Litigio.

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Arrivai a casa alle tre passate. Mia madre era arrabbiata e quando mi vide entrare mi assalì di domande, ma dopo aver visto la mia espressione si bloccò. Mi guardò preoccupata e corse ad abbracciarmi, e io non feci niente per oppormi come solitamente facevo. Ne avevo bisogno, avevo bisogno di qualcuno che mi stringesse in modo da tenere incollati insieme i miei pezzi. Avevo pianto per tutto il tragitto di ritorno, con Silvia che cercava di consolarmi, e nonostante pensavo di non aver più lacrime, ecco che scendevano nuovamente come un fiume in piena. Comincia a singhiozzare, sempre più forte, non riuscendo più a controllare le mie emozioni. Mia madre mi strinse più forte come se volesse proteggermi da questo dolore, ma nessuno avrebbe potuto aiutarmi. Non bastavano delle semplici parole di consolazione, non mi servivano a niente, volevo che tutto ritornasse come prima. Mi ero pentita della mia decisione nell'istante in cui, dopo averlo detto, vidi l'espressione di Edoardo. L'avevo profondamente ferito, me ne rendo conto, ma non avrei mai voluto che accadesse. Se ci fossimo conosciuti in un altro contesto dove la situazione sarebbe stata diversa, forse non sarebbe successo niente di tutto questo. Ma non serviva rimuginare sulle cose, avevo fatto una scelta e adesso dovevo pagarne le conseguenze.
Mia madre non mi fece domande e, sorprendentemente, si offrì di accompagnarmi di sopra in camera mia. Le ero grata della sua comprensione e del fatto che non mi abbia fatto domande, non avevo la forza né fisica né psicologica per parlarne. In realtà l'unica cosa che volevo fare era dormire, desiderando di non svegliarmi più. Saltai anche la cena, non avevo nessuna intenzione di alzarmi da questo letto.

L'indomani, la sveglia suonò, impetuosa come non mai, o almeno è quello che mi sembrò. Aprii lentamente gli occhi e rimasi immobile a guardare il soffitto. Non avevo voglia di ritornare a scuola, non dopo il litigio con Edoardo e le parole di Giorgio. Le sue parole mi avevano ferito profondamente, ma alla fine penso di averle meritate. È orribile far soffrire una persona ed è ancora più orribile giocare con i suoi sentimenti. Ma dovevo farmi forza e andare avanti, nonostante mi facesse male la consapevolezza di averlo fatto soffrire.
Sospirai e andai in bagno a prepararmi. Scesi in cucina e diedi un flebile 'buongiorno' ai miei genitori occupati nella loro routine quotidiana. Quando si accorsero di me, smisero di fare quello che stavano facendo e mi sorrisero. Non era un vero sorriso, come se fossero contenti di vedermi, ma un sorriso di circostanza. Mia madre cercava di apparire tranquilla ma io la conoscevo bene e sapevo che la stava torturando non sapere il motivo del mio crollo.
«Tesoro, la colazione è pronta» disse fingendo un sorriso.
«Grazie mamma, ma non ho fame» le dissi.
«Ah..va bene» disse delusa.
Mi dispiaceva ferirla visto che lei faceva di tutto per farmi stare bene e che si preoccupava per me.
«Penso che potrei almeno bere un po' di caffellatte..»dissi dubbiosa.
«Certo, è già pronto» disse riavviandosi.
Così, controvoglia, bevvi il caffellatte, in silenzio e quando finii mi alzai.
«Era buonissimo. Io vado, ciao.» dissi dirigendomi verso la porta
Sentii dei passi e la voce di mia madre che mi chiamò.
«Aspetta Ali» disse mia madre.
«Cosa c'è?» chiesi, confusa.
«Ti voglio bene, e sappi che qualunque cosa sia successa, quando ti sentirai pronta, potrai parlarmene perchè io sarò qui ad ascoltarti» disse sorridendo.
«Grazie mamma» le dissi abbracciandola.
Ero piacevolmente sorpresa che si sforzasse di mettere a tacere la sua curiosità per il mio bene, e che mi desse il tempo necessario affinchè fossi pronta per parlarne.

Arrivai a scuola e mi diressi velocemente verso la mia classe, non avrei mai voluto incontrare Edoardo e rispecchiarmi in quegli occhi pieni di rabbia e rancore. Ma a quanto pare oggi non è la mia giornata fortunata. No, non è decisamente periodo.
Lo vidi che parlava animatamente con Valentina, sorridendole. Ebbi un colpo al cuore, mi faceva male vederlo con qualcun'altra. Valentina si era avvicinata ancora di più e gli aveva sfiorato il petto, sorridendo maliziosamente. Non sembrava dispiacergli quel contatto, e avvicinò le labbra al suo collo lasciandoci delicati baci. Valentina, che non poteva essere definita una ragazza che perde tempo, gli prese il viso avvicinandolo alle sue labbra. Quel bacio mi distrusse, come se potesse davvero distruggere qualcosa visto che non era rimasto nient'altro. Edoardo le cingeva i fianchi e la baciava con passione, lasciandosi trasportare verso il bagno.
Ma stranamente si fermò e , come se si fosse accorto che lo stavo fissando, si voltò verso di me. La sua espressione non lasciava trapelare nessuna emozione, mi guardava con indifferenza, come se per lui fossi un' estranea. Mi feci coraggio e continuai a camminare, dovevo passare davanti a loro per arrivare in classe, ma qualcuno mi bloccò il polso. Sperai che fosse stato lui ma rimasi sorpresa quando vidi che era Valentina. La fulminai con lo sguardo e mi divincolai dalla sua presa, ma proprio come quella di Edoardo, era molto forte.
«Lasciami» dissi freddamente.
«Ti sei divertita a prendere in giro Edoardo?» mi chiese Valentina con disprezzo.
«Non l'ho mai fatto» risposi nello stesso tono.
«Sei una bugiarda. Chi ti credi di essere, sei solo una piccola bambina viziata che deve ottenere sempre quello che vuole senza preoccuparsi di ferire gli altri» disse Valentina.
«Se non sai le cose taci» dissi liberando bruscamente il polso dalla sua stretta.
«E cos'è che non so? Per esempio che lo hai preso in giro facendo una stupida scommessa con la tua amichetta?» mi chiese, sogghignando.
Se il suo piano era di attirare l'attenzione degli altri studenti in modo che tutti sappiano quello che è successo, ci sta riuscendo.
«Io non ho...» iniziai a parlare quando Edoardo mi interruppe.
«Adesso lo neghi? Pensavo avessi almeno un po' di rispetto per te stessa» disse gelandomi con il suo sguardo.
«Ti ho già detto che mi dispiace» dissi, mordendomi il labbro per evitare di piangere.
«Non me ne faccio niente delle tue scuse» disse guardandomi ferito.
«Non so più cosa dirti per farmi perdonare» dissi.
«Non c'è niente che tu possa fare o dire» disse amareggiato.
«Edoardo...per favore..» dissi, sull'orlo delle lacrime.
«Smettila di fare la vittima» disse Valentina, intromettendosi.
«Non intrometterti, nessuno sta parlando con te» dissi fulminandola con lo sguardo.
«Valentina ha ragione» disse Edoardo, difendendola.
«Non posso crederci che tu la difenda» dissi indignata.
«Almeno lei non mi ha mai mentito» disse, ferendomi.
«Ovviamente, visto che non sa fare altro che infilare la lingua in gola a ogni ragazzo che incontra» dissi con disprezzo.
«Ascolta brutta...» iniziò Valentina ma Edoardo la bloccò.
Lo guardò confusa ma poi si ricompose immediatamente.
«La tua è solo invidia perchè Edoardo non ti vuole più» disse, ridendo.
«Tu, invece, sei così sicura che ti ama?» dissi, ridendo di lei.
«Me l'ha dimostrato» rispose indignata.
«Trascinandoti con lui in bagno? Una vera dichiarazione d'amore.» risi di lei.
Era patetica a sperare che Edoardo l'amasse, lui la voleva solo per il suo corpo, nient'altro.
«Tenetemi se no la uccido!» urlò fiondandosi su di me, ma qualcuno la bloccò.
«E di chi dovrei essere innamorato, di te?» disse Edoardo, ridendo.
«Non l'ho mica detto io» dissi, ferita.
«Sei davvero più ingenua di quello che pensavo, davvero credevi che io ti amassi?» mi chiese, ridendo di me.
«Ti ricordi quello che mi hai detto o devo rinfrescarti la memoria?» gli chiesi con aria di sfida.
«Magari stavo fingendo. Non sei l'unica a sapere come si fa» disse ridendo.
Non potevo crederci, non stava accadendo a me. Non potevo credere che tutto quello che mi aveva detto fosse finto. Lo avevo sentito il suo tono tremare leggermente quando mi chiese di restare con lui, lo avevo sentito il suo cuore battere sincronizzato al mio, non era frutto della mia immaginazione.
«Dici questo solo perchè sei arrabbiato con me» dissi dubbiosa.
«Allora adesso ti chiarisco bene le idee. Io non provo niente per te, sei una persona meschina e manipolatrice. Trai felicità nel far soffrire gli altri, non ti preoccupi di nessuno tranne che di te stessa e sei una bambina viziata che deve avere sempre quello che vuole. Non voglio più vederti, sparisci dalla mia vita» concluse freddamente, guardandomi negli occhi.
Lo guardai sorpresa e profondamente ferita. Le lacrime mi rigarono il volto, senza preavviso, scendendo senza il mio consenso.
«Adesso fai la vittima quando sei solo una poco di buono!» urlò Valentina.
Ero tremendamente delusa, ferita e arrabbiata. Io non meritavo tutte le parole di Edoardo perchè non avevo fatto niente di quello che lui pensa. Avrei voluto spiegarlo, ma non gli importava piú, era andato avanti con la sua vita. Guardavo Valentina senza vederla davvero, e sentii dentro di me montare la rabbia. Ero arrabbiata per le parole di Edoardo, per quelle di Giorgio, per quelle di Valentina e per essere così tremendamente sbagliata. In un impeto di rabbia mi fiondai su Valentina, tirandole così forte i capelli che potrei staccarglieli a ciocche.

La solitudine incontrò l'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora