Capitolo 29 - Parte 1

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Parigi brulicava sempre di persone, non era di certo una novità. Eppure, quella sera, sembrava che tutto il mondo fosse stato concentrato nelle vie e nei boulevard della città, forse anche complici gli stand che – spesso e volentieri – bloccavano il traffico anche nelle zone in cui la circolazione era consentita. Infatti, per raggiungere quella retrovia di Piazza della Concordia, prendere la Metropolitana si era rivelata la scelta migliore, nonostante la massa di persone avesse bloccato per qualche minuto l'intera banchina.

Charlotte era focalizzata sui manifesti che erano apparsi su ogni muro, ogni bacheca e ogni superficie libera nelle settimane precedenti. Quello più vicino pubblicizzava l'esibizione di una band pop punk emergente che avrebbe avuto luogo all'esterno del pub su cui era affisso il poster dai colori sgargianti. Mancavano solo pochi minuti alle 19, orario di inizio dei concerti ma anche dell'appuntamento con Nicolas. Nonostante fosse immobile, sentiva il cuore rimbombare nelle orecchie, complici anche le vibrazioni di tutti quegli strumenti che iniziavano a essere testati e accordati.

Non faceva altro che chiedersi se lui l'avrebbe riconosciuta anche in mezzo a tutta quella folla.

"Sono pronta. Sono pronta" continuava a ripetersi, togliendo e rimettendo la cover ingiallita, ma che un tempo doveva essere stata trasparente, al cellulare.

Dopo l'incontro con Monique, aveva passato i restanti giorni non solo a immaginare come sarebbe stato l'appuntamento con Nicolas, ma anche a prepararsi un eventuale discorso nel caso – remoto, secondo sua zia– avesse interpretato male i segnali delle uscite precedenti. Come ai matrimoni non poteva mancare il kit d'urgence¹ per le spose, così anche Charlotte aveva sempre un piano di riserva a cui ricorrere. Per un motivo o per l'altro, non era stata in grado di scacciare Nicolas dai suoi pensieri: in agenzia, mentre spuntava e ricontrollava le fatture dei fornitori, i suoi movimenti erano diventati quasi automatici e la sua mente viaggiava altrove; a casa – con Monet che, sdraiato sul tavolino basso di fronte al divano, la osservava a debita distanza per non patire troppo il caldo – alla sera, tutti i film scorrevano sullo schermo della TV e sembravano giungere subito alla fine senza che lei riuscisse a seguirli davvero con attenzione.

La voglia di vedere Nicolas le aveva persino fatto dimenticare dello stomaco che, fino a poco prima di arrivare di fronte a quel pub, aveva continuato a brontolare. Les fleurs de la nuit², così recitava l'insegna dorata seguita dal contorno di un delicato gelsomino del medesimo colore che Charlotte non perdeva mai d'occhio: controllava ora quella, ora ciò che dicevano i messaggi di Nicolas della sera prima per assicurarsi di non aver letto male.

«Scusa il ritardo.» Eccola, la conferma che aspettava. Quando Charlotte sollevò lo sguardo, Nicolas era già di fronte a lei e si affrettò a specificare che aveva fatto fatica a raggiungere il pub a causa del traffico.

«Ma sei pazzo? A venire in macchina qui ci metti il triplo, soprattutto oggi!»

Per tutta risposta, lui scoppiò a ridere. «Intendevo il traffico di gente: a malapena si riesce ad attraversare la Concorde!»³

Charlotte annuì senza che il sorriso lasciasse mai il suo volto. Era troppo felice perché l'ansia di aver fatto una figuraccia potesse prendere il sopravvento e rovinare quella serata.

«L'importante è essere arrivato a destinazione» trillò infine e sembrò rallegrarsi ancora di più quando notò la stampa della camicia di Nicolas: alcuni funghetti colorati di diverse forme e dimensioni su uno sfondo beige. «Ma dove le trovi?»

«E chi se lo ricorda! Sarà comparsa magicamente nel mio armadio» scherzò lui.

Quando Charlotte fece per sistemargli il colletto rimasto piegato per metà all'interno, lui si affrettò ad aiutarla e le loro mani, seppur per qualche secondo, si sfiorarono ma questa volta l'organizzatrice non si tirò indietro. Lasciò che quel tocco si protrasse ben oltre il tempo necessario per sistemare la camicia, accantonando così le sue paure. Non c'era alcuna ragione per cui quello non si potesse chiamare appuntamento. Nessuno dei due l'aveva menzionato, ma era proprio quello che le sembrava.

Matrimonio A ParigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora