Questo sarà , credo, l'unico capitolo dalla parte di Luke.
Con mamma mi avviai da Martin, mio fratello. Entrammo in ospedale, e vidi il viso di mia madre farsi subito più scuro.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, mentre ci avviavamo nel suo corridoio.
-Mamma, entro io. Tu non ti preoccupare, okay?- Annuì, mordendosi le labbra per non piangere, al che la abbracciai.
-Va bene, vai.- tentó di sorridere, ma fallì miseramente.
Entrai e mi sedetti accanto al lettino su cui era disteso mio fratello.
-Martin, sono giorni che te lo dico, ma non smetterò di dirtelo. Sei un coglione. Sei un grande coglione, sappilo. Come hai potuto lasciare me e la mamma così? Come hai potuto lasciare la mamma? Lo sai quanto ha sofferto per la lontananza di papà! Non dovevi andartene. I dottori dicono che c'è ancora speranza, ma io non ci credo. Lo faccio solo per mamma. I medici dicono che parlandoti ti aiuteró a svegliarti. E allora te lo chiederò un altra volta. Perché lo hai fatto? Sia io che la mamma sapevamo che avevi qualche problema con la droga, ma pensavamo fosse qualcosa di leggero. Non credevamo assolutamente che potesse mandarti in coma. Credimi, se l'avessi saputo non saresti finito qui. Ah, lo sai? Ho trovato anche io la mia droga. L'ho vista oggi per la prima volta, sta a casa ad aspettarmi. Viene da Londra, é così bella...si chiama Michelle. Dovresti vederla. Ha degli occhi marroni meravigliosi, i capelli neri...ma la cosa spettacolare é il suo sorriso. É uno di quelli che é stupendo anche quando é finto, mentre quando é vero é spettacolare. La fine del mondo. Io l'ho visto. Glielo ho causato io. Oggi ci siamo visti per la prima volta. Dovevo andare io da lei, ma...non ho potuto, per stare con te. Quindi é venuta lei da me. Credo che Elle le abbia detto che non sono venuto per te, quindi penso sia venuta anche per aiutarmi. Ma oggi non mi ha fatto domande. É una persona fantastica, sai? Dovresti conoscerla. É quella ragazza che ti ho mostrato in foto, quella carina, come hai detto tu. É per lei che sorridevo come uno scemo dietro lo schermo. É per lei che ogni tanto ero incazzato. Si, perché io sono suo, ma lei non é mia. Lei é di un altro, a Londra. Ma non mi importa. Lei sarà sempre mia nel mio cuore. Sai credo che mi piaccia. Ci siamo visti oggi, eppure mi ha gia rapito completamente. La avresti conosciuta, se solo non avessi esagerato. Se solo avessi chiesto aiuto. Se solo noi ce ne fossimo accorti. Tu l'avresti conosciuta. Ma non accadrà, e se dovesse accadere sarà tra molto tempo.-
Abbandonai la sedia su cui ero seduto ed uscii dalla stanza.
-Vuoi andare tu mamma?- le chiesi.
Mi sentivo più leggero dopo aver parlato con mio fratello.
Ma allo stesso tempo volevo prendere a pugni tutto, perché forse io me lo meritavo di soffrire, ma mamma no, e vederla così fragile dopo tutto questo tempo mi fece rattristare.
E io avevo sempre associato la tristezza alla rabbia. Come quando un ladro entra in casa vostra e vi ruba un gioiello a cui tenevate. Siete arrabbiati con il ladro, ma lo siete solo perché a quell'oggetto tenevate e vi dispiace non averlo più.
Rabbia e tristezza, alla fine, sono come amore e odio. Due cose completamente diverse, ma non esisterebbe l'una senza l'altra.
E poi c'era Michelle, che mi confondeva ancora di più.
Fino ad allora non avevo mai preso in considerazione l'università, e in quel momento invece mi ritrovai a pensare a come sarebbe stato andare all'università di Londra.
Solo per stare vicino a lei.
-No, torniamo a casa.- mi strinse la mano, e non la tolsi, perché sapevo che senza sarebbe crollata.
Tornammo a casa ed entrai nella camera in cui avrebbe dormito Michelle, ovvero camera di mio fratello.
Guardai il letto da una piazza e mezzo, comprato per non far cascare Martin, che mentre dormiva si agitava, e mi raggiunse una strana idea.
-Michelle- si giró verso di me e sorrise. -Ti dispiace se stanotte dormo anche io qui?- Mi raggiunse e mi strinse tra le sue esili braccia.
-Certo che no. Posso sapere perché sei triste?- Mi fece sdraiare sul letto, mettendosi accanto a me. Mi strinse la mano.
-Credo che Elle ti abbia detto di mio fratello.- Lei annuì.
-Ma mi ha detto solo che sta male.- strinsi più forte la sua mano.
-Overdose. Lui si drogava e...ha esagerato. É in coma ora.- Poggió la sua testa accanto alla mia.
-Mi dispiace.- E seppi che era sincera. Avevo imparato a capire quado un persona mente e quando no, semplicemente dal tono.
-Si sveglierà.- affermó decisa.
-No, non si sveglierà.- Perché tutti dicono che si sveglierà? Non si sveglierà. Non me lo meritavo. Meritavo di veder soffrire le persone che amavo senza poter fare nulla.
-Ehy.- mi sgridó. -Non dire così, okay? Devi sempre pensare positivo. Sempre. Lui si sveglierà, tornerà come prima, ma senza droga, e ti farà cadere dal divano mentre parliamo al telefono, e allora tu lo farai vomitare sedendoti su di lui.-
Sorrisi pensando a quando era successo. -Grazie Michelle.- lei sorrise.
Entró mia mamma. -Volete la pizza per cena?- Io annuii e sorrisi. Lei mi imitó.
-Okay, Luke tu prendi la Diavola, tu invece Michelle?-
Pensó un secondo prima di rispondere che voleva una semplice Margherita.
-Toccava a me.- ricordai il gioco di prima. Lei annuì e pensai. -Dunque io...ho baciato un ragazzo da ubriaco e ho ballato la macarena in mutande, sempre da ubriaco.-
Sorrisi pensando a quanto avevo bevuto per arrivare a ballare in mutande.
-Hai baciato un ragazzo- scossi la testa ridendo.
Lei sbuffó. -Avanti, chiedi.-
-Cosa cambieresti del tuo corpo?-
Arrossì un po' mentre rispondeva. -Credo i capelli. Vorrei che fossero diversi di colore, anche solo marroni.- sbuffó, prendendosi una ciocca tra le mani.
-I tuoi capelli neri mi piacciono.- Alzó gli occhi al Cielo, prima che mia madre entrasse e ci avvisasse che la cena era arrivata.
Questo capitolo andrebbe letto ascoltando Someone like you.
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From London, to York.
RomanceMichelle Miles, Londra, figlia del grande dottore Edward Miles. Ha 17 anni, e da 12 il padre continua ad ignorarla, e a usarla per fare bella figura con i colleghi. Luke Stevenson, York, figlio di una modesta famiglia, madre casalinga e fratello min...