CAPITOLO UNDICESIMO - parte 2

2.7K 327 22
                                    

Natya camminava a passo lento, lanciando lo sguardo quà e là tra l fronde degli alberi. Le sue orecchie erano attente ad ascoltare i passi stanchi di Toby che silenziosamente la seguiva; non voleva voltarsi ad ogni passo compiuto per controllarlo, perché lo avrebbe probabilmente irritato, ma non poteva nemmeno ignorare il fatto che sembrava faticare molto a seguirla, seppur stesse camminando davvero molto lentamente.
Mentre muoveva le gambe con le mani strette in due saldi pugni, Natya pensava a cosa avrebbe potuto fare adesso. Non potevano vagabondare in quel modo per sempre, e poi era piuttosto sicura che Toby avesse bisogno di mangiare. Era troppo pallido e stanco. Senza contare che doveva avere delle ferite in tutto il corpo, alcune delle quali potevano aver bisogno di medicazione.
I due camminarono in silenzio per quasi un ora, tra gli alberi ed i torrenti, fino a che non notificarono un gruppo di palazzi che sorgevano come per incanto laddove la foresta pareva finire.
-Devo comprarti dei vestiti normali- disse Natya voltandosi indietro verso Toby -Con quella roba addosso sei troppo riconoscibile-.
Il ragazzo si limitò ad annuire, e si sedette a terra lasciando che fosse lei ad andare.
In quel luogo vi erano davvero pochi negozi, e tutti gestiti da gente del posto; le strade erano deserte, sembrava quasi una città fantasma. Ma per fortuna, dopo diversi minuti di cammino, la ragazza riuscì a trovare una piccola bottega dall'aria trascurata che vendeva abbigliamento ed oggetti d'antiquariato.
Natya entrò. Aveva pochi soldi con sé, ma furono fortunatamente sufficienti per acquistare una canottiera nera ed un paio di pantaloni comuni. La titolare del negozio fu gentilissima, e capendo che la ragazza si trovava in una situazione di disagio decise di regalarle anche un paio di scarpe.
Natya uscì fuori entusiasta, e tornò indietro fino al punto in cui aveva lasciato Toby. Lui era ancora lì, accovacciato a terra, con lo sguardo perso nel vuoto e la testa catturata da chissà quali pensieri. Al suo arrivo alzò la testa, e lei gli sorrise caldamente.
-Sono riuscita a prendere questa roba- disse porgendogli il sacchetto che conteneva l'abbigliamento.
Toby annuì stancamente e si alzò in piedi, poi fece qualche passo indietro e girò dietro ad un grosso albero. Si sfilò la camicia bianca dell'ospedale con una certa fatica, e scoprì il torso magro e pallido. Natya, pochi passi distante, lo intravide anche se era seminascosto dal tronco dell'albero e per un attimo sussultò. Aveva lividi neri ovunque: sul petto, sulle spalle, sulla pancia. Quanto l'avevano picchiato quei maledetti bastardi? Quante botte aveva dovuto subire, senza poter dire una parola?
Toby sfilò anche i pantaloni bianchi per sostituirli con gli altri, e stavolta la ragazza si voltò dalla parte opposta.
Quando fu vestito del tutto lanciò gli abiti dell'ospedale giù da un dirupo per assicurarsi che nessuno potesse trovarli, e si raggiunse Natya.
-Ti stanno bene- disse lei, sorridendo. Alzò lo sguardo e vide le fasciature che ancora avvolgevano la sua testa. Non poteva tenerle, anche a causa di quelle avrebbero potuto riconoscerlo.
-Puoi toglierle?- disse, indicandole con una mano.
Toby fece spallucce, come a dire che non faceva differenza, e sollevò entrambe le braccia iniziando a sciogliere le fasce con una disarmante indifferenza.
Con movimenti circolari sfasciò pian piano tutta la testa, e lasciò cadere a terra le bende intrise di sangue secco che si mischiava a quello più recente, dal colore rosso scarlatto.
Quando il ragazzo tornò ad abbassare le braccia e scosse la testa, Natya riconobbe i suoi capelli color miele, morbidi e sempre spettinati. Solo che adesso erano appiccicati tra loro nella parte superiore della testa, ove si scorgeva una grossa ferita ormai quasi chiusa. Era lunga circa cinque o sei centimetri, piuttosto larga e spessa; chissà con che cosa era stato colpito, per causare uno squarcio di quel genere.
La ragazza soffocò la rabbia che quella visione fece nascere dentro di sé, affondando le unghie nei palmi delle mani. -Non sei cambiato affatto- disse.
Toby voltò la testa, forse per l'imbarazzo, ed affondò le mani nelle tasche dei pantaloni.

Ticci Toby - P. 116 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora