Entrai in panico, non mi aspettavo di vederlo. Mi aspettavo qualsiasi cosa, ma non questa. Non era possibile, più cercavo di evitarlo più compariva dappertutto. Feci dietrofront cercando di non farmi notare quando si alzò di scatto, e mi vide. Restai con la mano sulla maniglia della porta, ma poi mi girai verso la sua direzione.
«Scusa..non sapevo che ci fossi tu. Vado via» dissi, facendo per richiudere la porta.
Ma Cristian fu più veloce di me e in un momento mi fu accanto, richiudendo la porta alle mie spalle .
«Non andartene..» sussurrò.
La sua vicinanza mi mandava in tilt e non mi faceva pensare lucidamente. Era terribilmente sbagliato eppure sembrava così giusto.
«Devo andare..» sussurrai per nulla convinta.
Eravamo vicini, troppo vicini. Io ero appoggiata con la schiena alla porta e lui era davanti a me che mi sbarrava ogni via di fuga. Ero in trappola.
«Devi tornare da Giorgio, no? Sei così brava a fingere di amarmi e subito dopo buttarti nelle braccia di un altro» disse, freddamente.
Il cambiamento del suo tono non portava a niente di buono, avremmo finito per litigare.
«Lasciami andare» dissi, esausta.
Non avevo intenzione di discutere con lui, non di questo argomento che mi faceva ancora troppo male.
«Dimmi Alice, è stato facile smettere di amarmi, vero?» mi chiese, afflitto.
Potei notare una punta di amarezza nella sua voce. Si sentiva ferito, ma io non avevo fatto niente, aveva fatto tutto da solo.
«Sei tu che hai smesso di amarmi» risposi.
Da un momento all'altro sarei potuta scoppiare, avevo le lacrime agli occhi. » «Sai che non è vero. Dopo la nostra ultima uscita ho pensato spesso a te, e mi dispiaceva per il modo in cui mi sono comportato ma odio le bugie, e tu in quel momento mi stavi mentendo. Ma ti amavo troppo e allora ieri sono venuto per parlare con te quando ti ho vista abbracciata a quell'essere! Non mentirmi, ti ho vista. Mi hai ferito, molto» disse, triste.
«Con Giorgio non è successo niente, mi stava solo consolando per il dolore che TU mi hai procurato. Non avevo nessuno con cui parlarne e lui è stato carino con me. Non sai come mi sono sentita, al parco, quando ti ho visto baciare Valentina, e il modo in cui l'hai stretta a te. Il mondo mi è crollato addosso. Pensavo mi amassi, e invece mi sbagliavo. Ho passato un'intera settimana a piangere ininterrottamente e la prima volta in cui sono uscita, cioè oggi, pensavo che potevo divertirmi, fare qualcosa di nuovo, e poi ho visto te e Valentina che...» dissi, singhiozzando.
Non ce la facevo più, ero arrivata nuovamente al limite. Volevo solo avere una pausa da tutto questo, andare lontano ed essere felice. Avevo bisogno di un po' di tranquillità.
«Mi dispiace di averti ferita, ma l'ho fatto perchè ti ho visto tra le braccia di quello e ho perso la testa. Non sopporto di vederti con nessun'altro, il solo pensare a te che gli sorridi in quel modo ,che io amo, o che lo abbracci...mi fa incazzare. Tu sei mia...quando lo capirai?» concluse, addolcendo la voce.
Si avvicinò pericolosamente a me, sfiorandomi la guancia con le sue labbra. Il cuore batteva in modo irregolare e avere quelle labbra, a pochi centimetri da me, mi faceva impazzire. Ma non potevo arrendermi così velocemente, mi aveva fatta soffrire e doveva imparare che non è così facile essere perdonato.
«No...» sussurrai, allontanandolo da me.
«No cosa? Non sto facendo niente» sorrise.
Si avvicinò nuovamente a me, accarezzandomi la guancia, sfiorandomi le spalle, e le sue dita che percorrevano il mio braccio e che arrivavano a intrecciarsi alle mie.
Le sue labbra cominciarono a sfiorarmi la spalla, risalendo il collo, lasciando piccoli baci, arrivando al mento. Rabbrividii alle sensazioni che provavo e alle sue labbra che bramavo sulle mie da tempo immemore.
Le sue labbra risalirono il mento arrivando alle mie labbra, sfiorandole dolcemente, e proseguendo, senza fermarsi. Continuarono il loro percorso risalendo il naso, lasciandoci soffici baci, e una volta arrivate alla fine, ricominciarono il loro percorso, a ritroso.
Se stava cercando di farmi morire di una morte lenta e dolorosa, ci stava riuscendo.
Ritornarono alle mie labbra, e anche questa volta le sfiorarono, indugiando un po' di più, ma riprendendo il loro percorso.
«Baciami..» sussurrai, sfinita.
Mi stava facendo impazzire, e ne era consapevole.
«Non è così facile farsi perdonare da me..» disse, sorridendo.
Non resistetti più e lo tirai a me, facendo scontrare le nostre labbra. Era un bacio diverso dagli altri, racchiudeva tutta la passione e l'amore di questa settimana piena di difficoltà e dell'astinenza dai baci, dalle carezze.
Io lo amavo, lui era mio. Nessun'altro avrebbe potuto prendere il suo posto, non c'era spazio a sufficienza per nessuno, se non per Cristian. Noi due ci apparteniamo, le nostre anime si fondono in un'unica grande anima e niente e nessuno può dividerci. Siamo come l'arcobaleno dopo la tempesta.
All'improvviso la porta si aprii facendoci sussultare. Nella stanza entrò Giorgio e quando ci vide la sua espressione cambiò. Penso di non aver visto mai Giorgio senza il suo sorriso stampato sul viso, e vederlo adesso, in questa stanza, con un espressione ferita e tremendamente delusa, mi faceva male perchè sapevo che fosse a causa mia.
«Scusate, non volevo interrompervi» disse amareggiato, e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Cristian mi guardò negli occhi e poi si voltò dall'altra parte.
«Corri da lui, è quello che vuoi, no?» disse arrabbiato.
Mi stava parlando dandomi le spalle e questo mi dava fastidio, avrei voluto che mi guardasse negli occhi.
«È mio amico..» dissi, esausta.
Quando capirà che per me esisterà sempre e solo lui? La sua gelosia non ha senso visto che il mio cuore è già occupato ad amarlo con tutto sé stesso.
Ma poi mi resi conto che non gli ho mai detto di amarlo. Era sempre lui che mi dimostrava il suo amore, senza mai chiedere niente in cambio, e io non ho mai fatto nulla per dimostrargli quanto sia fortunata, ero, ad avere al mio fianco una persona come lui.
«E quindi? tu mi lasci qui da solo per correre dietro al tuo amico» disse, deluso.
Mi avvicinai a lui, ancora girato dall'altra parte, e gli sfiorai le spalle.
«Guardami...» dissi, in un sussurro.
Lui si voltò a guardarmi e gli presi le mani fra le mie. Sembrava un bambino a cui avevano tolto il suo giocattolo preferito.
«Ascolta, Cris, mi dispiace se in qualche modo il mio comportamento ti ha ferito, non era mia intenzione. Non ho fatto niente di male, Giorgio è un mio amico, gli voglio bene ma non è niente paragonato a te. Quando capirai che il mio cuore è solo tuo? Non voglio nessun'altro, Cris, voglio solo te. Non esisterà mai una persona che amerò più di te, nessuno è alla tua altezza. Tu mi hai fatto scoprire cosa vuol dire amare una persona, nel bene e nel male, e io te ne sono grata per questo. Non riesco a starti lontana, ci ho provato ma non ci sono riuscita. Ogni canzone che ascoltavo parlava di te, ogni volta che andavo da qualche parte cercavo sempre te tra la folla, i tuoi occhi che mi sciolgono il cuore, il tuo sorriso che mi fa sentire viva. Amo ogni cosa di te, e non posso smettere di pensarti. Ti amo Cris, e ti amerò per sempre, qualunque cosa accada, perchè noi ci apparteniamo..» singhiozzai.
Finalmente glielo avevo detto, tutto quello che provo per lui e se anche questo non cambierà le cose, mi sento meglio. Non mi aspetto che tutto torni alla normalità, ci sono molte cose di cui dobbiamo parlare, ma almeno la mia parte l'ho fatta. Adesso dipende tutto da lui.
Lui mi attirò a sé e mi strinse, come se potessimo fonderci in un'unica persona. Amavo stare fra le sue braccia, mi sentivo al sicuro e mai come in quel momento avevo bisogno di lui.
«Ti amo anche io...ma non posso» disse, allontanandosi.
«Perchè?» gli chiesi, delusa.
Sinceramente non me l'aspettavo.
«Perchè ti faccio soffrire..Ali, in queste settimane ho avuto modo di pensare alla nostra situazione e ho capito che non sono la persona giusta per te. Tu meriti di meglio, meriti quello che io non posso darti e spero che troverai una persona che ti cambierà la vita, al meglio. Ma non posso essere io. Mi dispiace.» concluse, tristemente.
Non aveva senso il suo discorso, lui era quella persona che mi aveva cambiato la vita, non potevo aspettarla se ce l'avevo davanti. Avrei voluto dirglielo ma lui continuò.
«Non ti dimenticherò mai, giuro.» disse, con gli occhi lucidi.
«Perchè mi dici questo? Cosa succede?» dissi, visibilmente in panico.
Quelle parole erano come un'addio. Rabbrividii, non poteva essere vero, non stava succedendo a me, non stava cercando di dirmi quello che sto pensando.
«Mi trasferisco in California» disse, distrutto.
Le sue parole mi colpirono come un pugno allo stomaco, il mio cuore sembrava che avesse smesso di battere, mi mancò l'aria. Non poteva succedere davvero, era solo un brutto sogno, doveva esserlo.
Cominciai a singhiozzare, sempre più forte, disperata e distrutta. Era finita, era tutto finito. Le relazioni a distanza non durano mai, non quando si è così lontani. Avevo voglia di urlare, urlare così forte da far tremare il modo, sfogando tutta la mia frustrazione e la rabbia.
Lo abbracciai, stringendolo. Ma in quel momento non sentivo le sue braccia attorno a me, sentivo solo il vuoto e la consapevolezza che sarei rimasta sola.
Singhiozzai sempre più forte fino ad essere percossa dagli spasmi.
«Shh...calmati» disse Cristian, con voce roca.
Stava piangendo anche lui, ma non lo dava tanto a vedere, mentre io ero un pozzo senza fondo.
«Non...non lasciarmi..» dissi.
«Andrà tutto bene Ali, starai bene. Troverai qualcuno che ti renderà felice.» disse, con voce spezzata.
«No...no...Cris, io voglio solo te!» dissi, singhiozzando.
Non riuscivo più a fermarmi, non potevo crederci che non l'avrei rivisto mai più. Senza di lui la mia vita non aveva senso.
«Shh...piccola. Ti amo, e ti prometto che andrà tutto bene.» disse.
«No...resta qui con me..Cris..come faccio a vivere senza di te..» dissi, mentre le lacrime continuavano a rigarmi il viso, sempre di più, come un fiume in piena.
«Ce la farai..Tu sei la mia principessa, e sei forte» dissi, stringendomi.
«Non lo sono..» dissi, con voce spezzata.
«Non fare così, ti prego, non posso sopportare di vederti in questo stato» disse, catturando una lacrima.
«Quando partirai?» chiesi.
«Domani» disse, amareggiato.
«Saresti partito senza dirmelo» dissi e quella consapevolezza mi colpì come un treno in piena corsa.
«No, te l'avrei detto» disse e mi accarezzò la guancia.
Io mi scostai bruscamente, ero sorpresa e ferita dal suo comportamento.
«Non mentirmi..» singhiozzai e lo scostai da me.
«Non me ne sarei mai andato senza prima salutarti» disse attirandomi a sé.
«Stai mentendo» sussurrai divincolandomi.
Mi strinse così forte che non riuscii a liberarmi dalla sua presa e così mi arresi e mi feci cullare dalle sue braccia.
«Guardami» disse e mi alzò il mento in modo che lo guardassi.
«Ti amo più della mia stessa vita. Anche se sarò lontano sarà come se mi avessi vicino, ci sentiremo tutti i giorni, sempre, mattina, pomeriggio e sera. Sarai la prima persona che chiamerò quando mi succederà qualcosa, anche se non mi accadrà niente, sarai sempre la prima persona che chiamerò perchè mi mancherà il suono della tua voce» disse, dolcemente.
«Non è la stessa cosa..» dissi, riprendendo il controllo del mio corpo.
«Passa quest'ultima notte con me, ti prego. Vorrei sentire cosa si prova a svegliarmi accanto a te..» e mi sfiorò le labbra.
«Non aspettavo altro..» sussurrai e feci scontrare le nostre labbra.
STAI LEGGENDO
La solitudine incontrò l'amore
Short StoryAlice era una ragazza come le altre. La solita ragazza con semplici occhi marroni ma che al suo interno nascondevano sofferenze e paura. Paura di vivere, paura di innamorarsi ancora, paura di rimanere sola. Passava le giornate sui libri, a leggere...