Capitolo 7 - Parte 2

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Spesso, però, mantenere la parola data è più complicato del previsto. Anche quando si tratta di un semplice patto con noi stessi.

Charlotte aveva passato l'intera domenica sera a fare pratica davanti allo specchio, ripetendo a pappagallo il cognome di Nicolas affiancandolo a un serio e triste "monsieur".

La disperazione e l'ansia di non riuscire a mantenere un tono di formalità l'avevano persino convinta a contattare Emilie, lunedì mattina.

Infatti, non appena era iniziata la sua pausa pranzo, dopo innumerevoli giorni di silenzio assoluto, le due ragazze si erano incontrate da Chez Maurice.
Non era stato facile per Charlotte andare oltre al muro che lei stessa aveva eretto, ma se c'era qualcuno in grado di aiutarla in quell'impresa, era proprio la sua amica. E lei ne aveva davvero bisogno. Anche perché non avrebbe potuto chiedere a nessun altro: la signora Fontaine era andata a trovare suo figlio in un'altra città; per quanto riguardava Lorenzo, Charlotte era convinta che sarebbe stato alquanto imbarazzante spiegargli la situazione; a sua madre non avrebbe potuto raccontare nulla senza ricevere una lezione di vita, mentre sua zia con molta probabilità era ancora all'estero. La lista dei suoi possibili confidenti terminava lì.

Nonostante i primi momenti di imbarazzo, in cui avevano risuonato solo le voci sommesse degli altri commensali, dopo aver accettato le ennesime scuse sentite di Emilie, Charlotte aveva dovuto rispondere alla domanda più ostica: «Allora, qual era la cosa urgente di cui volevi parlarmi?»

«Ho bisogno del tuo aiuto, Em.» Aveva pronunciato quelle parole stropicciando il tovagliolino di carta. La sua gamba si muoveva a piccoli scatti sotto al tavolo, facendo tremare l'acqua nei bicchieri. «Continuo a chiamare Nicolas... Nicolas, anche a lavoro. Una cosa davvero poco professionale.»

«Dai, Lottie, allora fa' finta che io sia Nicolas!» aveva esclamato la bruna e le guance dell'organizzatrice avevano iniziato a bruciare. «Non ridere! Vedrai che ti può aiutare.»

«No, non è questo» aveva mugugnato. «È che non ci somigli per niente e mi viene difficile. Non... non sono brava a recitare.»

«Brava o no, ti serve allenamento!» Emilie si era affrettata a raccogliere i suoi capelli ricci in un ciuffo disordinato e, per rincarare la dose, aveva arricciato il labbro superiore per tenere in equilibrio una biro - la prima cosa che aveva trovato nel suo zainetto in ecopelle - appena sotto al naso. Alla richiesta di spiegazioni di Charlotte, aveva risposto: «Non ha mica i baffi lui?»

«Come ho fatto a non riconoscerti, Nicolas?» aveva risposto la bionda tra una risata e l'altra.

Subito, Emilie l'aveva rimproverata, in modo scherzoso, facendo segno di no con l'indice. «Non "Nicolas", ma...»

«...Signor Cardieux» aveva terminato Charlotte.

«Sicura che si tratti solo di formalità?»

Non appena la bionda aveva sentito quella domanda, si era sentita pervadere da una forte vampata di calore e tutti gli strati di vestiti che indossava non la stavano di certo aiutando.
«Sicurissima» aveva affermato, e quando si era tolta la sciarpa, le era sembrato di riuscire a respirare di nuovo.

«Perché vuoi essere distaccata con Nicolas? Non era un tuo amico all'università?»

«Sì, ma...» Ma nemmeno lei sapeva la verità, perciò aveva dovuto cercare una giustificazione plausibile: «Ma non mi sembra per nulla professionale».

«Vuoi dire che se un giorno verrò da te per organizzare il mio matrimonio mi chiamerai "signorina Bonhard"?»

Charlotte si era salvata da quella risposta solo perché Emilie aveva interrotto il discorso per scappare in bagno.
Ma per quanto ancora sarebbe stata capace di tenerla all'oscuro di ciò che era successo in passato?

Matrimonio A ParigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora