If you like Paris in the springtime,
London in the fall,
Manhattan in the autumn
With music on the mall,
Stop fooling with the fallout
Or puff the cosmic ball
Or soon you will be fissionable material.(Jamaica)
«Hey! Did all the fruit flee to Pear-is?»
Appena un secondo di risate preregistrate. Il protagonista della sit-com fissò a braccia aperte un'alzata in vetro. Vuota. L'immagine scomparve nel nero.
Con un'espressione mortalmente annoiata, Anya appoggiò la schiena contro il muro. Raddrizzò le spalle, tamburellò con un piede a terra e con entrambi i pollici sullo schermo spento del telefono. Quell'affare aveva cominciato a causarle una certa ansia, a bruciarle le retine prima di andare a dormire.
E pensare che una volta era stato così rassicurante.
La ragazza gettò indietro il collo e con un sospiro alzò gli occhi verso i led del corridoio, accesi già di mattina. La luce era in parte bloccata dalla visiera del suo cappello irlandese. L'Università era strana. Lei, che per colpa di una curva dell'attenzione che calava rapidamente a picco aveva a malapena finito le superiori, non riusciva a capacitarsi della presenza di così tante persone appassionate allo studio. Eppure comprendeva le ossessioni: la sua vita, fino a poco tempo addietro, le era sempre sembrata fatta di orizzonti degli eventi e attaccamenti morbosi. Prima a quel cellulare, poi a Jeremiah che l'aveva salvata, rubandole dal cervello la possibilità di pensare a qualsiasi altra cosa... era stato lui stesso a spiegarle che un comportamento del genere non andava bene. Nessuno nell'esercito glielo aveva mai detto.
La porta dell'ufficio che aveva accanto cigolò sui cardini, e lei abbassò gli occhi sul telefono. Lo sbloccò: la dashboard mostrava la foto di un gatto che si rilassava al sole con un sorriso quasi umano, accanto a uno steccato bianco. Lo bloccò di nuovo.
E pensare che un tempo quello era l'unico modo che aveva per ricordarsi del passato.
Marianne...
«Anya,» il suo nome, pronunciato con tono gentile e formale da qualcuno che lei non vedeva, scacciò via quello della stronza. «Puoi entrare».
Anya avanzò verso la porta. Gettò un ultimo sguardo al corridoio, senza nemmeno pensarci: non era più in uno di quegli hangar del cazzo, non c'era motivo che qualcuno la seguisse. Eppure guardò lo stesso.
Non appena varcò la soglia dell'ufficio, Lloyd richiuse la porta alle sue spalle. Dopo quel suono, calò un silenzio perfetto.
Anya, senza mostrare alcuna emozione, affondò la mano destra in tasca. Solo quando chiuse la mano attorno alla USB trovò il coraggio di alzare gli occhi su di lui. Oltre il riflesso degli occhiali, lo sguardo del professore era serio quanto il suo. E il fisico sottile di Lloyd le ricordava un po' se stessa. Le era familiare l'aria in quella stanza, permeata dalle pastiglie inodori che erano costretti a mandare giù ogni giorno. Eppure lei la puzza degli antipsicotici la riconosceva ovunque. Quelli che servivano a evitare che le pareti si chiudessero su di loro.
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Čerenkov my love
FanfictionUna fanfiction su Code Geass, ma soprattutto una storia di scienza e di arance. ✴ Sono passati cinque anni dallo Zero Requiem, atto di liberazione di una nazione intera, e ora Britannia trascina le sue vecchie ossa attraverso quello che è stato dich...