era la realtà. Avevo passato con lui la notte migliore della mia vita e svegliarmi, con lui accanto era anche meglio. Lo guardai. Era dolcissimo mentre dormiva, sembrava un bambino, rannicchiato a me come se fossi il suo peluche preferito. Gli sfiorai la guancia, e lui sussultò. Mi ritrassi bruscamente, non volevo svegliarlo. Ma lui aprii gli occhi e quell'esplosione di azzurro e verde mi colpì.
«Scusa...non volevo svegliarti» dissi.
«Sono felice di essermi svegliato accanto a te» disse, sorridendo.
Sorrisi e lo attirai a me. Ci baciammo, lentamente, e poi con sempre più foga. Il suo tocco mandava in fiamme la mia pelle, e i suoi baci mi bloccavano il respiro.
Si allontanò da me e mi incantò con il suo sguardo.
«Devo prepararmi..» disse, triste.
«Già..» dissi, delusa.
Ci alzammo dal letto e corsi in bagno a vestirmi. Mi misi il vestito di ieri, l'unico che avevo, e mi sistemai i capelli. Il trucco era tutto sbavato e così decisi di rimuoverlo. Quando fui pronta ritornai in camera e rifeci il letto. Non mi sembrava carino lasciare tutto in disordine. Quando Cristian rientrò in camera guardò prima me, poi il letto e sorrise.
«Sarai una moglie perfetta» disse ridendo.
Le sue parole mi colpirono. Non avevo mai pensato all'eventualità che un giorno mi sposerò ed avrò dei figli. Sinceramente non ho mai pensato di vivere così a lungo, ma adesso, spero di vivere abbastanza per passare la mia vita con una persona, e quella persona voglio che sia Cristian.
«E tu un marito perfetto» dissi, ricambiando il sorriso.
«Mi stai chiedendo di sposarti?»disse, avvicinandosi.
«Forse» dissi ridendo.
Lui mi attirò a sé e mi strinse. Eravamo così belli, così felici ma il destino non approvava e faceva di tutto per dividerci.
Sentimmo un rumore di chiavi e poi la porta principale aprirsi e subito dopo chiudersi.
«Sono i miei genitori» sussurrò Cristian.
Malvolentieri ci staccammo e scendemmo le scale. Ero nervosa, avrei conosciuto i genitori di Cristian e in circostanze diverse, sarei stata al settimo cielo.
«Ciao mamma, papà. Lei è...Alice» disse presentandomi.
Restai delusa che avesse detto 'Alice' e non 'la mia ragazza', ma non era il momento per accanirsi su questo.
«Piacere io sono Sara, sua mamma.» mi porse la mano.
«E io sono Luca» disse suo padre.
Erano molto cordiali e sembravano felicemente sposati. Si vedeva dal modo in cui si guardavano e come guardavano il figlio.
«Tesoro, dobbiamo andare. Il treno parte tra poco» disse sua mamma, evidentemente a disagio.
«Certo mamma. Alice viene con noi» disse e mi prese la mano.
Ci dirigemmo verso la macchina e partimmo per la stazione. Mi appoggiai alla spalla di Cristian, soffocando le lacrime. Ero distrutta, e sapere che da lí a poco non lo avrei più visto, peggiorava solo le cose.Arrivammo in stazione.
Guardai Cristian e vidi che lui mi stava già guardando, con la tristezza negli occhi.
«Amore, noi andiamo a prendere i posti, il treno parte tra cinque minuti» disse la madre di Cristian.
«È stato un piacere conoscerti» disse rivolgendosi a me, e mi abbracciò.
«Anche per me» le disse, facendo del mio meglio per sorriderle.
Poi se ne andò e restammo soli, circondati da gente che va' e gente che viene.
Non avemmo bisogno di dirci niente, le nostre espressione parlavano da sole, e lui mi attirò a sé. Avevo il cuore in gola, le lacrime agli occhi e un senso di vuoto che mi logorava dentro. Cosa ne sarebbe stato della mia vita senza di lui? Cominciai a singhiozzare, avevo cercato per tutto il tragitto di trattenermi, ma non ce la feci più e piansi.
«Sshh...piccola, non piangere» mi sussurrò.
Ma questo non servì a molto, niente avrebbe potuto aiutarmi in quel momento.
«Ti prego, mi si spezza il cuore vederti cosí» disse, accarezzandomi.
«Mi dispiace..» dissi, singhiozzando.
«Ehi, guardami, non cambierà niente. La distanza non potrà mai cancellare i sentimenti che provo per te» disse, sorridendo.
Lo guardai. Non ce la facevo, il dolore era insopportabile.
«Io non...»cercai di parlare, ma le parole mi uscivano fuori a singhiozzo.
«Ti amerò sempre, non dubitarne mai. Sei l'unica scelta giusta in una vita piena di scelte sbagliate. Sei un fiore in mezzo al deserto, sei la mia stella, sei la mia principessa. Ascolta, quando ritornerò giuro che ci sposeremo, e vivremo per sempre insieme. Tu vuoi sposarmi?» mi chiese.
«Si» dissi, senza pensarci.
Non avevo dubbi, l'avrei sposato anche in questo momento se me l'avesse chiesto.
«Mi rendi il ragazzo più felice del mondo, come fai?» disse, sorridendo.
«Sei tu che rendi felice me» dissi, ridendo.
«Sei più bella quando sorridi» disse sorridendo.
Mi sfiorò le labbra con le sue.
«Ti amo..» disse a pochi centimetri dalle mie labbra.
«Ti amo anch'io» sussurrai.
E poi ci baciammo, con tutto l'amore possibile che un semplice bacio possa contenere.
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La solitudine incontrò l'amore
Short StoryAlice era una ragazza come le altre. La solita ragazza con semplici occhi marroni ma che al suo interno nascondevano sofferenze e paura. Paura di vivere, paura di innamorarsi ancora, paura di rimanere sola. Passava le giornate sui libri, a leggere...