CAPITOLO DICIOTTESIMO - parte 2

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-Vado a fare quattro passi, ho bisogno di sgranchire le gambe- disse Natya, in piedi davanti a Toby con un caldo sorriso dipinto sulle labbra-Vuoi venire?-.
Lui si alzò dal materasso scansando la coperta, ed annuì senza dire una parola.
Alzò il cappuccio della felpa e lo calò suoi capelli sulla fronte, dopodiché uscì seguito dalla ragazza che a sua volta cercava di celare il più possibile la sua identità tenendo la testa bassa.
Il buio padroneggiava ormai su tutta la città, interrotto solo dai lampioni disposti ordinatamente ai lati delle strade più trafficate. L'aria era fresca, l'ambiente silenzioso.
Toby camminava con le mani affondate nelle tasche e la testa bassa, fissando il marciapiede che scorreva sotto ai suoi piedi forse intento a pensare a chissà che cosa nella solitudine della sua mente.
Natya, dietro di lui, si sentiva finalmente rilassata. Respirava l'aria fredda come fosse una medicina, sentendo i pensieri tristi e le paure abbandonare la sua mente e lasciare spazio a sensazioni nuove, più calde e rassicuranti. La vista di quelle strade così familiari, tuttavia, le causava inevitabilmente un pò di malinconia, e non riusciva a non pensare al fatto che fino a pochi giorni prima poteva percorrerle tranquillamente senza doversi preoccupare di essere riconosciuta.
Tuttavia, quello era un prezzo che era disposta a pagare, pur di avere Toby al suo fianco. Non era affatto pentita della scelta che aveva fatto, e si disse che sarebbe stata disposta a nascondersi dalla società anche per tutto il resto della sua vita se fosse stato necessario.
Durante il loro cammino, ad un tratto, Toby si frmò bruscamente puntando lo sguardo dietro all'angolo di un palazzo, ove Natya essendo più distante non poteva vedere. I suoi occhi sembravano preoccupati e stupiti allo stesso tempo, ed il suo corpo era adesso un fascio di nervi tesi.
La ragazza avanzò fino a fermarsi al suo fianco, ed a quel punto poté vedere cosa aveva catturato la sua attenzione: c'era un'auto della polizia, parcheggiata davanti ad una casa, e due poliziotti in piedi proprio affianco.
Parlarono tra loro per diversi secondi, poi salirono a bordo. Non appena Toby realizzò che si sarebbero diretti nella loro direzione, afferrò la maglietta della ragazza e le diede uno strattone iniziando a correre, per invitarla a seguirlo; corse come un folle lungo il marciapiede vuoto cercando di stare più possibile lontano dalla luce dei lampioni, voltandosi continuamente indietro per paura di perdere di vista Natya.
Dovevano allontanarsi dalle vie del centro il più in fretta possibile, o avrebbero passato dei guai.
-Presto, di quà! -.
Il ragazzo saltò un muretto e continuò la sua corsa lungo una via poco trafficata, avvolta nel buio pesto poichè sprovvista di illuminazione pubblica. Sarebbe stata perfetta per nascondersi, si disse.
Tuttavia l'auto della polizia era ancora troppo vicina; ne poteva scorgere la luce intermittente.
I due attraversarono un piccolo incrocio buio per poi infilarsi nuovamente in un vicolo, senza cessare la folle corsa; Toby si voltò indietro per assicurarsi che Natya fosse ancora lì, ma ciò che vide fu la comparsa improvvisa di un'intensa luce gialla che ruppe l'oscurità.
I fari di un'auto.
Il ragazzo non ebbe neppure il tempo di gridare.
Nessuno fece in tempo a fare niente.
Il conducente dell'auto spinse la leva del freno con il piede destro e strinse il manubrio con entrambe le mani, chiudendo gli occhi.
Gli pneumatici emisero un assordante fischio scivolando sull'asfalto asciutto; poi, un orrendo tonfo sordo echeggiò nell'aria.
Il rumore tipicamente prodotto dalla carne quando sbatte contro una superfice metallica.
Natya fu scaraventata sull'asfalto, a quattro o cinque metri di distanza; mentre la vettura, arrestando la sua corsa, finì per sbattere contro al muro di un palazzo.

Ticci Toby - P. 116 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora