Capitolo 11 - Parte 1

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Charlotte faticava a staccare gli occhi da quella statuina di ceramica. Aveva perso il conto dei minuti - o delle ore - che aveva trascorso con la tempia poggiata nell'incavo del braccio, sdraiata sulla scrivania. Passò il dito su quella testolina in miniatura, lungo i suoi capelli freddi e castani che, seppur statici, erano stati scolpiti per sembrare mossi dal vento. Si domandò come avesse fatto l'artista a dipingere persino delle lentiggini su quel visino ovale. "Chissà quanta pazienza ci vuole", rifletté, notando le venature nelle ali di resina di quella fatina. Persino l'arco che teneva appoggiato in grembo sul vestitino giallo - che nell'immaginario di Charlotte era stato ricavato da un fiore - sembrava realistico, grazie alla perfetta imitazione dei nodi del legno.

Quando si tirò su e raddrizzò la schiena, ogni osso della sua colonna vertebrale scrocchiò, in una sinfonia di crick crack. Prima di riporre a malincuore quella fatina sulla mensola, lesse ancora una volta il bigliettino che aveva trovato insieme a lei nel pacchetto regalo:

TANTI AUGURI DI BUON COMPLEANNO, LOTTIE.
CHE QUESTA POSSA ESSERE LA PRIMA DI UNA NUOVA, LUNGA SERIE.

- NICO.

Quella mattina era iniziata incredibilmente bene. Si era alzata con entrambi i cellulari intasati di messaggi di auguri e in un primo momento non era riuscita a capire a cosa si stessero riferendo. Solo quando aveva controllato la data si era resa conto che quello non era un venerdì qualunque; era venerdì 7 dicembre, il giorno del suo compleanno. Se non avesse ricevuto tutti quei messaggi, molto probabilmente se ne sarebbe persino dimenticata: non aveva organizzato alcuna festa, né con i suoi amici, né con la sua famiglia. In primo luogo, secondo lei, sarebbe stato alquanto sconveniente perché sia quel giorno, sia il successivo rientravano nell'orario di lavoro di Charlotte. E poi, non avrebbe mai fatto in tempo a programmare una gita fuori porta fino a Orly per incontrare la sua famiglia.

Senza indugiare troppo, aveva ringraziato tutti e, una volta chiusa quella piacevole parentesi mattutina, si era recata alla Toujours Heureux et Contents, pronta ad affrontare un'altra normalissima giornata di lavoro.

Come sempre, era arrivata in ufficio alle otto, nonostante sul sito e sulla targa della porta l'orario di apertura indicato fosse le nove. Arrivare in anticipo le aveva sempre dato un senso di calma e di sicurezza, come se quello fosse il suo modo di prendere in pugno lo scorrere del tempo e piegarlo al suo volere.

Aveva appeso il suo basco grigio all'attaccapanni, insieme alla sciarpa e al cappotto, e poi si era lasciata andare in un sospiro soddisfatto, assaporando la quiete e il silenzio che riempivano l'ufficio. Mentre stava raggiungendo la sua scrivania, con lo sguardo incollato al cellulare per rispondere ai nuovi auguri ricevuti - «SORPRESA!»

Quel grido, accompagnato dai suoni acuti di una trombetta, aveva fatto trasalire Charlotte, la quale si era posata una mano sul petto esclamando: «Oh, putain!»¹

Di fronte a lei, Lorraine e Lorenzo erano sbucati fuori tutti sorridenti da dietro l'angolo e all'unisono avevano aggiunto: «Tanti auguri di buon compleanno!»

«Ma siete impazziti? Mi stava per venire un infarto!»

«Mi dispiace» si era giustificata la collega. «Comunque è stata un'idea sua!» aveva aggiunto, indicando il pasticciere.

«Per farmi perdonare, ti ho portato questa.»

Quando il ragazzo italiano si era tolto dalla visuale di Charlotte, quest'ultima non aveva potuto fare a meno di notare la cream tart a forma di 30 appoggiata con cura sulla sua scrivania. Era rimasta incredula quando aveva visto che sugli spumoni di panna non solo erano stati posizionati i consueti macarons e fiori commestibili, entrambi sui toni del rosa, ma Lorenzo aveva aggiunto qualche fragola e anche delle versioni in miniatura dei suoi amati éclairs.

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