La campanella suonò, fastidiosa. Eravamo ancora stretti in quell'abbraccio così forte da romperti le ossa.
«Dobbiamo andare...» sussurrai.
Non volevo rovinare quel momento ma dovevamo andare in classe. In due classi diverse.
«Hai ragione..» sussurrò in risposta. Ma nessuno dei due aveva intenzione di lasciarsi. Alla fine ci staccammo.
Lo guardai negli occhi. Mi facevano sempre lo stesso effetto, erano una droga per me. Così come le sue labbra sulla mia pelle. Ne prendevo un piccolo assaggio e ne bramavo sempre di più.
«Ti accompagno in classe?..se vuoi» disse incerto.
«Si» risposi sorridendo.
Prese il suo zaino e se lo mise in spalla. Poi prese la mia mano e la strinse tra la sua, e ci dirigemmo verso la mia classe.Arrivai con quindici minuti di ritardo. Non mi importava. Avrei preferito passare il tempo con Cristian invece di essere chiusa in classe. Mi mancava. Avevo già voglia di vederlo. Così presi coraggio e chiesi alla professoressa se potessi andare al bagno. Lei non si voltò nemmeno nella mia direzione, e continuando a scrivere alla lavagna, mi diede il consenso di uscire.
Uscii dalla classe e attraversai il corridoio in fretta. Non avevo tanto tempo a disposizione. Così mi fiondai davanti alla porta della sua classe. Il cuore batteva fortissimo. E adesso cosa avrei fatto? Dovevo bussare e chiedere se Cristian poteva uscire? Lo avrebbero lasciato uscire?
All'improvviso si avvicinò a me un uomo. Era sulla sessantina, con i capelli grigi e un abbigliamento stravagante. Lo guardai stupita. Non l'avevo mai visto. Lui mi guardò e poi mi sorrise.
«Cosa ci fai qui? Non dovresti essere in classe?» disse in tono gentile.
«Io aspettavo...una persona» dissi sconsolata.
«E la persona che stai aspettando è in questa classe?» mi chiese.
«Ehm....si» dissi.
Mi aspettavo che mi dicesse che dovrei tornare in classe ma non lo fece.
«Come si chiama lui?» mi chiese.
La sua domanda mi stupì. Perchè lo voleva sapere? Non erano affari suoi. Poi però decisi di dirglielo. Alla fine non avevo niente da perdere.
«Cristian.» dissi sorridendo.
Mi guardò e mi indicò una piccola cattedra dove avrei dovuto aspettarlo. Non ne capivo il motivo. Ma lui mi lanciò un'occhiata di ammonimento e, senza fare domande, seguii i suoi ordini. Dopo due minuti ritornò da me. Vidi che non era solo, era in compagnia di qualcuno. E non era semplicemente qualcuno. Era Cristian. Mi alzai immediatamente dalla sedia su cui ero seduta e corsi ad abbracciarlo. Lui mi prese al volo e mi lasciò un tenero bacio sulla nuca. L'uomo ci guardò soddisfatto. Cristian si allontanò un po' da me e tese la mano all'uomo.
«Grazie Marco» gli disse.
L'uomo gli strinse la mano, mi salutò e poi se ne andò.
«Lo conosci?» chiesi a Cristian.
«Si, è il bidello del nostro corridoio» disse sorridendo.
«Bidello?» dissi sorpresa.
Possibile che non l'avevo mai visto?
«Si, sai quelle persone che puliscono e...» disse ridendo.
«Lo so cosa fanno» dissi facendo finta di essermi offesa.
Lui ridendo mi attirò a sé. Amavo stare tra le sue braccia. Mi sentivo protetta.
«Perchè mi hai fatto uscire dalla classe?» mi chiese dolcemente.
«Volevo vederti» sussurrai.
L'avevo detto così piano che pensai che non avesse sentito. Ma quando lo vidi alzarmi il mento per guardarlo negli occhi, capii che aveva sentito.
«Ci siamo visti poco fa» disse sorridendo.
Lo sapevo, ma mi mancava. Quando ero con lui mi sentivo in pace con me stessa. Lui mi rendeva la ragazza più felice del mondo solo con la sua presenza.
Stavo per parlare quando la campanella suonò annunciando la fine delle lezioni.
«Sarà meglio che vada a prendere le mie cose» dissi sospirando.
«Già» disse Cristian.
Mi sforzai di sorridere e cominciai a camminare diretta verso la mia classe ma la sua mano afferrò il mio polso e mi fermò. Mi voltai sorpresa.
«Non andartene..» disse attirandomi nuovamente a sé.
Speravo che mi fermasse. Non volevo ancora separarmi da lui.
«Non vado da nessuna parte..» gli dissi sussurrando.
A me bastava lui, il resto perdeva importanza.
Mi accarezzò la schiena, lentamente. Poi si staccò e mi prese le mani tra le sue.
«Vuoi uscire con me, oggi?» disse tutto d'un fiato.
Lo guardai. Era nervoso e cercava di mascherare il nervosismo accennando un sorriso.
«È un appuntamento?» gli chiesi sorridendo.
Non potevo crederci. Mi stava chiedendo di uscire con lui. Da soli. E se poi non gli fossi piaciuta? E se poi faccio o dico qualcosa di sbagliato? Avevo mille domande in testa, e la mia mente stava elaborando milioni di filmini.
«Possibile» disse Cristian.
Si avvicinò a me e mi lasciò un dolce bacio sulla guancia. Poi mi sussurrò un 'ci vediamo dopo' e se ne andò.
Ero stranamente euforica e anche molto preoccupata.
STAI LEGGENDO
La solitudine incontrò l'amore
Short StoryAlice era una ragazza come le altre. La solita ragazza con semplici occhi marroni ma che al suo interno nascondevano sofferenze e paura. Paura di vivere, paura di innamorarsi ancora, paura di rimanere sola. Passava le giornate sui libri, a leggere...