La stazione era piuttosto affollata quando Natya e Toby scesero dal treno; furono costretti a passare tra la folla a passo svelto, tenendosi per mano per non rischiare di perdersi.
Toby insipidò una grossa boccata d'aria, non appena furono usciti dalla stazione e giunti finalmente in strada. Sollevò lo sguardo ed allargò un sorriso appena accennato; quella era la sua città. La sua aria. L'aria con cui era cresciuto.
Percorse con lo sguardo i profili dei palazzi illuminati dal sole, e le strade attraversate dalle auto che parevano tutte andare sempre di fretta.
Da quanto tempo vedeva quel pisto. Era esattamente come lo ricordava.
Quì era nato, quì aveva trascorso tutta quanta la sua infanzia. Ricordava ancora a memoria ogni angolo o vicolo del quartiere, così non ebbe nessun dubbio su dove dovesse andare e si incamminò subito in direzione della strada che conduceva al suo nascondiglio.
Natya lo seguiva camminando nervosamente, e spostando la testa a destra ed a sinistra per assicurarsi che i suoi genitori, o la polizia, non fossero nei paraggi. Per fortuna i suoi occhi incrociarono solo quelli dei passanti distratti, che fortunatamente non prestavano alcuna attenzione alla loro presenza.
Pochi minuti dopo, i due imboccarono una strada piuttosto stretta che si allungava tra i muri scristati di due palazzoni malmessi. Natya notò che si trovavano piuttosto vicini alla strada statale che correva davanti alla casa dei suoi genitori, ma nonostante questo non aveva davvero mai notato la presenza di quel vicino buio.
-È poco più avanti- disse Toby, notando con la coda dell'occhio che la ragazza si era fermata a guardarsi intorno con aria pensierosa.
Pochi passi oltre, infatti, Natya scorse davanti a loro una vecchia casa abbandonata, quasi del tutto coperta dall'edera e dalle erbacce. Si alzava su due piani ed aveva le pareti scrostate e verdastre. Il tetto era inarcato all'ingiù e diverse tegole erano già cadute a terra. Ai quattro lati, la presenza di quel rudere era celata dall'ombra di una serie di vecchi palazzi a loro volta disabitati.
"Toby si rifugiava qui?" pensò, avvicinandosi con timore a quella vecchia casa in malora. Era scioccante per lei scoprire che, dopo quel disastro avvenuto tre anni prima, Toby si èra nascosto in quel posto così vicino a casa sua, mente tutti quanti pensavano che lui fosse già in manette chissà dove.
-Quanto... Tempo hai vissuto qui?- chiese.
-Poco direi. Solo due settimane- rispose lui, aprendo la porta d'ingresso con un calcio. Il legno marcio si ruppe con l'impatto, ed una porzione cadde al suolo causando l'innalzarsi di un gran polverone.
-E poi?- domandò ancora Natya, sempre più sorpresa.
-E poi la polizia mi ha acciuffato- disse lui voltandosi in dietro per un attimo - Ma non qui, loro non sanno dell'esistenza di questo posto, e se lo sanno, di sicuro non credono che io sia qui adessi- spiegò varcando la soglia. Quando il corpo del ragazzo scomparve completamente oltre l'ingresso immergendosi nella penombra, Natya avanzò a sua volta con una certa titubanza. Fece un timido passo dentro alla casa, guardandosi intorno con curiosità e stupore.
Gli interni erano molto rovinati a causa del passare del tempo e delle infiltrazioni di umidità; c'erano pochissimi mobili, un pavimento di legno mezzo marcio e delle cianfrusaglie ammucchiate ad un angolo. Quel posto le metteva i brividi.
Seguì con gli occhi Toby, che camminava con attenzione sulle tavole marce per raggiungere un altra stanza, e decise di seguirlo continuando a guardarsi intorno. L'odore della muffa e della polvere le punzecchiava le narici.
Non appena varcò la porta della seconda stanza, l'attenzione della ragazza fu subito catturata dalla presenza di un tavolo posto al centro. Era un comune tavolo di legno scuro, molto rovinato; nulla di speciale insomma. Ma ciò che colpì Natya fino a farle tremare le gambe fu quello che vi era poggiato sopra: due grosse accette, una lucente con il manico arancione ed una arrugginita con il manico di legno. Accanto ad esse, una maschera di ferro appoggiata vicino al bordo.
Alla vista di quegli oggetti, la mente di Natya la ricondusse immediatamente al terribile ricordo di quel giorno maledetto; il giorno in cui Toby aveva fatto irruzione in casa sua, con i vestiti pieni di schizzi di sangue, e quella orrenda maschera a coprirli la bocca ed il naso. Reggeva nelle mani quelle due accette, erano proprio quelle; ne era certa.
Perché lo aveva fatto?
Perché aveva perso la testa?
Sentì che la sua testa iniziava a girare, e girava così forte che non riusciva più neanche a capire quale fosse il soffitto e quale il pavimento.
Il ricordo di quel giorno penentrò nella sua mente come un proiettile, troppo crudo e terribile per essere sopportato ancora una volta.
Inevitabilmente cadde a terra, battendo violentemente la spalla destra su una tavola marcia del pavimento, che si spezzò.
Un attimo dopo vide Toby voltarsi verso di lei, con uno sguardo spaventato dipinto sul volto.
Poi tutto si fece nero.
Soltanto nero.
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Ticci Toby - P. 116
FanficWritten in 2015 ______ -Voglio che tu sia felice, voglio vederti sorridere; perché solo così tornerò ad essere felice anch'io-. Natya ha perso completamente la memoria a seguito di un trauma subito tre anni prima, ma un giorno nella sua mente inizi...