17.

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Cheryl si svegliò con un forte mal di testa. Non riusciva a ricordare molto di quello che era successo la sera prima, tutto quello che ricordava erano le urla.
Gemette mentre si rotolò verso il comodino per afferrare il suo telefono, era morto.
Aveva sempre messo a caricare il telefono prima di andare a letto, o almeno si assicurava che avesse una percentuale di batteria decente.

Alla fine, decise di alzarsi e di andare a cercare delle bustine di Oki per la sua testa. Ma improvvisamente, la porta si aprì. In piedi c'era Penelope, che stavolta, non indossava il suo solito sguardo infastidito, ma aveva un'espressione calma: "Cheryl, sei sveglia. Giù tra tre minuti." Ordinò.

Cheryl annuì, ma Penelope se ne era già andata, ormai era abituata a questo, quindi lo ignorò semplicemente.
Dopo andò verso il suo armadio e si vestì rapidamente, non preoccupandosi di truccarsi o sistemarsi i capelli.
Agli occhi di Penelope sarebbe stata la cosa più orribile dell'intera galassia, ma dopotutto era solo sua madre. Inoltre era un sabato, e non aspettavano nessuno.

Scese e trovò sua madre seduta sul divano, con una gamba incrociata all'altra e sorseggiando un tè in un modo terribilmente lento, stava per avere una conversazione molto lunga con la figlia confusa.

"Madre, per cosa volevi che scendessi?" Chiese Cheryl con evidente nervosismo nei suoi lineamenti.

Penelope continuò a sorseggiare il suo tè, non prestando attenzione alla domanda di Cheryl.
Quando lo finì, mise la tazza sul tavolino di fronte a lei e rispose alla giovane rossa: "Ieri sera hai fatto una festa, ricordi?"

Cheryl era un po' confusa, la sua memoria riguardo alla sera precedente era vaga e sfocata: "Sì."

Penelope sospirò: "Con chi sei stata?"

"Con Josie McCoy."

Nominò la prima persona che le venne in mente: non c'era mai stata festa in cui non avesse invitato Josie o a cui Josie non fosse andata.

"C'erano molte persone, chi altro c'era?"

Cheryl ricordava due ragazze, una bionda e l'altra dai capelli neri. Stavano urlando, ma perché? Le cose stavano diventando più chiare nella sua testa, ma era ancora confusa: si era praticamente appena svegliata e sentiva come dei martelli battere nella sua testa.

"Betty Cooper, e anche Veronica Lodge."

"Chi altro?" Continuò a chiedere Penelope con un tono più duro.

Cheryl cercò di ricordare, ma non serviva a niente.  Tutto quello che riusciva a ricordare era un armadio di qualche tipo, il che la confondeva ulteriormente.
A quel punto, tutto quello che poteva fare era provare a indovinare: "A-Archie Andrews."

"No. È fuori città con Fred."  Penelope rispose.

"Reggie Mantle. Kevin Keller."  Era disperata.

"Sbagliato e.. sbagliato. Lo sceriffo e suo figlio erano alla riunione della città ieri. Mantle non era presente."

Dannazione, pensò.  Come e perché sapeva tutto questo?

"Pensa, Cheryl!"  Si alzò d'improvviso Penelope, facendo indietreggiare la figlia.

"Io.. non lo so! Adesso non riesco a ricordare, dammi del tempo!" Ammise Cheryl, spaventata.

"Quel dannato Jughead Jones era qui!"

Improvvisamente, si ricordò di tutto.

Penelope ribolliva di rabbia. Era ora di quel tanto temuto discorso, quello che la signora Blossom faceva a Cheryl ogni anno, spiegandole che fosse una Blossom, il che significava che doveva seguire dozzine di regole e che se non lo avrebbe fatto, ci sarebbero state, sfortunatamente, conseguenze.

Ma lei non ne aveva rispettata nessuna.

"È un Jones: suo padre è un traditore, suo padre ha ucciso tuo fratello!"

"Non ha ucciso Jason! Papà lo ha fatto! Lui.. ha solo nascosto il suo corpo." Pronunciò timidamente le ultime parole.

La mano di Penelope, si alzò e diede un forte schiaffo a Cheryl.

"Sei una vergogna! Oh, se ti vedo di nuovo con il figlio di quel serpent, la pagherete entrambi!" Gridava con gli occhi rossi e infuocati.

Cheryl corse rapidamente al piano di sopra, nel suo posto speciale.
Si sedette contro il muro con le ginocchia al petto mentre le lacrime le scorrevano lungo le guance. Gli altri penserebbero che non avesse veri e propri problemi, che i suoi problemi fossero avere una brutta pedicure o spezzarsi un'unghia, si sbagliavano così inquietantemente.

Smise di piangere dopo un po', notando quanto sembrasse stranamente familiare l'armadio. Non perché fosse il suo posto sicuro, quello lo sapeva da ovviamente molto tempo, provava una nuova sensazione questa volta, una bella sensazione.

Poi si rese conto, aveva baciato Jughead Jones.

Someone to stay | Cheryl & Jughead Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora