Dismay and Beta-decay (I)

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 Oh there's another thing Mama, I think I should confide: It is not love that'll turn the tide, But the net difference in the gravitational pull between the Earth and the Moon as it is acted out upon the waves

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Oh there's another thing Mama, I think I should confide:
It is not love that'll turn the tide,
But the net difference in the gravitational pull between the Earth and the Moon as it is acted out upon the waves.
But since you're gone, I feel washed away.

(Josh Ritter)

«È uno stallo alla messicana!»

Una donna bellissima, con la pelle scura e i lunghi capelli tinti di biondo, si era frapposta tra Lloyd, che fingeva un sorriso, e Nina che alzava una mano in segno di saluto, pronta a scattare verso la meta. La nuova arrivata torreggiava su dei tacchi a spillo, soddisfatta di essere, in quel modo, più alta di Lloyd.

Spostò lo sguardo, su cui le palpebre truccate facevano scendere un velo di mistero, verso di lui. Le iridi chiare dello scienziato, a loro volta, si spinsero fino a incontrare le sue, per poi spostarsi verso l'alto.

«Veramente è un normalissimo stallo,» puntualizzò, con un mezzo sorriso.

La Voce-di-Lloyd, che Rakshata non poteva percepire ma che era comunque presente nella stanza, avrebbe infatti tenuto a precisare che si definiva stallo alla messicana quello in cui almeno tre persone si puntavano contro le pistole, di modo che nessuno potesse sparare a un altro senza rischiare la vita nell'immediato. Oppure, figurativamente, non potesse agire senza riceverne un grande danno.

Nella loro situazione, invece, c'era una sperabile assenza di armi da fuoco, e inoltre non esisteva nessun vincitore designato per i fondi alla ricerca scientifica che non fosse lui. Quindi, il dubbio dell'attributo messicano proprio non si poneva.

Rakshata però, appunto, non poteva sentire tali considerazioni, quindi si limitò a rispondere:

«Sono dieci anni che fai questa battuta».

Il giovane professore gettò all'indietro la testa e rise di una risata cristallina, il bicchiere quasi vuoto stretto nella mano sinistra. Diversi presenti si erano voltati verso di loro, incuriositi quantomeno dall'insolito scambio di frasi.

La ragazza di Nina, per la prima volta da quando era entrata a Villa Ariete, azzardò un'espressione. Era tra l'interdetto e lo scocciato, con le sopracciglia aggrottate visibili appena tra un ciuffo e l'altro della frangia rosa.

«Nina, chi sono queste persone?» domandò, senza lasciare il braccio dell'altra, come se non volesse mischiarsi a loro.

La donna bionda fece saettare lo sguardo verso di lei, e il gioiello che portava sulla fronte – un piccolo rubino di forma circolare – lampeggiò quasi come un segnale di pericolo. Nina non osò dire una parola.

Toglietevi, ragazzine! pensò la donna, allargando le narici e stringendo le labbra. Siete in mezzo tra me e lui!

Rapida come il lampo di un temporale estivo, la sua espressione cambiò e un gran sorriso le si allargò in volto.

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