CAPITOLO VENTESIMO - parte 2

2.2K 294 96
                                    

Marlene parlò a lungo con la dottoressa prima che se ne andasse via, seduta al tavolo della cucina. Le offrì un thè caldo e le spiegò a grandi linee la situazione. Voleva che capisse specialmente il motivo per cui non potevano portare Natya in ospedale.
La dottoressa si rivelò comprensiva, e promise che non avrebbe detto una sola parola. Si prestò anche per tornare una volta al giorno per controllare lo stato di salute della ragazza, e non volle neanche essere pagata. Inutile dire che Marlene era felicissima della sua comprensione nei suoi confronti, e la ringraziò un'infinità di volte.
Pietro invece restò in camera, seduto sul letto accanto alla figlia. Con la coda dell'occhio osservava la figura di Toby, ancora immobile appoggiato alla parete, e si tratteneva con tutte le sue forze per non alzarsi e tornare a picchiarlo.
Aveva fatto del male alla sua bambina.
Aveva rovinato la sua vita trasformandola in una ricercata.
Le aveva portato via tutto.
Odiava Toby dal profondo del suo cuore. Anche se non sapeva cosa fosse successo, non aveva dubbi che fosse stato lui a farle del male. E non aveva certo dimenticato l'evento di tre anni prima.
Strinse i pugni sbuffando, ed osservò il volto liscio e grazioso di Natya, catturata da un sonno profondo.
La sua bambina...
In quel momento, Marlene tornò nella stanza. -La dottoressa è andata via. Mi ha lasciato questo da darle-. Mostrò un barattolo di vetro che conteneva un liquido.
Ma Pietro sembrò non ascoltarla. -Prometti che non ne parlerai mai con nessuno, Marlene- le disse.
Sul momento la donna non capì che cosa intendesse dire e se ne restò in piedi a guardarlo con aria confusa, stringendo ancora il barattolo del medicinale tra le mani.
Tuttavia, solo un secondo dopo le fu tutto chiaro quando vide Piero alzarsi in piedi di scatto, afferrare un taglierino da carta riposto nella scatola delle penne sulla scivania, e lanciarsi su Toby.
La donna gli gridò subito di fermarsi, ma lui non la ascoltò.
Quelle urla, tuttavia, furoni sufficienti a svegliare Natya che aprì gli occhi di colpo. Ciò che vide fu dapprima il soffitto bianco sopra di lei, ma non appena spostò lo sguardo, vide la terrificante scena di suo padre che teneva Toby stetto contro al muro, con la mano sinistra avvolta al suo collo, mentre la destra brandiva il taglierino.
Sussultò, balzando in piedi nonostante i dolori lancinanti che provenivano da ogni parte del suo corpo.
La lama era appoggiata sulla pelle, pronta ad affondarvi dentro.
Nello stesso istante in cui l'uomo allentò la presa per affondare la lama, Natya si aggrappò goffamente alla sua schiena, ma non riuscì a reggersi in piedi e cadde rovinosamente a terra creando un colpo sordo.
Piero indietreggiò confuso, mente Toby, del tutto incurante dell'uomo, si chinò subito a terra per assicurarsi che Natya stesse bene.
Le mise una mano dietro alla testa, guardandola con aria preoccupata. Fece per alzarla e rimetterla a letto, ma Piero lo afferrò ancora una volta per la felpa e lo spinse via.
-Non toccare mia figlia, hai capito??- gridò. Si chinò a sua volta ed afferrò la ragazza, per poi sollevarla e  sdraiarla nel letto. Marlene assisteva a tutta la scena in silenzio, psicologicamente distrutta.
-P..Papà- balbettò Natya, non appena le appoggiò la testa sul cuscino.
-Tranquilla tesoro, penso a tutto io adesso- rispose lui, sforzandosi di allargare un sorriso rassicurante..
-No, no papà..- continuò a balbettare lei, con la bocca impastata dalla gran quantità di tranquillante che aveva ancora in corpo. Oltre a questo, il fato che avesse perso così tanto sangue la rendeva infinitamente stanca.
-Non.. To... Non- balbettò.
-Non devi sforzati così, Natya. Stai tranquilla- le disse ancora il padre, accarezzandole la testa.
L'uomo, ormai incapace di arrendersi, fece nuovamente un passo verso Toby ma la sua mano venne quasi subito afferrata da quella di Natya. Con immenso sforzo la ragazza strinse il pugno, bloccandolo.
-Natya- disse lui voltandosi.
Lei aveva le lacrime agli occhi, e tremava come una foglia.
-Non fare... male a... Toby- disse, annaspando.
Il ragazzo la guardò con i suoi occhi vuoti; in quel momento avrebbe tanto voluto non essere mai esistito. La sua presenza creava guai ovunque lui andasse, il solo fatto che fosse vivo sembrava distruggere i rapporti tra le altre persone.
-Ti..Ti prego papà... Non è... Stato lui-.
L'uomo le accarezzò la fronte, tornando finalmente a calmarsi un pò. -Tesoro, io lo faccio per il tuo bene- disse.
-Lui non... Mi farebbe mai del male... P ... Papà... Ti prego...- singhiozzò affondando la testa nel cuscino. Era terrorizzata all'idea di perdere Toby, e adesso si sentiva così impotente nei confronti di quella situazione...
Piero, dopo una lunga manciata di secondi in cui sembrò pensare, alla fine annuì e disse: -Va bene...Ho capito, stai tranquilla-.
L'uomo si guardò nervosamente intorno, ormai a sua volta profondamente scosso e confuso. - Ho bisogno di bagnarmi la faccia- balbettò.
Si diresse verso il bagno, lanciando un'altra occhiataccia a Toby, ma questa volta senza fare niente più di questo.
Natya tentò di alzare la testa, cercando il ragazzo con lo sguardo, ma non ci riuscì. I suoi muscoli si rifiutavano di collaborare.
-T....Toby...- riuscì a farfugliare.
Il ragazzo rivolse uno sguardo a Marlene come volesse richiedere la sua approvazione ad avvicinarsi, e tornò da lei. - Sono quì- disse.

Ticci Toby - P. 116 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora