Capitolo 27 - Parte 1

514 27 55
                                    

Il vestito color cipria le ricadeva morbido lungo i fianchi ed era in pendant con i petali di rosa con cui era stato decorato ogni angolo di villa Perret. Le faceva uno strano effetto tornare lì, nonostante fosse uno dei siti più gettonati dai suoi clienti, doveva ammettere che nei mesi più caldi la sua maestosità balzava alle stelle. Piccole luci fatate erano appese a cascata sopra le loro teste, illuminando quella sera come innumerevoli stelle che fiancheggiavano la luna quasi piena.

Ancora una volta, Charlotte se ne stava in piedi con la sua fidata cartelletta -sulla quale le caselle erano state spuntate a dovere, segno che la serata stava procedendo tranquillamente- a osservare quel brulicare di invitati muoversi a destra e a manca nel tentativo di trovare il tavolo giusto a cui accomodarsi in attesa dell'arrivo dei novelli sposi.

Nell'aria si respirava tranquillità.
L'unico luogo in cui Charlotte aveva dovuto rivedere Hector era stato l'aula del Palais de Justice.¹ Il giudice a cui era stato affidato il processo, seppure inizialmente fosse sembrato riluttante a credere alla testimonianza e alle accuse mosse da Charlotte, era dovuto tornare sui suoi passi una volta che Paul Meunier aveva presentato le prove raccolte fino a quel momento. Non era bastata quella misera mezz'ora per concludere il dibattito e giungere a una sentenza definitiva - e lei sapeva bene quanto lunghe ed estenuanti potessero essere, dopo che aveva dovuto testimoniare durante il divorzio dei suoi genitori - perciò, suo malgrado, si era dovuta arrendere all'idea di rivedere quel volto disgustoso per ancora qualche mese.

Il resto della settimana, al contrario, era trascorso piuttosto bene e, se si escludeva la parentesi dell'udienza, Charlotte non poteva essere più felice: trovare Nicolas una volta uscita di casa e dall'agenzia ogni giorno aveva migliorato nettamente il suo umore. Per quanto brevi fossero i loro tragitti, siccome il suo appartamento distava pochi minuti dall'ufficio, condividere i suoi pensieri e parte delle sue giornate con Nicolas le lasciava sempre un sorriso impossibile da cancellare. Le era sembrato di essere tornata ai tempi in cui i due percorrevano insieme le stazioni della metropolitana fino a raggiungere i corridoi dell'università.

E, come allora, erano tornati a parlare di ogni cosa. Il freno che Charlotte si era posta l'autunno precedente era svanito da quando lui non era più un suo cliente, così come ogni traccia d'imbarazzo.

Quando Rose e Jérôme fecero la loro entrata accompagnati da una scia di bolle di sapone tenendosi per mano e baciandosi a metà percorso, la folla si lasciò andare in un'ondata di clamore generale che fece dimenticare all'organizzatrice ogni altro pensiero legato alla settimana appena trascorsa. La donna fasciata dal corsetto candido sembrava ancor più minuta stretta tra le braccia del marito e piegata in un elegante casqué con il bouquet sollevato come se fosse una coppa della vittoria.

«Sono proprio fatti l'uno per l'altra, non trovi?»

Charlotte annuì con un sorriso, spuntando un'altra casellina dalla sua lista quando notò un flash illuminare il prato in lontananza. «Credo che il loro sia stato uno dei matrimoni più tranquilli da organizzare» constatò poi.

«Sarebbe più facile se Lore non stesse vagando per i tavoli a fare scorta di fette di pizza.» La collega di Charlotte teneva lo sguardo fisso sul suo fidanzato intento a giudicare impasti, abbinamenti e condimenti di ogni trancio che assaggiava.

«Si vede proprio che è italiano» commentò l'altra con una risata. «Ma devo ammettere che l'idea della pizza al posto del classico buffet o menù tradizionale è alquanto geniale... potrei rubargliela in futuro.»

«Finalmente!»

Charlotte aggrottò le sopracciglia chiedendo spiegazioni.

«Eri sempre così vaga quando ti facevo domande sul tuo ipotetico matrimonio!»

Matrimonio A ParigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora