Capitolo 10 - Parte 2

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Appena ebbe risalito le scale della stazione della metro Concorde, Charlotte venne travolta non solo dalla gelida aria dicembrina che le si insinuò fin dentro le ossa, ma anche dall'atmosfera natalizia che si era espansa a macchia d'olio su Parigi nelle ultime settimane. Tutti i negozi, sfidandosi in una battaglia all'ultima decorazione, avevano ornato le loro vetrine con addobbi opulenti. Dovunque si guardasse, non si potevano ignorare tutte quelle lucine che avevano invaso le vie della città dall'alto in basso: alzando lo sguardo, Charlotte non poté sfuggire a quella cascata di stelle e fili già illuminati che, come una ragnatela, sovrastavano Piazza della Concordia. Persino gli alberi erano stati adornati da quel fascio di luci che aveva sostituito le foglie ormai cadute.

Qualche raggio di sole spuntava ancora flebile e temerario da dietro le nubi e il buio già stava inghiottendo Parigi, benché fossero solo le quattro di pomeriggio passate. Quella domenica era così fredda che Charlotte dovette stringersi più volte nella giacca per proteggersi da quell'aria pungente che le aveva raffreddato le guance e la punta del naso. Si fermò non molto lontano dall'imponente obelisco della piazza - anch'esso entrato in balìa delle festività grazie ai quattro enormi abeti che lo affiancavano - e si guardò intorno, voltando il capo da un'estremità all'altra per cercare Nicolas tra quel brulicare di gente.

«Lottie!» la chiamò lui, agitando più volte la mano per attirare la sua attenzione. Non aspettò che lei lo raggiungesse per correrle in contro, poco lontano dalla prima bancarella.

Per la prima volta, dopo mesi passati a fingere che lui fosse un cliente qualunque, Charlotte riuscì a pronunciare il suo nome a cuor leggero. Senza alcun senso di colpa, senza alcuna stranezza o tentativo di chiamarlo "signor Cardieux". Solo "Nicolas".

Quando lui la raggiunse, Charlotte cadde nella trappola inaspettata della sua bise. Con sua grande sorpresa, essersi liberata da tutti i costrutti mentali che si era fatta su Nicolas l'aveva aiutata a superare l'imbarazzo che si era accumulato ai piedi del muro che lei stessa aveva provato a costruire da quando lui aveva messo piede nel suo studio.

«Spero che ad Alexandra non abbia dato fastidio il mio invito.» Nemmeno lei era consapevole del motivo per cui avesse sentito il bisogno di giustificarsi: alla fine, non stava facendo nulla di male. «Insomma, siete miei clienti e magari è poco professionale se-»

«Ehi, è tutto a posto, non le ha dato fastidio» la rassicurò, rivolgendole un sorriso così caldo che per un momento Charlotte quasi si dimenticò delle sue gambe congelate. «Ma poi non è che se mi sposo non posso più avere donne come amiche» precisò, con la fronte increspata in un'espressione stranita.

Mentre i due passavano sotto il grande arco festivo, che segnava l'entrata dei mercatini natalizi, addobbato con enormi fiocchi rossi e ghirlande argentate, Nicolas chiese: «Allora, quali sono i programmi per oggi?»

«In realtà non ne ho fatti» ammise lei, spostando a fatica una ciocca di capelli dietro l'orecchio: quei guanti pesanti le intralciavano ogni minimo movimento. «L'unico piano era venire qui e staccare la mente. Stanno succedendo troppe cose in una volta.»

«Tu che non fai piani?» ripeté Nicolas con tono sorpreso, mentre Charlotte si stava già addentrando a passo spedito tra le casette di legno, anch'esse agghindate con ghirlande di finti aghi di abete ed enormi fiocchi rossi e oro.

«Allora direi che la soluzione è una sola.» Nicolas si fermò e trattenne Charlotte per il polso, impedendole di proseguire e di perdersi tra quella fiumana di gente. «Che ne dici di una passeggiata senza meta come ai vecchi tempi? Andata?»

«Andata!» esclamò lei, facendo un piccolo salto sul posto. «Però, prima mi dici quello che volevi dirmi al telefono!»

«Mmh, facciamo che te lo dirò a fine giornata.»

Matrimonio A ParigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora