CAPITOLO PRIMO - parte 1

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Natya, affacciata alla finesta della sua stanza con il mento poggiato sulle mani, sporgeva il volto fuori per lasciarsi accarezzare le guance dal vento primaverile. Sotto il suo palazzo, che si trovava in centro città, correva una strada statale molto trafficata sia di giorno che di notte; il continuo passaggio delle auto creava un gran rumore, che però grazie alla forza dell'abitudine non risultava più cosí fastidioso.
La ragazza indietreggiò di un passo e chiuse la finestra, prima di andare a sedersi sul suo letto ancora sfatto. Erano le cinque e mezzo della domenica pomeriggio, il cielo era sereno e l'atmosfera piuttosto noiosa.
Natya si mise distrattamente a giocherellare con le gambe passandosi le dita tra i capelli mentre, con aria annoiata, fissava la finestra chiusa davanti a sé. Delle macchie sporcavano la superficie liscia del vetro; residui dell'ultima pioggia.
-Natya, vieni a darmi una mano a spolverare la sala!-. La voce di sua madre echeggiò lungo il muro del corridoio, ed attirò in un attimo l'attenzione della ragazza.
-Arrivo!-.
Sbuffando, si alzò dal letto e si ciondolò fin fuori dalla stanza, con i capelli biondi che danzavano giù dalla schiena, raccolti in una coda.
Di certo non aveva voglia di mettersi a fare le faccende, ma si disse che dopotutto non aveva niente di meglio a fare, e che quantomeno in quel modo avrebbe smesso di annoiarsi.
-Andiamo, Natya! Metti almeno le ciabatte!- disse ancora la madre, lasciando cadere le mani lungo i fianchi. Solo allora la ragazza ricordò di avere addosso soltanto la felpa e le mutande, e di star camminando sul pavimento a piedi nudi.
Ridacchiando tornò indietro con la stessa lentezza con cui era arrivata, si infilò un paio di pantaloni e recuperò le ciabatte da sotto il letto, per poi tornare in sala.
La madre di Natya era una donna semplice; intorno ai quarantacinque, magra, con i capelli castani sempre pettinati e tenuti ben in ordine, e la particolarità di essere letteralmente ossessionata dalla pulizia della casa. Passava gran parte del suo tempo a svolgere le faccende, e spesso costringeva la propria svogliata figlia a partecipare ai suoi rituali quasi ossessivi.
Natya aveva diciannove anni, ed era una ragazza piuttosto solitaria se paragonata ai tipici comportamenti tenuti dai suoi coetanei. Non amava stare tra la gente, dover parlare con estranei, dover stringere rapporti con qualcuno; tanto che, addirittura, non ricordava di avere mai avuto amici.
A compensare queste sue mancanze, Natya aveva un bel corpo snello, e dei lunghi capelli biondi come quelli delle principessine delle fiabe. Un piccolo neo sul lato sinistro del mento era stato da sempre il suo segno particolare che la distingueva dalle altre bambine.
I suoi genitori erano separati ormai da quattro anni, ma suo padre era da sempre venuto a trovarla con regolarità, almeno una volta ogni due settimane. Non era molto, ma Natya sapeva che l'uomo era molto occupato con il lavoro quindi non gliel' aveva mai fatto notare; anche perché, in ogni caso, la situazione era già abbastanza tesa e complicata.
La sua, comunque, era una famiglia abbastanza normale, fatta come tutte di cose belle e cose più spiacevoli.
-Spolvera l'angolo del televisore- disse la mamma indicando l'angolo della TV con l'indice.
La ragazza annuì e prese un panno, senza dire niente.
Quella di Natya era una vita normale, in una famiglia come tante; ma c'era una cosa che rendeva la sua esistenza qualcosa di diverso:
Natya aveva quasi del tutto perso la memoria.
Poteva ricordare abbastanza nitidamente alcuni eventi della sua infanzia, ma ne aveva completamente dimenticato molti altri; il periodo che era corso tra i dodici ed i sedici anni, in particolare, era adesso per lei come una grande lacuna nera. Non aveva nessun ricordo di quegli anni, nemmeno uno.
Il dottore aveva parlato di una specie di disturbo legato alla memoria, che però sarebbe sparito con la crescita, ma Natya aveva potuto notare in quegli anni come non fosse mai cambiato niente. O meglio, riusciva a ricordare tutti gli avvenimenti più recenti ed al momento la sua memoria sembrava funzionare perfettamente, ma nulla era venuto a galla del suo passato, se non qualche frammento sconnesso e privo di senso.
Non avere quasi nessun ricordo della sua infanzia non la turbava molto, soprattutto perchè grazie ai racconti dei suoi genitori e dei suoi parenti era riuscita a ricostruire a grandi linee la propria storia; sapeva di aver frequentato la scuola elementare ove sua madre aveva fatto la bidella per un breve periodo, e poi quella media del suo quartiere, e di non aver avuto mai amici. Non c'era molto da sapere, in realtà, perché la sua era stata una vita semplice.
Nonostante ciò, Natya avrebbe potuto giurare che qualcosa mancava.
Lo sentiva, sapeva in cuor suo che c'erano ancora dei tasselli mancanti nel suo puzzle, e che si trattava di eventi estremamente importanti.
Qualcosa che forse i suoi genitori le nascondevano, chissà per quale ragione.
Non le era facile descrivere ciò che provava, non avrebbe saputo dirlo neanche a sé stessa; ma quando le capitava di pensare al passato percepiva quella strana sensazione, ed una strana angoscia sentiva nascere dentro di sé.
"Che cosa dovrei ricordare? "

Ticci Toby - P. 116 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora