Toby era accovacciato a terra, nello stesso angolo in cui Natya l'aveva tovato tre giorni prima. Aveva le braccia avvolte attorno alle ginocchia ed il visto penzolante in avanti, immobile. Gli era stata tolta la camicia di forza, forse perché si ero resi conto che essa peggiorava la sua già precaria situazione.
Il ragazzo non mosse un solo muscolo quando sentì la porta aprirsi, e nemmeno quando si richiuse; se ne stava lì rannicchiato su sé stesso come un bambino spaventato.
Natya si sforzò di sopprimere la sua insicurezza, ed avanzò lentamente verso di lui.
-Toby...- balbettò, con la voce che tremava -Sono ancora io... Sono Natya-.
A quel punto il ragazzo sollevò lentamente il capo fasciato, ed incrociò il suo sguardo con quello di lei. Mosse la testa di lato, costretto da un tic improvviso, e tornò a fissarla in silenzio subito dopo. Non si poteva leggere paura, stupore o dubbio nei suoi occhi marroni; in quel momento lasciavano trasparire nessuna emozione, forse anche a causa dei sedativi che gli erano stati somministrati.
Natya sospirò fortemente, e si accovacciò proprio davanti a lui, puntando i palmi delle mani a terra e piegando le ginocchia.
-Mi riconosci, Toby?- domandó.
Ancora nessuna risposta. Lui se ne stava fermo a guardarla, con quello strano sguardo vuoto.
Era forse incapace di comunicare? Oppure davvero non si ricordava di lei?
-Toby, mi capisci?- ripeté la ragazza, che sentiva lo sgomento crescere dentro di sé.
Allungò lentamente una mano verso di lui per appoggiarla sulla sua testa, ma la reazione di Toby fu improvvisa e assolutamente inaspettata: scattò via di lato come una lepre, andando a sbattere violentemente contro alla parete di cuoio imbottio, e si rannicchiò subito a terra coprendosi la testa con le mani.
Natya lo guardò atterrita. Aveva caddero pensato... Che volesse picchiarlo?
A quel punto, sapeva di non aver più bisogno di alcuna prova; Toby era tenuto sotto pesanti sedativi e veniva picchiato dai medici. Non c'erano dubbi. Quella reazione non poteva essere stata casuale, non poteva affatto.
Loro lo avevano ferito alla testa.
Loro erano il motivo per cui la sua situazione non sembrava mai migliorare.
E loro avrebbero dovuto rispondere di tutto questo.
-Toby, stai tranquillo- disse la ragazza, improvvisando una voce calma ed avvicinandosi ancora una volta a lui, ma con maggiore lentezza ed attenzione. Allungò nuovamente la mano e questa volta riuscì ad appoggiarla delicatamente sulla spalla tremante del ragazzo. -Io non ti farei mai del male-.
Fece appena in tempo a finire la frase, prima vedere Toby scattare in avanti verso di lei con i pugni chiusi ed un ghigno in volto; subito dopo, sentì un violento colpo dietro alla nuca. Emise un soffocato gremito di dolore e chiuse gli occhi, ma il dolore la costrinse a riaprirli pochi secondi dopo. Toby era tornato ad appoggiare la schiena contro al muro, e la guardava con evidente terrore stampato in faccia.
Natya si voltò indietro, sentì il rumore improvviso della porta blindata che veniva aperta, e vide tre medici entrare nella stanza correndo.
Uno di loro afferrò la testa di Toby e la sbattè a terra bloccandola con una scarpa, mente gli altri due iniziarono a colpirlo con dei manganelli.
-Fermi!- gridò Natya rialzandosi in piedi.
I tre tipi si fermarono, voltandosi verso di lei. Sembrarono agitati, come se avessero appena mostrato una cosa che quella ragazza non avrebbe dovuto vedere.
-Le stiamo salvando la pelle, signorina- disse uno di loro.
Due infermieri presero Natya sotto braccio e la spinsero fuori dalla stanza, seppur lei si agitasse con tutte le sue forze per imoedirlo, mentre il terzo richiuse la porta blindata e riprese a picchiare Toby con una violenza a dir poco disumana.
-Lasciatemi subito!- gridò ancora Natya, dimenandosi come una lepre nelle fauci di un leone. Venne liberata solo quando ebbero raggiunto il corridoio.
-La prego di calmarsi- disse uno dei due uomini -Si calmi, maledizione-.
-Maledetti!- gridò la ragazza, ormai agitata sempre più -Non potete picchiare la gente così! Non potete!-.
L'altro infermiere iniziò a gesticolare nervosamente -Era una situazione di pericolo, siamo dovuti intervenire. E comunque giusto per sua informazione il paziente 116 non prova dolore, quindi non...-.
-Io credo che questo sia maltrattamento di persona, e mancato rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo- esclamò una voce estranea.
I medici e Natya si votarono all'unisono in direzione dell'ingresso del reparto, ove videro tre agenti di polizia avanzare a passo deciso verso di loro.
-Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte di privati che affermano che in questo reparto vengano maltrattati diversi pazienti- affermò uno degli agenti, che pareva essere il caposquadra. - Abbiamo un mandato, quindi sarebbe meglio per voi mostrarci i documenti, ed accompagnarci a dare un'occhiata alle condizioni di tutti i vostri ospiti-.
I due medici si lanciarono uno sguardo sgomento. -Ma certo agente, mi permetta di condurla dal direttore, dovrà parlare prima con lui- disse uno di loro - E saremo lieti di accompagnarvi-. Cercavano di mostrarsi gentili e rilassati, ma si leggeva una palese preoccupazione nei loro occhi. In quel posto doveva esserci da ero molto, da nascondere.
I poliziotti fecero cenno a Natya di uscire dal reparto e lei annuì, guardandoli allontanarsi lungo il corridoio seguiti dai medici. Pochi secondi dopo, la ragazza si ritrovò sola. Era l'occasione perfetta, non avrebbe mai potuto farsela scappare.
Raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo, corse in direzione della porta di Toby. Era stata lasciata socchiusa, a causa del trambusto che si era creato, così le fu possibile entrare senza problemi.
Aprì con decisone anche la seconda porta, e senza pensarci troppo entrò nella cella di Toby.
Il povero ragazzo era disteso a terra, tremante. Sotto alla sua testa, una grossa macchia di sangue si allargava lentamente sul pavimento.
La ragazza si avvicinò, con gli arti così tremanti che quasi faticava a muoverli, e si accucciò a terra accanto a lui.
-Va tutto bene, Toby. Sono qui- disse, mentre con estrema delicatezza lo aiutava a sollevare la schiena.
Ma ecco che in quel momento, impulsiavmete, allargò le braccia e lo strinse forte a sé.
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Ticci Toby - P. 116
FanfictionWritten in 2015 ______ -Voglio che tu sia felice, voglio vederti sorridere; perché solo così tornerò ad essere felice anch'io-. Natya ha perso completamente la memoria a seguito di un trauma subito tre anni prima, ma un giorno nella sua mente inizi...